Studi a articoli numismatici sulle monete e medaglie italiane medioevali e moderne. Le zecche delle città italiane, le monete e le medaglie italiane negli studi di Panorama Numismatico.
di Luca Lombardi
LA MONETA E’ SEMPRE STATA USATA COME UN MEZZO ECCEZIONALE PER DIFFONDERE IDEE, MESSAGGI ED IMMAGINI. MA IL MESSAGGIO NEL CASO PRESENTATO IN QUESTO ARTICOLO NON E’ STATO LANCIATO DI CERTO DALL’AUTORITA’ EMITTENTE.
Com’è ormai noto, queste contromarche furono realizzate in seguito alle violente repressioni dei moti insurrezionali che in nome della libertà si ebbero nel Regno alla fine della prima metà dell’Ottocento. In tali circostanze le monete furono abilmente utilizzate per veicolare messaggi ingiuriosi rivolti al sovrano.

Antonio Allegri detto il Correggio, Madonna col Bambino e i Santi Francesco e Quirino, Modena, Galleria Estense. Si noti come San Quirino regga una veduta della città.
di Lorenzo Bellesia
IL CAVALLOTTO E’ UNA DELLE PIU’ COMUNI MONETE DI CORREGGIO. FU BATTUTA PER MOLTI ANNI ED IN UN COSPICUO NUMERO DI VARIANTI.
Nella seconda metà del Cinquecento la zecca di Correggio batté una moneta che dovette riscuotere un certo successo nella zona perché ne vennero emesse grandi quantità, almeno a giudicare dai coni identificati e dal numero di esemplari giunti a noi, e perché fu imitata da altre zecche vicine. Di certo fu battuta, sia in forma anonima che col nome dei conti Fabrizio e Camillo, dall’apertura della zecca fin verso la sua chiusura negli anni Venti del Seicento.
A RAVENNA IN ETA’ MEDIEVALE E MODERNA FURONO BATTUTE NUMEROSE MONETE. ECCO ALCUNE VARIANTI NON ANCORA CENSITE.
Credo di fare cosa gradita ai collezionisti nel segnalare cinque nuove varianti di monete ravennati nelle quali mi sono imbattuto negli ultimi tempi, grazie al mio lavoro di fotografo di monete.
La prima, molto interessante, è un mezzo denaro arcivescovile apparso nel listino n. 1 della ditta Numismatica Picena s.r.l. di San Benedetto del Tronto.
di Lorenzo Bellesia
UNA GRIDA DEL 1310 PERMETTE DI DEFINIRE I NOMINALI DELLE MONETE CONIATE A MILANO A NOME DI ENRICO VII (1310-1313).
Mi è capitato di leggere una grida milanese1 del 7 novembre 1310 che contiene la tariffa delle seguenti monete:
Florinum auri de Florentia, Zenujnum unum auri de Ianua, Ducatum auri de Veneciis pro solidis decem et denariis quatuor pro quolibet de predictis imperialibus parvis
Grossum tornensem pro denariis decem et octo
Vinizianum grossum argenti denariis novem et tercium

Mezzo scudo dell’anno XVII di Clemente XI Gianfrancesco Albani, battuto a Ferrara nel 1717. Rarissimo esemplare, non reperibile sul mercato numismatico.
di Elio Concetti
UNA MEZZA PIASTRA DI CLEMENTE XI PORTA AL DIRITTO IL BUSTO DEL PAPA CON LA TIARA ED AL ROVESCIO LO STEMMA DEL CARDINAL LEGATO GIULIO PIAZZA. E’ MONETA DI GRANDE RARITA’.
Si tratta del mezzo scudo dell’anno XVII del pontificato di Clemente XI Gianfrancesco Albani (1700-1721), battuto a Ferrara nel 1717. E’ un esemplare rarissimo, attualmente non reperibile sul mercato numismatico. Tale moneta, nei primi decenni del secolo scorso era presente in alcune prestigiose collezioni private come quella di Vittorio Emanuele III, di Guerrini e Ruchat. Non risulta presente in raccolte formatesi recentemente. L’esemplare è di una singolarità che lascia perplessi, sia per l’effige insolita di papa Albani visto negli ultimi anni della sua esistenza, sia per una stranezza che lo distingue dalle altre monete pontificie dello stesso tipo e della medesima epoca. Nel diritto vi è il busto di Clemente rivolto a destra, con piviale e triregno, mentre il campo del rovescio è occupato dallo stemma del cardinale Giulio Piazza in quel tempo Legato pontificio per la provincia o Legazione di Ferrara. Al riguardo c’è da chiedersi per quale fondato motivo l’eminentissimo Giulio Piazza fece apporre il proprio stemma sul rovescio del mezzo scudo ferrarese. Fino ad oggi le ricerche svolte in tal senso hanno dato esito negativo. E’ pur vero che il cardinale Piazza, nella sua funzione, rappresentava il pontefice, quindi era il vice-papa, inoltre era anche il governatore della provincia con ampi poteri discrezionali. Tuttavia conviene ricordare in proposito che nello Stato Pontificio il diritto di apporre lo stemma sulle monete è riservato al papa, ma in periodo di Sede Vacante tale prerogativa, vigente in forza di legge, è posta in essere dal cardinale Camerlengo che nella circostanza, assume la massima autorità nella Chiesa e nello Stato Ecclesiastico e la esercita fino all’elezione del nuovo papa.