Studi a articoli numismatici sulle monete e medaglie italiane medioevali e moderne. Le zecche delle città italiane, le monete e le medaglie italiane negli studi di Panorama Numismatico.

Orcagna (attr.), La cacciata del duca d’Atene Gualtieri di Brienne da Firenze, affresco staccato dal Carcere delle Stinche, Firenze, Palazzo Vecchio.
di Magdi A.M. Nassar
LA CRISI ECONOMICA FIORENTINA DELLA METÀ DEL XIV SECOLO PRESENTA ASPETTI INTERESSANTI PER GETTARE LUCE ANCHE SULLA SITUAZIONE ATTUALE.
Premessa
Dopo il periodo di grande crescita che aveva caratterizzato l’Europa del XIII secolo, il continente conobbe un’inversione di rotta, testimoniata dai racconti di molti cronisti, tra cui risulta rilevante quello del Villani, di cui ci avvarremo spesso nella trattazione.
Nel XIV secolo Firenze incarna perfettamente la situazione generale dell’Europa, con il suo ruolo di centro culturale ed economico, rappresentando un po’ la Wall Street medievale. Nel decennio successivo al 1339 si verificò la più grande crisi che la storia fiorentina possa ricordare, con la carestia nel ‘47, la peste nera del ‘48 e l’instabilità del rapporto tra oro e argento tra il ‘45 e il ‘47. A questi fatti eclatanti si sommarono altre innumerevoli vicissitudini, come la congiura dei Bardi del 1340 e la signoria tirannica di Gualtieri di Brienne.
La crisi economica che ebbe luogo in quegli anni tanto lontani, assume un aspetto sorprendentemente attuale, in grado di stupire riguardo l’antichità di alcuni concetti propri dell’economia e della finanza moderna. In questa ricerca si è reso indispensabile il testo di Carlo Maria Cipolla1, nel quale queste tematiche sono trattate in maniera approfondita.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr. 303 – febbraio 2015 (numero esaurito).
GLI STUDI HANNO RILEVATO LA GRANDE VARIETÀ DEI CONII E DELLE VARIANTI NELLE EMISSIONI DELLA ZECCA DI SALERNO, SPECIE SOTTO IL DUCA GUGLIELMO, INDICE DI UN CONTESTO ECONOMICO RICCO E VIVACE
Mi accingo, in punta di piedi e con estrema umiltà, per la prima volta, ad una pubblicazione su una importante rivista di numismatica e lo faccio con l’animo e lo spirito dello studioso discreto, dell’appassionato di storia, amante della propria città e, soprattutto, della numismatica, conscio della mia piccolezza al cospetto di grandi di questo mondo che hanno lasciato importante traccia del loro passaggio su queste pagine e speranzoso di poter dare anch’io un seppur minimo contributo a questa eccezionale disciplina e allo studio di una zecca medievale italiana di straordinario interesse quale quella di Salerno, che sempre riserba nuove sorprese.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).
LO STUDIO DEL BAGATTINO ESTENSE PERMETTE UN APPROFONDIMENTO SU DI UNA PARTICOLARE TIPOLOGIA DI DIRITTO.
La moneta in oggetto non è totalmente sconosciuta ma è di una tipologia anomala, rara e dimenticata. Nel 1927, ai compilatori del IX volume del Corpus Nummorum Italicorum non sfuggì la presenza, nella Collezione reale, di una anomala tipologia di bagattino. La moneta in questione presentava una singolare abbreviazione e una distribuzione insolita della legenda del verso e così la descrissero al n. 298 del Corpus ma senza documentarne le caratteristiche con l’inserimento di immagini nelle tavole…
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).
di Magdi A.M. Nassar, Mario Limido, Luca Peccerillo
ENRICO I CREÒ UNA MONETAZIONE INNOVATIVA NEL PANORAMA IMPERIALE: IL DENARO CON LA CROCE ASTILE. UN RECENTE RITROVAMENTO FORNISCE NUOVI DATI PER DETERMINARE LA SEQUENZA TIPOLOGICA DELLE CONIAZIONI.
Dai problemi per la successione di Ottone III al regno di Arduino
La successione ad Ottone III e la ribellione arduinica
Il 23 gennaio 1002 moriva nel castello viterbese di Faleria, forse a causa di una febbre malarica contratta nelle malsane saline ravennati, l’imperatore Ottone III, appena prima di poter convolare a nozze con la principessa Zoe, figlia di Costantino VIII, da poco sbarcata sulle coste italiche. Con lui se ne andava l’epoca della Renovatio Imperii, ovvero il grande progetto di ripristino dell’antica autorità imperiale romana fondata, questa volta, sui nuovi valori cristiani.
Il 7 giugno 1002, veniva incoronato a Magonza, con il titolo di Rex francorum, Enrico II, detto il Santo, cugino di Ottone. Troppo occupato a contrastare le ribellioni della nobiltà tedesca, nella quale molti vassalli, tra i quali Baldovino di Fiandra, l’arcivescovo di Metz e Federico conte di Lussemburgo, si erano sollevati al potere imperiale, trascurò la situazione italiana, dove l’aristocrazia locale già si era preoccupata di cavalcare l’evento funebre per eleggere autonomamente un proprio re; con cerimonia solenne, il 15 febbraio, i vassalli peninsulari avevano, infatti, incoronato nella basilica di San Michele Maggiore di Pavia il marchese Arduino d’Ivrea al titolo di Rex Italiae.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.307 – Giugno 2015

Giovan Battista Gaulli, Ritratto di Clemente X (1670-1676), olio su tela, Firenze, Galleria degli Uffizi.
di Michele Chimienti e Guglielmo Cassanelli
LA COLLEZIONE DI MONETE PAPALI DI SAVERIO SCILLA, DISPERSA GIÀ IN ANTICO, SI PUÒ RICOSTRUIRE GRAZIE ALLE RIPRODUZIONI PUBBLICATE DA SERAFINI E ZANETTI
Le monete d’oro del XVII secolo emesse dalla zecca felsinea di cui non si conosce alcun esemplare
Alcuni autori (Scilla, Zanetti, Serafini) hanno pubblicato le immagini di monete d’oro emesse dalla zecca di Bologna a nome di Clemente X e di Innocenzo XI di cui oggi non si conosce nessun esemplare. Probabilmente quelle emissioni erano tanto scarse (si trattava di poche centinaia di esemplari ognuna) che non ne è sopravvissuta nessuna alle successive fusioni. In effetti, contrariamente a quanto accade oggi, il valore delle monete d’oro e d’argento da collezione era spesso di poco superiore, se non uguale, a quello del loro contenuto in metallo prezioso per cui poteva risultare semplice e conveniente consegnarle in zecca perché fossero fuse e averne in cambio delle nuove ben accette sui mercati. A conferma di ciò si può citare quanto accadde alla collezione di Saverio Scilla, che il 26 giugno 1746 fu ceduta al Medagliere Vaticano dal figlio Ponziano. Il figlio lamentò il fatto che il valore intrinseco delle monete d’oro e d’argento era superiore alla stima eseguita per la vendita (Archivio della Biblioteca Vaticana, vol. 11, f. 396).
Segue: articolo completo in formato PDF, anteprima del numero di giugno 2015 di Panorama Numismatico