Recensioni e schede di libri del mondo numismatico: libri su monete e medaglie, monete antiche e moderne, monetazione italiana e world coins.
I trenta denari sono il simbolo del tradimento per la transazione più famosa e iniqua della storia. Per trenta denari Giuda vendette Cristo, consegnandolo alla morte. Giuda si pentì, restituì i denari ai sacerdoti e si impiccò. Ormai sporche di sangue innocente, le monete non potevano essere depositate nel tesoro del Tempio e i sacerdoti le spesero per comprare un terreno.
La storia dei trenta denari dovrebbe chiudersi con quella compravendita immobiliare ma, imprevedibilmente, molti (presunti) esemplari furono venerati tra gli strumenti della Passione in chiese e monasteri di tutta Europa nel tardo medioevo e nell’età moderna. Erano parte del “corredo” di reliquie che permetteva di ricreare la Terrasanta in Occidente, e in gran parte furono dispersi quando se ne riconobbe la falsità. La storia dei trenta denari divenuti reliquia tocca molti temi di riflessione: il contatto con il sacro, il bisogno di vedere per immaginare e pregare, la storia dell’antigiudaismo tramite la progressiva demonizzazione di Giuda e, non ultimo, la storia della moneta. Pellegrini e leggende agiografiche, reliquie vere e false, immagini della Passione e indulgenze, antigiudaismo e devozione, ricerca antiquaria e pensiero economico: molti argomenti sono qui uniti dal filo d’argento della riflessione sulla moneta come misura in tutte le società.
Lucia Travaini
I Trenta denari di Giuda. Storia di reliquie impreviste nell’Europa medievale e moderna
Viella Libreria editrice, 2020
15×21 cm, pp. 352, 16 illustrazioni a colori, brossura
ISBN: 9788833133188
di Gianni Graziosi
Questa volta il veronese Damiano Cappellari ci sorprende davvero con un appassionato volume dedicato al conte Alessandro Magnaguti, uno degli ultimi grandi numismatici italiani. Da ricordare che Cappelari si è già dedicato come saggista ad argomenti di numismatica, ha esordito con il volume Emozioni Numismatiche. Apologia del Nummofilo (2012), a cui ha fatto seguito Elogio della Numismatica. Elogium Nummophiliae (2015) e, con lo pseudonimo Demian Planitzer, Memorie di un nummomane ovvero tramonto di un collezionista di monete antiche (2017).
Il volume, come un diario personale, ci porta alla scoperta del nobiluomo mantovano nato nel castello di Cerlongo di Goito (Mantova) il 21 settembre 1887 e morto a Sermide (Mantova) il 13 agosto 1966. Magnaguti fu un famoso nummofilo, nummologo e nummomane, quest’ultimo termine inteso come il collezionista che non sa controllarsi e che deve avere a tutti i costi quella moneta particolare che gli manca. Il conte era ricchissimo, non badava a spese per aggiudicarsi monete che avrebbero fatto gola a un altro grande collezionista dei suoi tempi, il re d’Italia Vittorio Emanuele III. Per tutta la sua vita il conte si occupò di ricerche e studi sulla natia Mantova, sui Gonzaga che la governarono, prima come signori (dal 1328) poi come marchesi e duchi fino al 1707, per questo venne definito «l’ultimo Cavaliere dei Gonzaga». Si interessò anche di numismatica, di letteratura, di storia e di poesia.
(altro…)
A partire dal XVI secolo vennero realizzate, in alcuni paesi europei, medaglie scatola, ossia piccoli contenitori, delle dimensioni di una moneta o di una medaglia, contenenti miniature dipinte a gouache che ricordano importanti personaggi e avvenimenti storici, illustrate da una breve scritta su ciascun rovescio dell’immagine.
Questo tipo di medaglie, che vide la sua origine in Germania e che venne prodotto fino alla prima metà del XX secolo, fu imitato successivamente in Francia e in Inghilterra. In Germania esse erano chiamate schraubmedaillen o stekmedaillen, secondo il tipo di chiusura che presentano e probabilmente derivano dalle monete scatola prodotte dagli artigiani di Ausburg per conservare miniature di persone amate.
(altro…)
Nel libro Il collezionista di monete l’autore ha voluto trasmettere quanto appreso in tanti anni di collezionismo partendo dalle fondamenta, apprese nei circoli numismatici, osservando e facendo domande ai collezionisti senior, partecipando alle conferenze, nutrendo la passione con varie letture: di storia, di articoli numismatici, di opinioni sul forum lamoneta.it.
L’obiettivo del libro è quello di portare il lettore digiuno di numismatica o quasi ad un livello intermedio, almeno per quello che riguarda la monetazione genovese. Allo stesso tempo, chi vorrà dedicarsi ad altre collezioni, leggendo questo libro si troverà avvantaggiato perché, essendo un testo di base, ripercorre aspetti comuni trattati in ambito numismatico. È un decalogo, dunque, del “collezionista provetto”, una serie di regole e di spunti: dal cartellino, all’aspetto legislativo, dal potere d’acquisto delle monete al tempo, con descrizioni di esemplari di diversa origine.
Nel 1923 il Museo Nazionale Romano acquistò per 700 lire un ripostiglio di denari imperiali romani in possesso di un “rigattiere” di Beirut, destinandolo al Medagliere MNR. Pubblicato nel 1925 da Secondina Lorenza Cesano negli Atti e Memorie dell’Istituto Italiano di Numismatica, questo ripostiglio è stato ora oggetto di un riesame critico da parte di Simone Boccardi. Si tratta di 261 denari di cui il più antico è di Nerone (quello, comunissimo, con al rovescio Giove seduto, RIC 69) e i più recenti sono rappresentati in numero consistente da emissioni dei Severi. La moneta che verosimilmente chiude il ripostiglio è un denario di Caracalla con l’indicazione della TR P XVII, databile al 214 (RIC 240), a cui si affiancano quello datato genericamente al 213-217 d.C. (RIC 308) e l’emissione a nome di Giulia Domna del 211-217 d.C. (RIC 382). Particolarmente significativi dal punto di vista numerico anche i gruppi di monete dei Flavi e di Traiano.
L’autore prende spunto da questo ripostiglio per ripercorrere la storia del denario a partire dalla riforma di Nerone per poi analizzarne puntualmente le successive svalutazioni nell’intrinseco e indagare come queste abbiano influito sulla circolazione della moneta argentea e sulla sua tesaurizzazione. Titolo e peso del denario infatti non furono stabili. Dalla riforma voluta da Nerone nel 64 d.C. il denario subì progressive svalutazioni non sempre evidenti, tanto che in alcuni periodi le autorità dovettero scaricare sul titolo della moneta le difficoltà contingenti. Partito con un fino di circa il 97%, il denario nell’età dei Severi scese sino a circa il 50% verosimilmente per finanziare le ingenti spese per l’esercito. (altro…)