Studi a articoli numismatici sulle monete e medaglie italiane medioevali e moderne. Le zecche delle città italiane, le monete e le medaglie italiane negli studi di Panorama Numismatico.
di Michele Chimienti, Guglielmo Cassanelli, Claudio Cassanelli
Parte seconda
NEL 1517, DOPO LA SOTTOMISSIONE ALLO STATO PONTIFICIO, LA ZECCA DI MODENA FU RIAPERTA MA LE CONIAZIONI VENNERO SOSPESE POCO DOPO. LA DOCUMENTAZIONE D’ARCHIVIO PERMETTE DI CHIARIRE IL MOTIVO DI UN’EMISSIONE COSÌ EFFIMERA.
L’introduzione storica a questo articolo si trova nella prima parte, già pubblicata su questa rivista1, a cui si rimanda. Ora ci limitiamo a ricordare che il pontefice Leone X, il fiorentino Giovanni de’ Medici (9 marzo 1513-1 dicembre 1521), prese possesso di Modena il 13 dicembre 1514. Apparteneva alla grande famiglia che per secoli dominò Firenze e, come era consuetudine a quei tempi, nominò cardinale suo nipote Giuliano de’ Medici, destinato a divenire pontefice pure lui con il nome di Clemente VII.
Dopo la sottomissione di Modena, Leone ne nominò governatore Fabiano Lippi che, risultando sgradito ai Modenesi fu sostituito, il 29 giugno 1516, da Francesco Guicciardini, famoso per i suoi studi storici il quale, in seguito, fu nominato governatore di Reggio e poi di Bologna.
Articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.320 – settembre 2016
Alla prossima asta InAsta 65 del 24 settembre 2016 verrà offerta una pregevole raccolta di ducati e zecchini. Questo testo di Stefano Di Virgilio è pubblicato sul catalogo.
Anche Venezia stava diventando sempre più in fretta una vera e propria potenza economica in rapida espansione. Il successo della città marinara si concentrava sostanzialmente nei sempre maggiori traffici verso l’Oriente, incentrati soprattutto sulle spezie. Dopo aver coniato il grosso matapan in argento Venezia aveva ora bisogno di una nuova moneta d’oro più importante e prestigiosa, per stare al passo con Genova e Firenze.
Problemi e lagnanze nel carteggio tra la principessa di Piombino e gli anziani fin dall’apertura della zecca
di Luciano Giannoni
LE CONIAZIONI DI JACOPO VII, GIOVANE PRINCIPE DI PIOMBINO, CAUSARONO SPIACEVOLI RIPERCUSSIONI SULLA VITA QUOTIDIANA DEI CITTADINI PIOMBINESI, DI CUI RESTANO TRACCE NEI VERBALI E NELLA CORRISPONDENZA DELL’EPOCA.
La notte del 28 settembre 1590 un gruppo di congiurati, tutti membri delle più importanti famiglie della città, tende un agguato mortale ad Alessandro Appiani, signore di Piombino, mentre rientra al Palazzo della Cittadella reduce, forse, da una notte galante con una fanciulla piombinese.
Al complotto molto verosimilmente non è estranea la moglie Isabella de Mendoza, figlia dell’ambasciatore spagnolo presso la repubblica genovese e amante del comandante del presidio spagnolo don Felix de Aragona.
Segue articolo completo sull’Apertura della zecca di Piombino, tratto da Panorama Numismatico nr.308 – Luglio-Agosto 2015
di Riccardo Paolucci
La cittadina di Lodi nei XII Secolo veniva continuamente molestata dalla vicina e potente Milano. Un editto impediva addirittura ai lodigiani di alienare beni senza il consenso dei Milanesi. I contravventori erano puniti col bando e la confisca dei beni. Dispetti e ripicche proseguirono fino a quando i Consoli di Milano avevano cercato d’imporre a Lodi il giuramento di obbedienza e il piccol o comune lodigiano dalla politica filo-imperialeIe si era ribellato. I milanesi demolirono le mura, incendiarono le case e ne svahgìarono le Chiese. I profughi lodigiani si rifugiarono a Pizzighettone dove chiesero l’aiuto del Barbarossa.
La zecca di Lodi, articolo competo in formato PDF, tratto da Panorama Numismatico nr.53/maggio 1992.
VARIANTI, TIRATURE, CONII E RARITÀ DI SCUDI E MEZZI SCUDI CONIATI SOTTO IL PONTIFICATO DI PIO VII A ROMA
Questo breve studio intende mettere un poco d’ordine nella classificazione degli scudi e dei mezzi scudi d’argento coniati a Roma a nome di papa Pio VII e datati dal 1800 al 1815 pur con molti intervalli e sfasamenti rispetto alla loro effettiva coniazione.
Sull’argomento, in letteratura c’è molta confusione perché ogni opera ha seguito propri criteri di selezione e descrizione del materiale ma, sostanzialmente, tutti hanno copiato dal CNI, senza però fare attenzione ai conii o alle varianti più o meno significative. Muntoni distingue soltanto i vari millesimi e non fa alcun cenno alle diversità nei particolari come la forma delle nubi al rovescio o la dimensione delle lettere. Pagani, invece, presta più attenzione ai particolari ma la scarsità di illustrazioni rende poco utile il suo lavoro. Anche i suoi gradi di rarità non sembrano molto attendibili, almeno alla luce delle apparizioni in vendite pubbliche negli ultimi vent’anni, così come del resto quelli di D’Incerti.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.316 – Aprile 2016