Studi a articoli numismatici sulle monete e medaglie italiane medioevali e moderne. Le zecche delle città italiane, le monete e le medaglie italiane negli studi di Panorama Numismatico.

Mezzo scudo dell’anno XVII di Clemente XI Gianfrancesco Albani, battuto a Ferrara nel 1717. Rarissimo esemplare, non reperibile sul mercato numismatico.
di Elio Concetti
UNA MEZZA PIASTRA DI CLEMENTE XI PORTA AL DIRITTO IL BUSTO DEL PAPA CON LA TIARA ED AL ROVESCIO LO STEMMA DEL CARDINAL LEGATO GIULIO PIAZZA. E’ MONETA DI GRANDE RARITA’.
Si tratta del mezzo scudo dell’anno XVII del pontificato di Clemente XI Gianfrancesco Albani (1700-1721), battuto a Ferrara nel 1717. E’ un esemplare rarissimo, attualmente non reperibile sul mercato numismatico. Tale moneta, nei primi decenni del secolo scorso era presente in alcune prestigiose collezioni private come quella di Vittorio Emanuele III, di Guerrini e Ruchat. Non risulta presente in raccolte formatesi recentemente. L’esemplare è di una singolarità che lascia perplessi, sia per l’effige insolita di papa Albani visto negli ultimi anni della sua esistenza, sia per una stranezza che lo distingue dalle altre monete pontificie dello stesso tipo e della medesima epoca. Nel diritto vi è il busto di Clemente rivolto a destra, con piviale e triregno, mentre il campo del rovescio è occupato dallo stemma del cardinale Giulio Piazza in quel tempo Legato pontificio per la provincia o Legazione di Ferrara. Al riguardo c’è da chiedersi per quale fondato motivo l’eminentissimo Giulio Piazza fece apporre il proprio stemma sul rovescio del mezzo scudo ferrarese. Fino ad oggi le ricerche svolte in tal senso hanno dato esito negativo. E’ pur vero che il cardinale Piazza, nella sua funzione, rappresentava il pontefice, quindi era il vice-papa, inoltre era anche il governatore della provincia con ampi poteri discrezionali. Tuttavia conviene ricordare in proposito che nello Stato Pontificio il diritto di apporre lo stemma sulle monete è riservato al papa, ma in periodo di Sede Vacante tale prerogativa, vigente in forza di legge, è posta in essere dal cardinale Camerlengo che nella circostanza, assume la massima autorità nella Chiesa e nello Stato Ecclesiastico e la esercita fino all’elezione del nuovo papa.
di Lorenzo Bellesia
PRESENTIAMO DUE MONETE PROBABILMENTE INEDITE. LA PRIMA DI LUCCA PRESENTA DUE ARMETTE INVECE DI UNA SOLA, LA SECONDA DI MILANO CON UNA VARIETA’ AL ROVESCIO CHE FORSE NE ATTESTA LA CONIAZIONE IN UN MOMENTO DI PASSAGGIO DA UNA VARIETA’ AD UN’ALTRA.
Un amico mi ha cortesemente mostrato due interessanti monete.
Questo contributo giaceva da tempo in un cassetto. La remora a consegnarlo alle stampe derivava dalle perplessità, espresse in più occasioni da un gruppo di amici di esimio spessore numismatico, interessati allo stesso problema, sulla legittimità di diffonderlo finché non fosse esperita ogni ricerca tesa ad individuare e a documentare iconograficamente in modo esaustivo, ovunque fosse possibile, tutte le monete coniate di questa pertinenza.
di Francesco Pastrone
IN PIEMONTE, NELLA SECONDA META’ DEL CINQUECENTO, ALCUNE ZECCHE COME DESANA, FRICO E PASSERANO CONIARONO GRANDI QUANTITA’ DI MONETE FRANCESI FALSE E CONTRAFFATTE CHE ANCORA OGGI E’ DIFFICILE IDENTIFICARE.
I legami fra il Piemonte, e in particolare la Provincia di Asti, e la Provenza angioina sono ben noti. Una parte del Piemonte, quello occitano con capitale Cuneo, è appartenuto agli Angioini dal 1307 al 1381-82.
Più tardi, è la casa d’Orléans a regnare ad Asti: Carlo d’Orléans (1408-1422 e poi 1447-1465) poi Luigi, prima come duca (1465-1498), poi come re di Francia (1498-1515) e Francesco I che gli successe, fino nel 1529. Sappiamo che nella seconda metà del sec. XVI, le monete di mistura francesi (grosso di Nesle, dozzeni e liards) sono stati abbondantemente imitate e contraffatte in Piemonte specialmente nelle zecche di Desana, Frinco e Passerano. In modo particolare il grosso di Nesle o doppio soldo parisii, dettò pignatella dal nome del primo maestro incisore che l’ha coniata, è stato imitato a Passerano, dai conti Radicati, sia anonimamente (1581-98) sia a nome di Ercole Radicati (1585-1587). Per quanto riguarda le pignatelle di Passerano, la descrizione più precisa e minuziosa è ancora quella di Morel-Fatio che per primo pubblicò queste monete.

Il Cristo Pantocratore dell’abside del Duomo di Monreale, voluto da Guglielmo II d’Altavilla nel 1174.
di Danilo Maucieri
Sale il numero noto di trifollari battuti in Sicilia da Re Guglielmo II d’Altavilla (1166-1189) e successivamente oggetto di contromarca (cui va aggiunto un follaro dello stesso sovrano appartenente sempre alla tipologia con maschera di leone, unico nominale finora noto recante segni di convalida posteriori).
Su un noto sito di aste on-line ho avuto modo di individuare un nuovo trifollaro (cfr. figura a sinistra), in cui spicca una contromarca con tre globetti all’interno di un segmento irregolare, riconducibile a quella presente sull’esemplare n. 6 da me illustrato in Follari e trifollari con contromarche inedite dalla Sicilia normanna (Monete Antiche n. 59, settembre-ottobre 2011, pp. 34/37, cfr. figura a destra). Esso reca i seguenti dati metrico-ponderali: diametro 25 mm, peso 9,9 g, diametro della contromarca 5 mm.