Studi a articoli numismatici sulle monete e medaglie italiane medioevali e moderne. Le zecche delle città italiane, le monete e le medaglie italiane negli studi di Panorama Numismatico.
di Lorenzo Bellesia
PRESENTIAMO DUE MONETE PROBABILMENTE INEDITE. LA PRIMA DI LUCCA PRESENTA DUE ARMETTE INVECE DI UNA SOLA, LA SECONDA DI MILANO CON UNA VARIETA’ AL ROVESCIO CHE FORSE NE ATTESTA LA CONIAZIONE IN UN MOMENTO DI PASSAGGIO DA UNA VARIETA’ AD UN’ALTRA.
Un amico mi ha cortesemente mostrato due interessanti monete.
Questo contributo giaceva da tempo in un cassetto. La remora a consegnarlo alle stampe derivava dalle perplessità, espresse in più occasioni da un gruppo di amici di esimio spessore numismatico, interessati allo stesso problema, sulla legittimità di diffonderlo finché non fosse esperita ogni ricerca tesa ad individuare e a documentare iconograficamente in modo esaustivo, ovunque fosse possibile, tutte le monete coniate di questa pertinenza.
di Francesco Pastrone
IN PIEMONTE, NELLA SECONDA META’ DEL CINQUECENTO, ALCUNE ZECCHE COME DESANA, FRICO E PASSERANO CONIARONO GRANDI QUANTITA’ DI MONETE FRANCESI FALSE E CONTRAFFATTE CHE ANCORA OGGI E’ DIFFICILE IDENTIFICARE.
I legami fra il Piemonte, e in particolare la Provincia di Asti, e la Provenza angioina sono ben noti. Una parte del Piemonte, quello occitano con capitale Cuneo, è appartenuto agli Angioini dal 1307 al 1381-82.
Più tardi, è la casa d’Orléans a regnare ad Asti: Carlo d’Orléans (1408-1422 e poi 1447-1465) poi Luigi, prima come duca (1465-1498), poi come re di Francia (1498-1515) e Francesco I che gli successe, fino nel 1529. Sappiamo che nella seconda metà del sec. XVI, le monete di mistura francesi (grosso di Nesle, dozzeni e liards) sono stati abbondantemente imitate e contraffatte in Piemonte specialmente nelle zecche di Desana, Frinco e Passerano. In modo particolare il grosso di Nesle o doppio soldo parisii, dettò pignatella dal nome del primo maestro incisore che l’ha coniata, è stato imitato a Passerano, dai conti Radicati, sia anonimamente (1581-98) sia a nome di Ercole Radicati (1585-1587). Per quanto riguarda le pignatelle di Passerano, la descrizione più precisa e minuziosa è ancora quella di Morel-Fatio che per primo pubblicò queste monete.

Il Cristo Pantocratore dell’abside del Duomo di Monreale, voluto da Guglielmo II d’Altavilla nel 1174.
di Danilo Maucieri
Sale il numero noto di trifollari battuti in Sicilia da Re Guglielmo II d’Altavilla (1166-1189) e successivamente oggetto di contromarca (cui va aggiunto un follaro dello stesso sovrano appartenente sempre alla tipologia con maschera di leone, unico nominale finora noto recante segni di convalida posteriori).
Su un noto sito di aste on-line ho avuto modo di individuare un nuovo trifollaro (cfr. figura a sinistra), in cui spicca una contromarca con tre globetti all’interno di un segmento irregolare, riconducibile a quella presente sull’esemplare n. 6 da me illustrato in Follari e trifollari con contromarche inedite dalla Sicilia normanna (Monete Antiche n. 59, settembre-ottobre 2011, pp. 34/37, cfr. figura a destra). Esso reca i seguenti dati metrico-ponderali: diametro 25 mm, peso 9,9 g, diametro della contromarca 5 mm.

Fig. 1. Mappa della Tuscia Suburbicaria di Cornelio di Guglielmo Bleau – particolare (dal sito Web INTERNET CULTURALE - Cataloghi e Collezioni digitali delle Biblioteche Italiane – www.internetculturale.it).
di Adolfo Sissia e Alessandro Giarante
UN SINGOLARE RITRATTO MONETALE DI META’ XIII SECOLO NEL PATRIMONIO DI SAN PIETRO IN TUSCIA.
Agli inizi dell’XI secolo Viterbo iniziò il suo periodo di espansione e di splendore che la condusse, con il suo distretto nel Patrimonio di San Pietro in Tuscia, ad essere protagonista nell’Alto Lazio, di cui divenne indiscussa capitale all’inizio del XIII secolo. La città fu sede vescovile dal 1192 (regnante Celestino III, 1191-98) e in seguito, a più riprese sede pontificia; ebbe anche una parte rilevante nei contrasti fra Papato, eretici, popolo romano e Impero. Sono poche le città che, dopo Roma, possono essere definite sedi pontificie, e “Viterbio” è una di queste. Giustamente pertanto è detta la “Città dei Papi”: a ricordarcelo c’è ancor oggi il bellissimo palazzo papale, uno dei più rilevanti monumenti dell’architettura medievale. Quarantanove furono i pontefici che per un millennio varcarono le sue porte, compresi sei antipapi. Se si può affermare che la storia della Chiesa è primariamente legata a Roma, nulla va tolto all’importanza che hanno avuto i soggiorni “extra Urbem” dei pontefici, in passato numerosi e spesso non brevi.