Articoli su argomenti vari legati alla numismatica, alle monete e alle medaglie. Articoli di costume, usanze e curiosità numismatiche.
Il pezzo da 50 dollari 2013 in argento, coniato dalla zecca polacca per conto delle isole Niue, ha una forma decisamente insolita: è infatti un vero e proprio cilindro. Prodotto in 2.500 esemplari, in qualità Proof, ha le seguenti caratteristiche: peso 186,6 g (6 oz), diametro 32 mm e spessore 22,1 mm. La moneta, denominata Fortuna redux, presenta al dritto la raffigurazione di Mercurio insieme all’immagine della regina Elisabetta II, sullo sfondo vi sono elementi stilizzati che rappresentano i viaggi; al rovescio è ancora presente l’effige dorata di Mercurio, sullo sfondo l’universo. Sul terzo lato, il contorno, ed è questa la novità, sono rappresentati i piedi alati di Mercurio con elementi che si ricollegano ai viaggi.
di Federico De Luca
VENDUTA ALL’ASTA, A UNA QUOTAZIONE RECORD, UNA DELLE PRIMISSIME MONETE CONIATE DAGLI STATI UNITI, UN CENTESIMO DEL 1792, CHE DETIENE L’ULTERIORE PRIMATO DI ESSERE LA PRIMA MONETA BIMETALLICA DELLA STORA.
Il 19 aprile 2012 è stato venduto all’asta dalla Heritage Auctions di Dallas (U.S.A.) ad oltre un milione di dollari (esattamente 1.150.000 dollari, compresi i diritti d’asta) una rarissima moneta da un centesimo di dollaro coniata dalla zecca di Filadelfia nel 1792, l’anno della sua stessa istituzione.
La creazione di una zecca moderna ed efficiente come quella di Filadelfia era un passaggio necessario nel processo di organizzazione del nuovo soggetto politico degli Stati Uniti d’America in cui si erano organizzate le tredici colonie britanniche sulla costa atlantica nordamericana quando ottennero l’indipendenza dalla madrepatria con la firma del trattato di Versailles nel 1783. Solo mezzo secolo più tardi la crescita del Paese ed il conseguente maggior fabbisogno di circolante resero necessaria la creazione di altre tre zecche: nel 1838 furono infatti istituite la zecca di Charlotte (North Carolina), la zecca di Dahlonega (Georgia) e quella di New Orleans (Louisiana).
LE MONETE FALSE INFESTANO IL MERCATO MONETARIO DAL SETTECENTO FINO ALL’UNITA’ D’ITALIA E ANCHE OLTRE. CE LO TESTIMONIANO TANTI BANDI.
di Lorenzo Bellesia
Tempo fa avevo pubblicato1 del materiale su monete false ottenute per fusione o, come si diceva, a getto. Il fenomeno sembra essere stato diffusissimo verso la fine del Settecento ed i primi decenni dell’Ottocento a giudicare dal numero di bandi e notificazioni che si possono rintracciare.
Avendo raccolto nuovo materiale, vorrei portarlo all’attenzione dei lettori.
Un intero capitolo sulla fabbricazione di false monete col metodo di getto è contenuto nel libro di Umberto Mannucci, La moneta e la falsa monetazione2, dove si sottolinea proprio la sua diffusione per la grande facilità del procedimento.
Giovanni Gandolfi, professore di statistica e contabilità commerciale, nel 1860 diede alle stampe a Napoli il suo Monete di oro e di argento dei principali Stati del mondo. Un anno prima che il Regno di Napoli cessasse di esistere e con lui il suo sistema monetario, gli era convinto che proprio quello fosse il migliore della penisola! Altro che la lira!
Di tutte le monete che nelle differenti parti della Italia servono di unità monetaria, il ducato napolitano è il solo che potrebbe essere ammesso come unità generale per tutta l’Italia, qualora vorrebbesi adottare un sistema uniforme monetario al quale più facilmente si adatterebbero quelle popolazioni italiane che fanno uso di altre unità di moneta, ciò che non sarebbe lo stesso con l’adozione della nuova lira di Piemonte (la quale non vanta un’origine italiana), né molto meno col fracescone (sic) di Firenze, lo scudo romano ecc.
Nel numero di gennaio-febbraio 1922 della rivista Miscellanea Numismatica diretta da Memmo Cagiati fu riportato un articolo di cronaca tratto dal Corriere della Sera del 15 dicembre 1921 sul recupero di monete rubate dal museo di Ferrara. Sembrerebbe proprio al trama di qualche telefilm poliziesco dei giorni nostri…
Una collezione italiana di medaglioni, rubata a Ferrara tempo fa, è stata scoperta a Berlino col concorso di un famoso ex-commissario di polizia Dougherty. Dougherty, arricchitosi in America, è venuto a passare l’inverno in Europa e si trova da qualche tempo a Berlino, ove ha fatto visita ai suoi ex-colleghi della Polizia tedesca. Uno di essi, il commissario criminale Trettin, invitò il milionario americano a prestargli il piccolo servigio di fingersi amatore di collezioni antiche, avendo egli ragione di ritenere che i medaglioni di Ferrara si trovassero a Berlino. Dougherty aderì ed allora il commissario tedesco fece spargere in certi circoli sospetti la voce che un milionario americano, abitante all’albergo tale, era un appassionato collezionista e comprava senza badare troppo all’origine delle cose propostegli. Nello stesso tempo fece pubblicare annunzi sui giornali.
Si presentarono poco dopo all’americano due signori a descrivergli una collezione di medaglioni di cui disponevano: chiedevano 750.000 marchi. L’americano si disse disposto a giungere sino a mezzo milione. Volle però,, come è naturale, vedere la collezione. Partirono dunque insieme in automobile. Ad una certa distanza seguiva quella della Polizia, in cui trovavano il commissario e qualche agente. Dougherty salito all’appartamento dei due collezionisti diede ad un certo momento il segnale convenuto, accendendo una sigaretta presso alla finestra. Gli agenti penetrarono nell’abitazione, arrestarono i due ladri e sequestrarono la collezione, che pare sia intatta nei suoi tremila pezzi e più…