Articoli su argomenti vari legati alla numismatica, alle monete e alle medaglie. Articoli di costume, usanze e curiosità numismatiche.
La zecca austriaca ha coniato una nuova moneta della fortunata e bella serie bimetallica (argento e niobio) con valore nominale di 25 euro; il primo tondello, emesso nel 2003, celebra i 700 anni della città di Hall in Tirolo: al rovescio è raffigurato un Guldiner del 1486. Il nuovo pezzo, datato 2015, celebra la cosmologia cioè la scienza che studia struttura ed evoluzione dell’intero universo in relazione allo spazio, al tempo e alla materia. La cosmologia è un aspetto del sapere filosofico e scientifico che, nel corso del Novecento, si è trasformato da indagine prevalentemente speculativa a disciplina fisica a tutti gli effetti, ben corredata di dati sperimentali, che cerca di correggere le teorie metafisiche o dogmatiche sull’origine dell’universo. Sul dritto si trovano le figure della sonda spaziale Rosetta, del pianeta Saturno e di alcune stelle; l’obiettivo principale della missione spaziale sviluppata dall’Agenzia Spaziale Europea è lo studio della cometa periodica (6,45 anni terrestri) Churyumov-Gerasimenko che appartiene alla famiglia delle comete gioviane. Sull’altro lato del tondello sono raffigurati il sistema solare, la nostra galassia e il grande telescopio (E-ELT, European Extremely Large Telescope) con uno specchio primario di 39 metri che sarà costruito, sul Cerro Armazones, nel deserto di Atacama in Cile e diventerà «il più grande occhio del mondo rivolto al cielo». Il pezzo, coniato in 65.000 esemplari, è formato da un anello esterno in argento (10 g) e da un tondello centrale (6,5 g) di niobio che presenta due contrastanti tonalità di colore, blu e giallo.
Presentiamo qui un quarto racconto dalla raccolta di Lorenzo Bellesia: “Comedies, histories & tragedies – Racconti di numismatica e di varia umanità – III”. Si tratta di una raccolta di racconti su collezionisti, commercianti e numismatici ma non solo, personaggi di tutti i generi per una lettura diversa dal solito. Il volume di 133 pagine é edito da Nomisma ed é disponibile sullo shop online di Nomisma al costo di 20 euro.
Una recensione del libro è disponibile in questa pagina.
GINO, LA MONETA E LA MALA FEMMINA
Quando gli proposero di andare al convegno di Monaco, Gino subito rispose di no. Non aveva mai passato le frontiere italiane col suo banchetto di monete e di andare fino in Germania proprio non ne aveva nessuna voglia. Eppure i colleghi insistevano ammiccando: “Dai che andiamo in quei localini… dai che ci divertiamo…”
Gino aveva sentito spesso parlare di questi passatempi nelle sere che precedevano i convegni all’estero, specialmente in Germania ed in Austria, ma lui era un po’ riluttante, non certo per problemi morali, piuttosto perché era decisamente taccagno.
di Gianni Graziosi
La moda di disegnare sulle banconote, nel bene e nel male, sta imperversando e non solo artisti più o meno affermati si cimentano in questa attività ma anche comuni cittadini si trasformano in anonimi autori dando libero sfogo e visibilità alla loro fantasia. Molte le banconote prese di mira e manipolate in modo ludico, soprattutto il pezzo da un dollaro americano con l’effige di George Washington. In genere sono usate banconote che riportano, in un qualche modo, l’immagine di una persona ma tutte possono essere dipinte e trasformate, anche pezzi fuori corso.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr. 303 – febbraio 2015 (numero esaurito).
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Fig. 3. Il particolare del tesoriere raffigurato sul cosiddetto Vaso di Dario. Napoli, Museo Archeologico Nazionale (© Federico De Luca).
di Federico De Luca
ESISTONO ALCUNI ESEMPLARI ORIGINALI E VARIE TESTIMONIANZE FIGURATIVE CHE INDICANO COME FOSSERO E COME FUNZIONASSERO GLI STRUMENTI CHE GLI ANTICHI USAVANO PER OPERAZIONI ARITMETICHE ANCHE COMPLESSE.
In tempi complessi come i nostri in cui bisogna confrontarsi quotidianamente con l’andamento del Prodotto interno lordo e del debito pubblico, con le oscillazioni della Borsa e i rendimenti dei titoli di Stato, riceviamo continuamente informazioni su flussi finanziari e su grossi quantitativi di danaro. Ma anche nell’antichità vi erano dinamiche economiche ragguardevoli.
Così Aristofane, nella commedia Le vespe del 422 a.C., riferisce che le entrate di Atene si aggiravano intorno ai 2.000 talenti all’anno (un talento corrispondeva a seimila dracme) ed erano costituite dai tributi delle città alleate, dalle decime, dalle tasse, dai diritti di porto e di mercato, dal frutto delle miniere, dalle pritanìe e dalle confische. La campagna militare che Pericle mosse nel 440 a.C. contro Samo (per risolvere alcune dispute di confine tra Mileto e Samo degenerate in guerra aperta), non potendo essere finanziata con i tributi correnti, fu condotta con il contributo del tesoro di Atena (una sorta di banca statale attica amministrata da propri tesorieri e rifornita con le decime di bottini di guerra e di pene pecuniarie e da donazioni religiose) che mise a disposizione denaro per un ammontare di ben 1.300 talenti: questa somma a fine conflitto fu addossata ai Samii come debito da pagare nei 26 anni successivi in “comode” rate annuali da 50 talenti ciascuna.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).

Fig. 2. Piastra, a. XIII, AR 31,93 g. CLEMENS XI – P M AN XIII, ex Numismatica Ars Classica NAC, asta 76 del 10.12.2013, lotto 230.
di Luigi Fedrighelli
DISCENDENTE DI FAMIGLIE ILLUSTRI, IL CARDINALE ALBANI FU UN ABILE DIPLOMATICO CHE SI MANTENNE FEDELE A UN INDIRIZZO MODERATO FAVOREVOLE ALLA CURIA ROMANA E A UNA POLITICA FILOAUSTRIACA.
Giuseppe Andrea Albani nasce a Roma il 13 settembre 1750 da Orazio Albani, principe di Soriano, e dalla nobilissima Marianna Cybo Malaspina. Entrambe le famiglie, di alto lignaggio, quella dei Cybo anche di antichissima origine, possono annoverare tra i loro antenati due pontefici: Clemente XI Albani (n. a Urbino nel 1649 – m. a Roma nel 1721) e Innocenzo VIII Cybo (n. a Genova nel 1432 – m. a Roma nel 1492).
La famiglia Albani si tramanda provenga dall’Albania, dalla quale prese il cognome, emigrando in Italia all’epoca della conquista turca nel XV secolo. In particolare, Michele Laçi e i suoi due figli Filippo e Giorgio, che avevano combattuto contro gli ottomani nell’esercito di Giorgio Castriota Scanderbeg in Albania, nel 1464 dovettero lasciare il loro paese per l’Italia, dove furono accolti da Federico di Montefeltro, duca d’Urbino. Presero il cognome Albanesi, in omaggio al luogo di origine degli antenati, che poi mutarono in Albani.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).