Articoli su argomenti vari legati alla numismatica, alle monete e alle medaglie. Articoli di costume, usanze e curiosità numismatiche.
Carlo Magno (742-814) è universalmente noto per essere stato re dei Franchi, rex longobardorum e il primo imperatore del Sacro Romano Impero. Egli, proseguendo la riforma monetaria iniziata dal padre, abolì l’antico sistema monetario romano basato sul solido d’oro e, tra il 781 e il 794, ne introdusse uno nuovo basato sulla libbra (unità di peso) di puro argento suddivisa in venti parti chiamate soldi, ogni soldo era costituito da 12 denari. La libbra e il soldo erano unità di conto, non esistevano materialmente, solo il denaro, unica moneta reale e legale, veniva coniato in varie zecche dell’impero, tra cui Milano, Treviso, Pavia, Lucca, Parma. Ogni zecca doveva consegnare 240 tondelli per ogni libbra d’argento ricevuta.
Scarica l’articolo completo in formato pdf Indovinelli ricreativi alla corte di Carlo Magno tratto da Panorama Numismatico nr.340, Giugno 2018
di Gianni Graziosi
La rivoluzione francese segnò una profonda svolta nella storia europea, sia in ambito politico, sociale, istituzionale che in campo economico. A causa della carenza di metallo monetabile lo stato, per cercare di contrastare la disastrosa condizione finanziaria, il disordine e l’incertezza in cui si trovava la Francia, si vide costretto a emettere moneta cartacea di valore puramente fiduciario. In questo modo videro la luce gli assignats (novembre 1789) e i billletes de confiance, emessi da diverse autorità come Distretti, Casse Municipali, Casse Patriottiche, in un numero incredibile di pezzi. Si valuta che di soli assignats, di importi differenti, ne vennero stampati per un valore di circa 45 miliardi di franchi, una cifra smisurata per l’epoca. Si può facilmente calcolare che, se fosse stato possibile convertire l’intero valore in oro, sarebbero occorse oltre tredicimila tonnellate di fino; un louis d’or de 24 livres datato 1793 (Convention nationale) conteneva 7,0028 g di metallo prezioso. Il numero degli assignats aumenta notevolmente se si tiene anche conto della grande quantità di falsi stampati sia dai sostenitori della monarchia che dagli inglesi i quali, ovviamente, erano fortemente ostili alla rivoluzione. Il declino degli assegnati iniziò pochi mesi dopo la loro prima emissione a causa sia dell’incertezza sul valore che delle continue emissioni. Alla fine caduti nel discredito generale, con il loro valore duemila volte inferiore a quello iniziale, erano diventati solamente carta straccia da mandare al macero.
Scarica l’articolo completo in formato PDF – MÈDAILLES DE CONFIANCE – tratto da Panorama Numismatico nr.339 – Maggio 2018
di Gianni Graziosi
LO STUDIOSO DAMIANO CAPPELLARI HA RINTRACCIATO L’OPERA IN UNA COLLEZIONE PRIVATA GENOVESE.
Non sono sicuramente in errore se immagino che tutti gli appassionati di numismatica conoscano, di nome, il conte Alessandro Magnaguti, grande conoscitore, studioso e collezionista di monete e medaglie gonzaghesche. Nato nel castello di Cerlongo di Goito (Mantova), il 21 settembre 1887, si laureò in giurisprudenza all’Università di Napoli e si dedicò all’amministrazione del patrimonio familiare. Quale ufficiale di cavalleria prese parte alla prima guerra mondiale, servendo la patria dal 1915 al 1918. Per tutta la vita si occupò di ricerche e studi sulla natia Mantova, sui Gonzaga che la governarono, prima come signori, dal 1328, poi come marchesi e duchi fino al 1707 e, ovviamente, di numismatica. Fu pure uno studioso dell’antichità e amante della letteratura e della poesia. Morì a Sermide (Mantova) il 13 agosto 1966.
Studio del Dott.Stefano Poddi tratto dagli atti del XV International Numismatic Congress di Taormina, 2015. Info: inc-cin.org
“La guerra non è che la continuazione della politica con altri mezzi…”, cosi scriveva Karl von Clausewitz (1780–1831) nel suo trattato di strategia militare “Della guerra” (Vom Kriege), al quale lavorò dal 1818 al 1830 e che venne pubblicato postumo nel 1832.
La guerra però, anche se può essere considerata uno strumento politico, quindi frutto di una decisione di organismi politici rappresentanti la maggioranza della comunità, ha effetti ben più cruenti e devastanti di ogni altro strumento politico, e’ una strada senza ritorno dove ci si gioca il tutto per tutto.
Un conflitto militare, al di là di quanto scriveva, tentandone una razionalizzazione, il teorico militare prussiano, e’ costituito da tattiche e strategie, da uomini e mezzi, da paura e terrore, da feriti, morti e moribondi.
Sandokan non ignorava che una imprudenza poteva cagionare una vera catastrofe, come non ignorava che fosse capace di fare lord James per impedire che sua nepote avesse a cadere fra gli artigli della Tigre della Malesia. Poteva darsi che il maledetto insospettito avesse ad abbandonare Labuan portando seco Marianna, e si ritirasse nei possedimenti inglesi di Sarawak, e il pirata che sentiva di non poter guarire dalla terribile malattia che albergava nel suo cuore, voleva a ogni costo distruggere anche il più piccolo sospetto». Chi, da giovane, non ha avuto una grande passione per il ciclo di Sandokan e Yanez de Gomera, per le tigri di Mompracem, considerati come eroi, difensori di libertà e indipendenza, mentre il rajah bianco di Sarawak, James Brooke, nei romanzi di Salgari è raffigurato come un feroce tiranno. La realtà invece è diversa e, senza mai esser stato nelle isole dell’arcipelago del Borneo, Salgari capovolse la storia diffamando un personaggio che era un autentico e coraggioso altruista, un capo saggio e illuminato.
Scarica articolo completo I RAJAH BIANCHI DI SARAWAK tratto da Panorama Numismatico nr.336, febbraio 2018