Studi a articoli numismatici sulle monete e medaglie italiane medioevali e moderne. Le zecche delle città italiane, le monete e le medaglie italiane negli studi di Panorama Numismatico.
di Francesco Di Rauso
CONIATI TRA 1459 E 1472, ALCUNI CORONATI DELL’INCORONAZIONE ED UNZIONE PORTANO SIGLE SIA SUL DRITTO CHE SUL ROVESCIO, PARTICOLARITÀ MAI NOTATA IN PRECEDENZA
Coronatus quia legitime certavit, “Incoronato perchè combatté legittimamente”. Questa la frase protagonista del dritto dei primi coronati battuti a Napoli durante il lungo regno di Ferdinando I d’Aragona (1458-1494), un messaggio dal profondo significato politico che rafforzò, come vedremo di seguito, l’immagine del giovane sovrano passato alla storia come uomo dall’indole spietata e vendicativa, principe indiscusso del ‘400 napoletano, amante delle arti, stratega militare, figlio illegittimo e prediletto del re Alfonso V d’Aragona (I per Napoli).
L’inizio del suo lungo regno fu contrassegnato da una serie di difficoltà politiche e militari: appena salito al trono subì un grave affronto dal pontefice Callisto III il quale non lo riconobbe re di Napoli; dovette inoltre fronteggiare una serie di attacchi da parte di Giovanni d’Angiò (duca titolare di Calabria), pretendente al trono di Napoli e figlio di Renato d’Angiò, ex sovrano di Napoli detronizzato da Alfonso d’Aragona nel 1442. Alcuni nobili del regno, senza scrupoli, ritennero molto più conveniente allearsi con l’angioino, le ostilità sfociarono in una cruenta guerra che vide da un lato il re di Napoli in difesa dei propri diritti e dall’altro il figlio di un re deposto deciso a riprendersi ciò che venne tolto al padre.
Segue: l’articolo di copertina del numero di settembre (a. XXXI, n. 298) di Panorama Numismatico, dedicato al Convegno Numismatico Partenopeo che si terrà a Napoli dal 26 al 28 settembre é disponibile qui in formato pdf.
di Luciano Giannoni
LA DESCRIZIONE DI ALCUNE MONETE PIOMBINESI DELLA COLLEZIONE GNECCHI, MESSE IN VENDITA A FRANCOFORTE NEL 1902, NON CONSENTE UNA LORO FACILE IDENTIFICAZIONE. IL CONFRONTO CON CONIAZIONI PASSATE RECENTEMENTE IN ASTA PUÒ VENIRE IN AIUTO.
Nel corso delle mie ricerche sulla monetazione piombinese, ne ho verificato la presenza in raccolte pubbliche e private (per lo meno in quelle a me note) e nei listini d’asta. Devo sottolineare, a questo proposito, che se si escludono quelli, non frequentissimi, in cui sono presenti monete piombinesi in rame o mistura e grossi in argento di Jacopo VII Appiani, ne ho trovati solo tre con la presenza di monete in oro o argento coniate dai due Ludovisi.
Un primo catalogo, oggetto di questa nota, poneva in vendita, tra le altre, un rarissimo zecchino di G.B. Ludovisi; un secondo catalogo, del 1960, offriva una doppia – altrettanto rara – sempre di Giovan Battista Ludovisi ed un terzo, un mezzo giulio di Niccolò.
Il listino del 1902 (fig. 1) è sicuramente il più interessante. Infatti, oltre a presentare diverse monete piombinesi, contiene alcune stranezze che hanno stimolato immediatamente la mia attenzione.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.297 – Luglio/Agosto 2014
di Pier Alessandro Boni
LO STUDIO DI ALCUNI QUATTRINI FATTI CONIARE DAL MARCHESE ALBERICO I CYBO SUI QUALI COMPAIONO ISCRIZIONI FINORA MAI RESE NOTE.
Fino all’asta Artemide XXXV dell’11 luglio 2012, seguendo il completo libro di Lorenzo Bellesia, Le monete di Massa di Lunigiana pubblicato nel 2008, le coniazioni battute dal marchese Alberico I Cybo Malaspina, successivamente elevato al rango di principe, erano prese in esame solo per tre periodi e tre diverse iscrizioni, le prime due con il titolo di marchese III mentre il terzo era con il titolo di principe I e più esattamente:
di Lorenzo Bellesia
NELL’ITALIA DEL CINQUE E SEICENTO GLI ZECCHIERI SI SPOSTAVANO DA UNA CITTA’ ALL’ALTRA, COSI’ E’ POSSIBILE TROVARE EMISSIONI RIFERIBILI A UN SOLO ZECCHIERE MA DI SIGNORI DIVERSI.
Mi sono state segnalate due interessanti monete che, curiosamente, pur essendo di zecche diverse, sono state battute dallo stesso zecchiere, l’ebreo Joseffo Teseo.
di Luigi Lamorte
CON LA NASCITA DELL’IMPERO LATINO D’ORIENTE, NEL 1204, LE TIPOLOGIE MONETARIE NON CAMBIARONO, FINO A CHE GLI STATI FRANCHI, ALLA META’ DEL DUECENTO, DECISERO DI INTRODURRE DENARI TORNESI SU MODELLO FRANCESE.
Il periodo storico (1204-1297)
Quando i cavalieri della Quarta Crociata entrarono a Costantinopoli nell’aprile del 1204, si aprì un nuovo capitolo della storia greca con la formazione dell’Impero latino d’Oriente (fig. 1). Il nuovo volto dell’Egeo ebbe però vita breve: difatti, nella notte tra il 24 e il 25 luglio 1261 Alessio Melissene Strategopulo (Ἀλέξιος Στρατηγόπουλος), generale di Michele VIII Paleologo (imperatore di Nicea), dopo essere stato informato che la guarnigione franco-veneziana di Baldovino II aveva lasciato Costantinopoli, diede l’ordine ad un ristretto gruppo di soldati di entrare in città; costoro, dopo aver scaraventato giù le poche guardie dai bastioni, si diressero verso le porte. All’alba del 25 luglio l’intero esercito bizantino entrò dalla Porta aurea praticamente senza combattere; Costantinopoli ritornava ad essere la capitale dell’impero bizantino.
Nonostante la breve parentesi dell’Impero latino, in meno di sessant’anni, i franchi avevano conquistato vasti territori, isole e piazzeforti del vecchio impero; tra le più importanti vi erano il Principato di Acaia (conosciuto all’epoca come Morea, cioè il Peloponneso) e il Ducato di Atene.
Segue: articolo completo in formato PDF, da Panorama Numismatico nr.291 di Gennaio 2014.