Recensioni e schede di libri del mondo numismatico: libri su monete e medaglie, monete antiche e moderne, monetazione italiana e world coins.
Enore Pezzetta nacque a Buja il 28 gennaio 1918. Di talento precoce, riuscì a completare gli studi nel 1941 ottenendo l’abilitazione all’insegnamento delle arti figurative a Venezia.
Dopo aver subito la deportazione in Polonia in un campo di lavoro, nel secondo dopoguerra, iniziò la sua carriera artistica dedicandosi in particolar modo alla scultura ottenendo lusinghieri risultati e ottimi apprezzamenti. Arrivò alla medaglia piuttosto tardi, nel 1976, con una produzione sul tema della rinascita dopo il terremoto che sconvolse il Friuli in quell’anno. Del resto egli non poteva non subire il fascino di questa forma d’arte in quella terra di Buja che ha dato i natali ad altri famosissimi medaglisti, come Pietro Giampaoli, che fu capo incisore della zecca italiana e amico di famiglia Pezzetta.
Ovvero: tramonto di un collezionista di monete antiche
Proviamo a fare un gioco. Chiedete ai vostri amici nome e descrizione di alcune monete del passato, naturalmente escludete i numismatici. Probabilmente ne emergerà un quadro abbastanza semplice, non più di cinque o sei tondelli, quasi tutti riferibili a vecchie lire repubblicane. Sorprendente vero? In effetti sì, considerando che le monete ci accompagnano da almeno 2.500 anni e, nel bene e nel male, hanno notevolmente contribuito alla storia e all’economia dell’umanità. Aurei, sesterzi, denari repubblicani e imperiali, zecchini veneziani, genovini di Genova, oppure la quadrupla della lupa di Piacenza, con il ritratto di Odoardo Farnese, la sovrana di Francesco Giuseppe, i franchi d’argento di Napoleone I, le civette di Atene, il Pegaso di Corinto, l’augustale di Federico II, lo statere di Egina con la superba immagine, ad altissimo rilevo, della tartaruga, gli ongari di Mattia Corvino, sono qualche esempio fra i tanti che si potrebbero fare. Sono proprio le monete l’elemento ricorrente, il filo conduttore, di tutta la vicenda, una sorta di filo rosso che unisce passioni e curiosità, ma anche divergenze.
Aggiornamento 2009-2015
Nel 2009 Bernardino Mirra ha dato alle stampe il volume Bibliografia Numismatica Italiana, una enorme raccolta di tutto, o quasi, ciò che è stato pubblicato sull’argomento in circa un secolo e mezzo. Il libro è diventato subito uno strumento utilissimo e praticamente indispensabile per intraprendere qualsiasi studio. Infatti, anche in questi anni in cui si può trovare di tutto in rete, non si può certo dire che una bibliografia ben fatta sia un semplice elenco di titoli. Prima di tutto, una bibliografia è un aiuto, uno strumento, una guida per formare una solida base di partenza.
È ovvio che un lavoro del genere diventi presto non tanto obsoleto quanto piuttosto incompleto e quindi, meritoriamente, l’autore ha già compilato un aggiornamento che si va ad affiancare all’opera precedente.
Ecco il sommario dell’ultimo fascicolo pubblicato dall’Istituto Italiano di Numismatica:
D. Martínez Chico, Sobre la noticia de un tesoro en Cádiz con plata troceada o cizallada (hacksilber) y moneda argéntea
K. Butcher-M. Ponting, The reforms of Trajan and the end of the pre-neronian denarius
R. Naismith, The earliest Strasbourg laws on minting in their early medieval context
E.M. García Guerra, Castilla ante su gran desafio monetario durante el siglo XVII: a modo de compendio temático y bibliográfico
R. Vitale, Appunti per una storia del Museo Campano
The forum hoard of anglo-saxon coins
L’intero fascicolo di questo «Bollettino di Numismatica» è dedicato a un importante ripostiglio scoperto l’8 novembre 1883 nel corso degli scavi dell’Atrium Vestae nel Foro Romano, noto anche come Casa delle Vestali. Il ripostiglio era composto da 830 monete, più alcuni piccoli frammenti, quasi tutti penny d’argento inglesi del tardo IX secolo. Probabilmente la data di occultamento va dal 942 al 946, sotto il pontificato di Marino e il regno di Edmund in Inghilterra.
Il ripostiglio è da considerarsi di grande importanza per la numismatica inglese sia per le dimensioni sia per la composizione ed è ancor più significativo per il fatto che sia stato formato probabilmente nell’Inghilterra meridionale e poi trasportato e nascosto al centro della Roma medievale testimoniando appunto gli intensi rapporti tra i due lontani paesi. È anzi probabile che questo tesoro fosse destinato come offerta per il papato, un vero e proprio donativo da parte del re d’Inghilterra. Del resto è noto che diversi sovrani inglesi si recarono a Roma in pellegrinaggio e per incontrare il papa; proprio a Roma e in Italia, lungo la strada che conduceva alla città eterna, sono state trovate molte altre monete medievali inglesi.