Studi a articoli numismatici sulle monete e medaglie italiane medioevali e moderne. Le zecche delle città italiane, le monete e le medaglie italiane negli studi di Panorama Numismatico.
LO STUDIO DEL BAGATTINO ESTENSE PERMETTE UN APPROFONDIMENTO SU DI UNA PARTICOLARE TIPOLOGIA DI DIRITTO.
La moneta in oggetto non è totalmente sconosciuta ma è di una tipologia anomala, rara e dimenticata. Nel 1927, ai compilatori del IX volume del Corpus Nummorum Italicorum non sfuggì la presenza, nella Collezione reale, di una anomala tipologia di bagattino. La moneta in questione presentava una singolare abbreviazione e una distribuzione insolita della legenda del verso e così la descrissero al n. 298 del Corpus ma senza documentarne le caratteristiche con l’inserimento di immagini nelle tavole…
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).
di Magdi A.M. Nassar, Mario Limido, Luca Peccerillo
ENRICO I CREÒ UNA MONETAZIONE INNOVATIVA NEL PANORAMA IMPERIALE: IL DENARO CON LA CROCE ASTILE. UN RECENTE RITROVAMENTO FORNISCE NUOVI DATI PER DETERMINARE LA SEQUENZA TIPOLOGICA DELLE CONIAZIONI.
Dai problemi per la successione di Ottone III al regno di Arduino
La successione ad Ottone III e la ribellione arduinica
Il 23 gennaio 1002 moriva nel castello viterbese di Faleria, forse a causa di una febbre malarica contratta nelle malsane saline ravennati, l’imperatore Ottone III, appena prima di poter convolare a nozze con la principessa Zoe, figlia di Costantino VIII, da poco sbarcata sulle coste italiche. Con lui se ne andava l’epoca della Renovatio Imperii, ovvero il grande progetto di ripristino dell’antica autorità imperiale romana fondata, questa volta, sui nuovi valori cristiani.
Il 7 giugno 1002, veniva incoronato a Magonza, con il titolo di Rex francorum, Enrico II, detto il Santo, cugino di Ottone. Troppo occupato a contrastare le ribellioni della nobiltà tedesca, nella quale molti vassalli, tra i quali Baldovino di Fiandra, l’arcivescovo di Metz e Federico conte di Lussemburgo, si erano sollevati al potere imperiale, trascurò la situazione italiana, dove l’aristocrazia locale già si era preoccupata di cavalcare l’evento funebre per eleggere autonomamente un proprio re; con cerimonia solenne, il 15 febbraio, i vassalli peninsulari avevano, infatti, incoronato nella basilica di San Michele Maggiore di Pavia il marchese Arduino d’Ivrea al titolo di Rex Italiae.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.307 – Giugno 2015
di Michele Chimienti e Guglielmo Cassanelli
LA COLLEZIONE DI MONETE PAPALI DI SAVERIO SCILLA, DISPERSA GIÀ IN ANTICO, SI PUÒ RICOSTRUIRE GRAZIE ALLE RIPRODUZIONI PUBBLICATE DA SERAFINI E ZANETTI
Le monete d’oro del XVII secolo emesse dalla zecca felsinea di cui non si conosce alcun esemplare
Alcuni autori (Scilla, Zanetti, Serafini) hanno pubblicato le immagini di monete d’oro emesse dalla zecca di Bologna a nome di Clemente X e di Innocenzo XI di cui oggi non si conosce nessun esemplare. Probabilmente quelle emissioni erano tanto scarse (si trattava di poche centinaia di esemplari ognuna) che non ne è sopravvissuta nessuna alle successive fusioni. In effetti, contrariamente a quanto accade oggi, il valore delle monete d’oro e d’argento da collezione era spesso di poco superiore, se non uguale, a quello del loro contenuto in metallo prezioso per cui poteva risultare semplice e conveniente consegnarle in zecca perché fossero fuse e averne in cambio delle nuove ben accette sui mercati. A conferma di ciò si può citare quanto accadde alla collezione di Saverio Scilla, che il 26 giugno 1746 fu ceduta al Medagliere Vaticano dal figlio Ponziano. Il figlio lamentò il fatto che il valore intrinseco delle monete d’oro e d’argento era superiore alla stima eseguita per la vendita (Archivio della Biblioteca Vaticana, vol. 11, f. 396).
Segue: articolo completo in formato PDF, anteprima del numero di giugno 2015 di Panorama Numismatico
Le emissioni “aggiunte” di denari piccoli della zecca senatoriale romana
LO SVILUPPO DEI DENARI PICCOLI E IL RUOLO DA ESSI SOSTENUTO NEL SISTEMA MONETARIO CAPITOLINO. BREVE PROFILO.
di Adolfo Sissia
Nel tema già complesso che riguarda la produzione del provisino senatoriale s’inseriscono con forza le emissioni dei denari piccoli da parte della zecca romana. In realtà, nello specifico, studi editi mancano del tutto, a parte qualche eccezione sul tipo provisino, e tendenzialmente si tratta la materia in modo sommario. Qui di seguito, a colmare in parte questa lacuna e sia pure restringendo in poche pagine l’argomento, sprofondato da troppo tempo in un “ingiusto oblio”, saranno segnalati dati acquisiti e considerazioni personali da esaminare.
Com’è noto, a Roma il nominale che aveva il ruolo base di moneta dell’usualità – in altri termini l’utilizzo quotidiano del circolante per transazioni di carattere medio-basso – era costituito dal denaro provisino. Tuttavia, dalla metà circa del XIV secolo, l’officina romana coniò nuove serie di denari piccoli.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.305 – Aprile 2015
di Claudio Cassanelli
LE EMISSIONI DI ALESSANDRO PICO PER IL LEVANTE, AFFINI AD UNA SERIE MODENESE DI FRANCESCO I D’ESTE, PRESENTANO ALCUNE DIVERSITÀ DI CONIO SPECIE SUL ROVESCIO.
La serie di monete coniate per il Levante da Alessandro I Pico (1602-1637) nella zecca di Mirandola, è composta da due valori di 12 e 6 bolognini. Tipologicamente risulta identica ad una serie della zecca modenese di Francesco I d’Este, nella quale zecca furono emessi diversi altri valori: da 18 bolognini, da 15, da 10, da 9 e da 8. Su un valore da 8 bolognini risulta la sigla dello zecchiere IT, ossia Joseffo Teseo, il quale aveva già lavorato nella zecca di Correggio per l’emissione di una moneta da otto soldi senza la data poi ancora, per il nuovo duca di Modena, a partire dall’ottobre del 1630.
Segue: articolo completo tratto da Panorama Numismatico nr.302 – Gennaio 2015 (numero esaurito).