Recensioni e schede di libri del mondo numismatico: libri su monete e medaglie, monete antiche e moderne, monetazione italiana e world coins.
Il libro Le monete a legenda Tiati-Tiiatium si avvale del frutto di oltre quaranta anni di ricerca sulla monetazione prodotta dalla zecca di Teate Apulum, con una attenzione sempre viva e mirata al suo divenire e agli studi che le sono stati dedicati, ponendo in primo piano le problematiche dei mutamenti dei suoi sistemi monetali, economici e sociali.
Esso individua e annovera 52 tipologie di monete per una catalogazione complessiva di 1121 monete. Ciascuna di esse riporta in generale la foto del diritto e del rovescio, i dati caratteristici di peso, diametro e orientamento dei coni e, infine, il “pedigree” di ogni esemplare.
La sua seconda parte è completamente dedicata alla catalogazione delle monete; quest’ultima è preceduta da un importante quadro sinottico che classifica le 52 tipologie di monete individuate.
Atti dell’incontro di Studi, Museo Civico Archeologico O. Nardini di Velletri
Nel 2012 sul Colle Iano, nei Colli Albani, è stato rinvenuto un ripostiglio, certamente però non intatto, contenente 58 monete di età medievale. Le emissioni più antiche sono costituite da due agontani, uno di Ancona e uno di Rimini, la cui datazione risale tra la fine del Duecento e gli inizi del secolo successivo, e un gigliato napoletano a nome di Carlo II d’Angiò (1285-1309) databile tra il 1303 e il 1309. Vi erano poi altri gigliati battuti a nome di Roberto d’Angiò (1309-1343) sia coevi che postumi. Considerato il luogo di rinvenimento, non potevano mancare emissioni papali o romane. Vi erano infatti dei grossi del Senato romano e altri grossi pontifici battuti ad Avignone a nome di Urbano V (1362-1370). Presenti anche poche monete d’oro: due ducati veneziani a nome di Giovanni Soranzo (1312-1328) e Bartolomeo Gradenigo (1339-1342), un fiorino di Firenze con il simbolo della croce piana databile al II semestre del 1343, un ducato ungherese di Luigi I d’Angiò (1342-1382) e un fiorino della città tedesca di Lubecca.
Negli ultimi anni la bibliografia riguardante la monetazione napoletana si è arricchita moltissimo. È il risultato della passione di una generazione di collezionisti, appassionati e commercianti che ha rinverdito la gloriosa tradizione della numismatica meridionale dei primi del Novecento e poi mano a mano cresciuta nel corso del tempo.
In questa ricca e valida bibliografia, che comprende opere intere oppure articoli su riviste (tanti di questi ospitati in queste stesse pagine), diventerà sicuramente una pietra miliare il libro che Pietro Magliocca ha ora dato alle stampe passando in rassegna due secoli di attività della zecca di Napoli. Una zecca che fu forse la più produttiva dell’intera penisola, che ci ha lasciato una quantità impressionante di monete che ora vengono un po’ ovunque da collezionisti che hanno bisogno di guide e manuali. E proprio come un manuale si propone questo libro, un manuale che fa un passo in avanti rispetto a quanto esistente per dare, come scrive l’autore nella sua presentazione, «una più rigorosa impostazione scientifica che l’oggetto metallico racchiude congiuntamente alle vicende storiche susseguitesi nei locali della prestigiosa zecca di Napoli.»
Monete, stratigrafie e contesti
Sono stati pubblicati i risultati dei lavori del I Workshop Internazionale di Numismatica (WIN), tenutosi a Roma dal 28 al 30 settembre 2011 e organizzato dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità di Sapienza-Università di Roma in collaborazione con il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno, il Dipartimento di Scienze del Mondo Antico dell’Università degli Studi della Tuscia (Viterbo), l’Istituto Italiano di Numismatica e i Departments Coins and Medals e Prehistory & Europe, del British Museum di Londra. Si tratta di un convegno internazionale concepito con l’obiettivo di stimolare la riflessione di studiosi di diversa formazione – numismatici, archeologi e storici – sui diversi metodi impiegati per la lettura e l’interpretazione dei ritrovamenti monetali in relazione ai loro contesti di provenienza.
In questo volume si pubblicano le 523 monete recuperate nello scavo della Regio VIII, insula 7, 1-15 di Pompei, nell’ambito delle indagini archeologiche condotte tra il 2005 e il 2009, in seno al Pompeii Archaeological Research Project: Porta Stabia dell’University of Cincinnati (OH-USA).
Studiare la moneta a Pompei significa certo analizzare e percepire l’incidenza che questo strumento ha avuto nelle attività economiche e sociali del mondo antico, indagarne i movimenti, l’uso che ne è stato fatto, i contesti che l’hanno restituita; ma significa anche provare ad avvicinare e percepire una storia culturale, quella di un Mediterraneo che nel passato comunicava, nonostante guerre e divisioni, molto meglio rispetto a quanto siamo in grado di fare oggi, in cui transitavano uomini e merci, idee e monete, appunto: Pompei è infatti caratterizzata, nell’arco di tutta la sua vita, dall’eterogenea e disinvolta presenza di moneta “mediterranea”. Studiare la moneta utilizzata nella cittadina vesuviana significa dunque tentare di recuperare e comprendere meglio quel ruolo di “oggetto sociale” che la moneta ha rivestito nel mondo antico e che, anche se con notevoli differenze, tuttora riveste.