Studi a articoli numismatici sulle monete e medaglie italiane medioevali e moderne. Le zecche delle città italiane, le monete e le medaglie italiane negli studi di Panorama Numismatico.
UN ESEMPLARE INEDITO DELLA MONETA FATTO CONIARE DAL DUCA SABAUDO E’ STATO MESSO ALL’INCANTO. IL CONFRONTO CON ALTRI PEZZI TIPOLOGICAMENTE SIMILI PERMETTE DI FARLO RISALIRE A PRIMA DEL 1503.
Recentemente alla Vente aux enchères 58, presso la casa d’aste francese Cgb.fr è stato esitato all’incanto un esemplare di mezzo testone assai singolare (lotto 318), che merita alcune considerazioni.
La moneta in questione presenta al dritto la legenda, preceduta da una croce patente “PHILIB’(ER)TVS . DVX . SABAVDI(A)E . VIII” e, entro cordoncino perlinato, il busto con berretto del duca Filiberto volto a destra, dietro al quale è presente un punto. Al rovescio, invece, è raffigurato lo scudo sabaudo crociato inclinato a sinistra, sormontato da elmo, cimiero a forma di testa di leone alato e lambrecchini tra il motto FE/RT, il tutto entro cordoncino perlinato e, circolarmente, la legenda, anch’essa preceduta da una croce, “IN . TE . D(OMI)NE . CONFIDO . T .”
Questo mezzo testone, coniato nella zecca di Torino, unica aperta al di qua dei monti, come indicato dalla sigla di zecca “T” al rovescio, dal diametro di 25,5 mm e pesante 4,5 g, presenta numerose differenze rispetto ai medesimi numerali del duca Filiberto finora conosciuti. La letteratura numismatica riporta, infatti, tre tipi per questo duca: il primo presenta al dritto il duca in armatura a cavallo andante verso destra entro cordoncino perlinato, il secondo e il terzo tipo, invece, riportano entrambi il busto del duca con berretto rivolto verso destra di dimensioni e fattura diverse, risultando più grande e più maturo quello dell’ultima tipologia (battuto nella zecca di Torino, sicuramente dopo il 1503, in quanto presenta le iniziali del maestro di zecca Giacomo Cassino, attivo a partire da quella data).
Segue: articolo completo in formato PDF, anteprima da Panorama Numismatico nr.291 di Gennaio 2014
di Achille Giuliani
La vitalità storiografica e letteraria della zecca aquilana e una finestra sulle vicende sociali e araldiche della città che ha permesso di riaprire l’interpretazione allegorica di un rarissimo bolognino di re ladislao, dimenticato dagli studiosi di numismatica e creduto unico.
In una delle mie prime letture sull’oreficeria aquilana nella tarda età di Mezzo rimasi sgomento nel seguire lo stizzito botta e risposta, mostrato ai primi del Novecento dalla Rivista Abruzzese di Scienze, Lettere ed Arti, tra due cultori di storia dell’arte, Vincenzo Balzano e Pietro Piccirilli, scettici, l’un con l’altro, delle personali intuizioni legate al momento storico in cui la scuola d’oreficeria poté fiorire nella città dell’Aquila. Un sorta di duello, a colpi di sommarie attribuzioni d’opera e di prove documentali, che piace riproporre con due passi tratti dalle lettere spedite, con risentimento, all’attenzione del direttore di quella pregevole e, da tempo, soppressa rivista.
(Dicembre 1906, scrive Piccirilli): «Tanto dibattito fa proprio piacere, perché si ha a che fare con persone cortesi e colte e non con i così detti arrivisti i quali, a costo di rompersi il collo, si buttano a corpo perduto pur d’arrivare a far conoscere al lettore il vario loro sapere. Francamente, poi, ti confesso che non saranno sudori sprecati, perché, in fin dei conti, qualche cosa di utile se ne ricava».
(Febbraio 1907, scrive Balzano): «Bisogna esser persuasi di non tenere la storia d’un’arte d’un paese, d’una regione, se prima non siano esaminate con quella precisa intenzione le memorie, le cronache, le leggi, gli statuti, le lettere, le carte de’ privati e dei pubblici archivi, che ci rimangono, i segni di vita di quell’arte nella popolazione da cui fu ab antico praticata».
Articolo completo in pdf: Giuliani L’Universitas aquilana tratto da Panorama Numismatico nn. 277-278, ottobre-novembre 2012
di Francesco di Rauso*
Nato a Palermo nel 1810 e divenuto all’età di venti anni re del Regno delle Due Sicilie, il più importante reame d’Italia, Ferdinando II di Borbone, il più napoletano dei re si spense a Caserta il 22 maggio 1859 a causa di un male che portava avanti già da qualche anno. Egli, con grande senso di responsabilità, mise in primo piano i bisogni del popolo e della nazione più che gli interessi personali. Iniziò a diminuire le somme da elargire alla Regia Corte e contribuì, in più occasioni, con la sua cassa personale ai fabbisogni dello Stato. Fece tutto ciò che fu possibile perchè il suo popolo vivesse in condizioni dignitose affrontando con notevole determinazione le varie problematiche del Regno. Durante i suoi 29 anni di governo, le Due Sicilie acquisirono posizioni di rilievo in numerosi campi ed i primati da essa raggiunti non furono eguagliati prima d’allora da nessun altro Stato italiano. Nulla da invidiare quindi alle altre grandi potenze europee. Le tante opere pubbliche, molte delle quali giunte intatte sino ai giorni nostri, testimoniano la grandezza di questo sovrano e la sua “passione per il progresso”.
Le cronache del tempo narrano di un sovrano sempre presente e che preferiva rendersi conto di persona dei problemi reali della gente grazie ai suoi numerosi viaggi effettuati nelle varie province del Regno. A causa, però, della sua grande personalità fu tanto odiato da quel gruppetto di rivoluzionari e sovversivi che fregiandosi con l’appellativo di “patrioti”, andarono all’estero a bollare come tiranno un sovrano deciso e determinato che non amava farsi pestare i piedi.
UNA MONETA INEDITA DI PASSERANO, UNA ANONIMA DI ATTRIBUZIONE INCERTA MA CERTAMENTE PIEMONTESE, UNA RARISSIMA CONTRAFFAZIONE BATTUTA IN SVIZZERA DEL BIANCO BOLOGNESE DI PIO V, UNO STRANO MARCHESANO DI FERRARA.
di Lorenzo Bellesia
Grazie alla cortesia di due lettori vorrei segnalare alcune interessanti monete. La prima di queste è una interessantissima contraffazione della zecca di Passerano così descritta:
D/ … AI … RO …
Due stemmi affiancati tra i quali, in basso, globetto
R/ … NOVA · PAS …
Aquila di fronte ad ali spiegate
CU – h 2 – g 1,20
Purtroppo del diritto si intravedono solo alcune lettere mentre al rovescio le lettere PAS non lasciano dubbi sull’assegnazione della moneta a Passerano. La moneta non è descritta né dal CNI né dal recente lavoro di Elio Biaggi.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.258, gennaio 2011
I BANDI E LE TARIFFE MONETARIE SONO SEMPRE FONDAMENTALI PER COMPRENDERE I SISTEMI MONETARI ED I RAPPORTI DI VALORE TRA LE DIVERSE MONETE.
di Lorenzo Bellesia
Il bando del 21 febbraio 1554
Un bando bolognese del 21 febbraio 1554 poi reiterato il 23 successivo riguardante sesini e quattrini forestieri ben descrive e tariffa il circolante delle città emiliane vicine cioè Mirandola, Modena, Parma, Reggio Emilia e Massa Lombarda. Eccone il testo: Hora che in tutto cessano le cause, & rispetti per li quali si è tollerato, che li quattrini, sesini & altre monete forestiere si siano spesi fin qui contra la forma delle provisioni sopra ciò fatte, & publicate per il passato, il Reverendiss. Mons. S. Hieronimo Sauli Digniss. Arcivescovo de Genua & meritiss. Vicelegato della Città di Bologna, di consenso & volontà delli Magnifici & Excelsi Sig. li Sig. Antiani Consoli & Confaloniero di Giustitia, del popolo & comune della Città di Bologna & delli Illustri Sig. Quaranta Reformatori del istato della Libertà de detta Città, di novo a beneficio universale & particolare del popolo di quella, Ordina & espressamente comanda che li sesini tutti indiferentemente forestieri & battuti fuori di Bologna.