Studi a articoli numismatici sulle monete e medaglie italiane medioevali e moderne. Le zecche delle città italiane, le monete e le medaglie italiane negli studi di Panorama Numismatico.

Fig. 1 Scudo 1797 in argento (29,0 g) emesso dal Governo Popolare di Bologna (1796-1797). La bella moneta presenta al rovescio l'immagine della Madonna col Bambino sulle nubi soprastanti la città: le mura sono orizzontali e la torre Garisenda è a sinistra della torre degli Asinelli (collezione dell'Autore)
TRA LE TANTE IMMAGINI DELLA MADONNA CHE SI POSSONO OSSERVARE NELLA MONETAZIONE ITALIANA UN POSTO DI RILIEVO MERITA SICURAMENTE LA MADONNA DI SAN LUCA DI BOLOGNA.
di Gianni Graziosi
Tra le numerose emissioni della zecca di Bologna esistono carlini, mezze lire, mezzi scudi, scudi che riportano, al verso, l’immagine della Vergine con il bambino. Questa immagine viene identificata nella Madonna di san Luca che, nella città di Bologna, è oggetto di una forte devozione popolare. La moneta più rappresentativa è certamente lo scudo in argento da 10 paoli (cento bolognini) sia per l’aspetto iconografico che per il momento storico in cui fu emessa: venne battuta dal governo popolare di Bologna (1796-1797). La bella moneta (fig. 1) presenta al dritto lo stemma della città e, dall’altro lato, la figura della madre di Gesù. Prima di illustrare le monete bolognesi con la raffigurazione della Vergine è opportuno fornire alcune notizie sulla tavola della Madonna con il Bambino, detta di san Luca, che è conservata nell’omonimo santuario sul colle della Guardia a Bologna. (altro…)
di Costanzo Roberto
POTREBBE SEMBRARE UNA SEMPLICE VARIANTE MA IN REALTÀ È UNA NUOVA TIPOLOGIA USCITA DALLA ZECCA DI MESSINA A NOME DI FILIPPO II.
Presentiamo un pezzo da 4 tarì del peso di 10,7 grammi recante la data 1556, le iniziali T-P dello zecchiere Tommaso Paulillo (attivo dal 1556 al 1563) e i tipi, sia al diritto che al rovescio, come riportati nella bella e fondamentale opera dello Spahr ai numeri 13 – 43.
La moneta presenta però alcune varianti significative rispetto alle monete descritte nello Spahr:
a) nel campo del diritto, dietro la testa del sovrano, campeggia un 4, chiaramente coniato e non sovraimpresso successivamente, assente nei tipi Spahr 13–43.
b) l’effigie di Filippo II con testa grande, identica a quella dei tipi Spahr 13-43 è inscritta in un doppio cerchio lineare e non interrompe la leggenda.
di Lorenzo Bellesia
I^ Parte
Nell’adunanza del 28 aprile 1859 della Regia Accademia di Scienze, Lettere ed Arti di Modena Celestino Cavedoni dava lettura di una memoria riguardante un ripostiglio venuto alla luce molti anni prima.
Nella state (sic) dell’anno 1841 un operaio, che lavorava in un predio parrocchiale della villa di Rosola, situata nella montagna modenese al di là del fiume Panaro, distante da Modena 23 miglia all’incirca, un bel giorno si avvenne a mettere allo scoperto un vasetto di terra cotta avente forma di boccale fornito del suo manico ed inverniciato a color verdognolo soltanto nella parte interna, situato frammezzo a due lastre del macigno naturale, entro il quale erano riposte 1300 e più piccole monete d’argento de’ bassi tempi assai ben conservate. Nacque tosto contesa fra l’operaio ed il parroco, padrone del fondo, per le ragioni che ciascuno di loro aver potesse sopra quel tesoretto; per lo che quelle monete (tranne alcune poche qua e là disperse) furono depositate presso il giusdicente di Montese; e poscia vennero trasmesse all’Intendenza dei Beni Camerali ed Ecclesiastici in Modena. Nel luglio del 1843 l’A. R. dell’Arciduca Francesco IV d’Austria-Este Duca di Modena ecc., ne fece acquisto per arricchirne l’insigne suo Museo delle medaglie.
Queste le circostanze del ritrovamento e del recupero del ripostiglio che ora è conservato presso il Medagliere estense di Modena. Attualmente Rosola è una frazione di Zocca, in provincia di Modena. Il castello, detto anticamente della Rosa, è stato a lungo conteso tra i Comuni di Bologna e Modena. Rosola infatti è tra le località montane occupate dai Bolognesi e restituite al dominio modenese a seguito della sentenza di papa Bonifacio VIII del 24 dicembre 1299. A Rosola è possibile osservare i resti di una torre di quel che un tempo era il castello. Non si quale fosse il luogo preciso del ritrovamento. (altro…)
di Lorenzo Bellesia
Un lettore di Panorama Numismatico, il signor Angelo Lando di Gavardo, in provincia di Brescia, ci ha inviato alcune fotografie di materiale posseduto dalla famiglia di un suo conoscente e rinvenuto alla fine deI secolo scorso in una non meglio precisata grotta del Veronese.
Il signor Landa, cui vanno i nostri più sentiti ringraziamenti per la preziosa segnalazione, ci ha chiesto una classificazione delle monete ritrovate ma questo materiale è così interessante che vale la pena segnalarlo all’attenzione degli studiosi in uno specifico per quanto breve articolo piuttosto che nella consueta rubrica di corrispondenza con i lettori.
Segue: articolo originale in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.121/luglio 1998, articolo richiesto da un ns. lettore.
In due brevi note apparse in precedenti numeri di Panorama Numismatico avevo sottoposto all’attenzione dei collezionisti alcune considerazioni riguardo a monete papali deI 1700.
Più in particolare, nel numero 45, descrivevo la mezza piastra di Clemente XI ( 1700 – 172 1) con al rovescio la veduta del porto di Ripetta, notando come tutti i numerosi esemplari osservati, in cataloghi e raccolte, presentassero dei difetti di conio nell’esergo del diritto, proprio in corrispondenza del nome dell’incisore. Inoltre avevo individuato una variante notevole nella rappresentazione del rovescio.










