Articoli su argomenti vari legati alla numismatica, alle monete e alle medaglie. Articoli di costume, usanze e curiosità numismatiche.

Moneta da una lira del 1922. Per il conte Magnaguti la semplice indicazione del valore nel rovescio era uno scempio della moneta stessa sotto il profilo artistico.
Tutti i numismatici italiani conoscono Alessandro Magnaguti, appassionato cultore e collezionista di monete mantovane, il cui nome è tornato alla ribalta una decina d’anni fa in occasione dell’acquisto della sua raccolta di monete dei Gonzaga da parte dell’allora Banca Agricola Mantovana. Magnaguti era davvero un entusiasta collezionista tanto che per acquistare monete non esitò a vendere i poderi di famiglia. Oltre a questo si infervorava per tutto ciò che riguardava la numismatica. A riprova abbiamo trovato un suo articolo su una rarissima rivista, Il numismatico mantovano, edita da Oscar Rinaldi, e precisamente nel numero 2 dell’anno V dell’era fascista, cioè il 1927.
L’articolo si intitola Le più belle del mondo. Desideri e riflessioni sulle attuali monete italiane. Magnaguti, da esteta della numismatica, non apprezzava molto le monete a lui contemporanee. Per lui era innegabile che dal 1908 un impulso nuovo ed uno slancio artistico, dapprima ignorato, ha rianimata la fredda ed arida moneta (merito questo del nostro illuminato Sovrano) ma le monete continuavano a non essere ancora a quell’altezza che è tradizionale tra noi, mentre dovrebbero essere le più belle del mondo.
Falsificare la moneta è sempre stato un reato gravissimo. Il Codice penale napoleonico non era da meno tuttavia è interessante notare come la pena fosse molto diversa secondo il tipo di moneta contraffatta.
La falsificazione di monete era inserita tra i crimini e delitti contro la pubblica tranquillità. L’art. 132 puniva chiunque avrà contraffatto, od alterato le monete d’oro o d’argento aventi corso legale in Francia… colla morte, ed i suoi beni saranno confiscati.
Ma se le monete erano di metallo (intendendosi così la mistura) o di rame aventi corso legale in Francia il successivo art. 133 stabiliva la punizione coi ferri a vita.
L’art. 134 prevedeva invece che se le monete contraffatte od alterate fossero state straniere la punizione era coi ferri a tempo determinato.
L’art. 135 esonerava da ogni responsabilità coloro che, avendo ricevuto delle monete contraffatte, od alterate, credendole buone, le hanno rimesse in circolazione. Per altro quegli che avrà fatto uso delle monete dopo di averne verificato, o fatto verificare la falsità, sarà punito con una multa tripla per lo meno, e sestupla al più della somma cui ammonteranno le monete ch’egli avrà rimesso in circolazione, senza che questa multa possa in qualunque caso essere inferiore di lire 16.
L’art. 136 puniva coloro che avessero avuto notizia di una fabbrica, o di un deposito di monete d’oro, d’argento, e di metallo, o di rame, aventi corso legale in Francia, contraffatte, od alterate, e che non l’avessero denunciato alla pena da un mese a due anni.
Infine, come già previsto nelle legislazioni medievali, era prevista l’impunità nel caso in cui si fossero denunciati i complici. Tuttavia un sensibile passo in avanti nell’equità giuridica era rappresentato dal fatto che per i delatori non era prevista alcuna ricompensa su quanto sequestrato ed anzi avrebbero potuto essere poste in vita od a tempo determinato sotto la sorveglianza speciale dell’alta polizia.
Su Numismatique & Change di novembre 2007 un articolo di Jean Teitgen disquisisce se il raro testone battuto a Firenze a nome di Cristina di Lorena con millesimo 1630.
Cristina nacque a Nancy il 6 agosto 1565, figlia di Carlo III duca di Lorena e di Claudia di Francia, figlia del re Enrico II. Morì a Firenze il 19 dicembre 1637.
L’autore riferisce che alcun esemplare di questa moneta è stato segnalato in Lorena mentre, anche se mancano testimonianze in tal senso, è probabile che l’emissione fosse destinata al Levante dove le monete lorenesi, così ben coniate, erano apprezzate dai Turchi e quindi ampiamente utilizzati dai mercanti francesi. Viene anche presa in esame l’interpretazione della parte finale della leggenda D M P senza però fornire soluzioni definitive se non, tra le altre, la più probabile Domina Montis Politiani.
Moneta francese, quindi, o italiana? Per l’autore questa moneta può rientrare sia in collezioni di monete francesi che italiane.
Il 2013 è stato un anno particolare per gli amanti dell’opera lirica, sono stati infatti commemorati sia il centesimo anniversario della prima rappresentazione di Aida all’Arena romana di Verona che il duecentesimo anniversario della nascita di Verdi.
Giuseppe Fortunato Francesco Verdi (1813-1901) è stato un compositore italiano, tra i più celebrati di tutti i tempi, autore di melodrammi che fanno parte del repertorio operistico mondiale. Ne musicò 28, tra i suoi capolavori Rigoletto (1851), Il Trovatore (1853), La Traviata (1953), ma il più noto e il più rappresentato, anche per la sua spettacolarità è, probabilmente, Aida (1871).
Una delle più rare monete d’oro inglesi è il cosiddetto doppio leopardo o doppio fiorino del valore di 6 scellini. Ebbene questa moneta coniata oltremanica era basata sul fiorino d’oro battuto a Firenze. L’emissione del doppio fiorino fu ordinata il 14 dicembre 1343 e stabilita per legge il 27 gennaio 1344 ma la sua coniazione cessò prestissimo, nel luglio 1344, e già il 20 agosto successivo ne fu previsto il ritiro.
In quel periodo l’Inghilterra non conosceva ancora la moneta d’oro ed utilizzava soprattutto i fiorini di Firenze ed emissioni francesi sullo standard del fiorino. Tuttavia la nuova moneta ebbe uno scarsissimo successo: si ritiene che abbiano influito le alte spese di signoraggio (cioè le trattenute sul valore del metallo portato alla zecca), il suo sopravvalutato valore rispetto alle monete d’argento ed infine il non perfetto allineamento nel sistema monetario inglese basato sul mark e sul pound. Al posto del doppio fiorino fu infatti battuto il noble che fu molto ben accolto e coniato per decenni.
Del doppio fiorino sono noti appena 3 esemplari. Due furono trovati nel 1857 nel fiume Tyne ed entrambi arrivarono, seppure in tempi diversi, al British Museum. Il terzo fu ritrovato da un cercatore col metal detector nel sud dell’Inghilterra e messo all’incanto il 29 giugno 2006 presso Spink di Londra. Proposto con una stima tra le 100 e le 150.000 sterline, fu venduto per ben 460.000 rappresentando il record per una moneta inglese.