Articoli e saggi di numismatica sugli stati italiani prima del Regno d’Italia. Le monete e le medaglie della repubblica di San Marino e della Città del Vaticano.
ALCUNI ESEMPLARI DEL TARÌ DA 10 GRANA FURONO BATTUTI CON UN ERRORE DI NOMINALE. AD OGGI SE NE SONO RINTRACCIATI SEI, CHE HANNO DATO VITA A UNA TIPOLOGIA “INATTESA”.
Il “tarì da 10 grana” rappresenta una particolare varietà nella quale l’errore di punzonatura della cifra “10” in luogo di “20” produsse un tondello che per diametro e peso risultava pienamente conforme ad un tarì (sebbene il nominale lo vorrebbe relegato tra i carlini). La moneta è nota sul mercato da alcuni anni (dal 1962 per la precisione) ed è classificata in Pannuti Riccio, 133a e in Pagani, 273c (si veda in Bibliografia) oltre che sui vari cataloghi commerciali dei giorni nostri. Tale circostanza creò nella monetazione di Ferdinando II di Borbone una tipologia inedita o, per meglio dire, inattesa.
Segue: Il tarì dimezzato nella zecca di Napoli articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.298
*Si ringrazia Francesco Di Rauso per la gentile collaborazione.
di Lucio Esposito
GIOACCHINO MURAT TENTO’ DI INTRODURRE L’UNITA’ MONETARIA ANCHE NEL REGNO DI NAPOLI, CONFORMANDOLO SUL MODELLO FRANCESE. MA LA POPOLAZIONE ACCETTO’ MALVOLENTIERI IL CAMBIAMENTO.
Cenni storici
Nel 1808 Gioacchino Murat fu nominato re di Napoli da Napoleone I, a seguito della nomina di Giuseppe Bonaparte al trono di Spagna, che di fatto aveva reso vacante il regno sottratto ai Borbone. Il nuovo re fu entusiasticamente accolto dai napoletani che ne apprezzarono il temperamento sanguigno e coraggioso, l’indole goliardica, la bella presenza fisica ma, soprattutto, i tentativi di porre rimedio all’indigenza e alla miseria dei suoi sudditi.
L’ex giacobino rivoluzionò il regno introducendo nel 1809 il Codice Napoleone, il Codice di Commercio Francese e nel 1812 il Codice Penale. Riorganizzò l’esercito delle Due Sicilie conformandolo al modello francese, dando così ottime possibilità di carriera ai nobili che volessero intraprendere la vita militare. Finanziò opere pubbliche di rilievo come ad esempio, a Napoli, la costruzione del ponte della Sanità, di via Posillipo e gli scavi di Ercolano; si fece altresì notare per la sua volontà di abolire il feudalesimo, di eliminare il brigantaggio e di introdurre importanti sgravi fiscali. Tuttavia non riuscì ad accontentare tutte le classi sociali; i più scontenti furono i commercianti, ai quali il blocco navale imposto dagli inglesi rovinava gli affari. Inoltre, le nuove istituzioni sociali introdotte dal Codice Civile Napoleonico, come l’adozione e il divorzio, causarono l’inimicizia degli ambienti clericali.
In politica estera, non riuscì a riconquistare la Sicilia, laddove Ferdinando IV si era rifugiato sotto la protezione inglese, dovendo accontentarsi della conquista di Capri, sottratta agli inglesi per merito delle truppe francesi del generale Lamarque e di alcuni napoletani guidati dal principe Pignatelli Strangoli (3-4 ottobre 1808). Successivamente, a capo di un contingente di soldati del regno di Napoli, partecipò al fianco di Napoleone alla campagna di Russia e alla battaglia di Lipsia (1813). Dopo questa sconfitta cercò di salvare il trono facendo una pace separata con l’Austria. L’anno seguente, durante i cento giorni, fu di nuovo a fianco dell’imperatore, combattendo la guerra austro-napoletana per difendere il proprio regno, venendo tuttavia sconfitto nella battaglia di Tolentino (2 maggio 1815); il successivo trattato di Casalanza (20 maggio 1815), firmato presso Capua, sancì definitivamente la sua abdicazione e il ritorno di re Ferdinando sul trono.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.280.
L’INDAGINE SU UNA VARIANTE DELLA MONETA DA 4 SOLDI RISALENTE AL 1868 SI ARRICCHISCE DI UN NUOVO ESEMPLARE. L’IPOTESI CHE SI TRATTI DI UNA MONETA PRODOTTA IN ZECCA VIENE ORA RAFFORZATA.
di Davide Fabrizi
Nell’asta Varesi “Vicenza Numismatica” del 29 settembre 2012, al lotto n. 323, è stata messa all’incanto una moneta da 4 soldi coniata nel 1868, nel XXII anno di pontificato di Pio IX (fig. 1).
La descrizione della moneta (4 Soldi 1868 A. XXII, Roma. CNI e Pag. mancante come variante Cu g 18,75 • Variante con due stelle per parte ai lati della data e mancante del segno di zecca al rovescio. Esemplare corredato di perizia fotografica di Orlando. Colpi sul taglio) mette in risalto la variante inedita per via della presenza di due stelle ai lati della data, anziché una sola, e della mancanza del segno di zecca. Ci ricolleghiamo all’esemplare sopra illustrato per segnalare come una moneta con le stesse caratteristiche fosse già in fase di studio da parte nostra; questo passaggio in asta pubblica, il primo in assoluto a nostra conoscenza, porta a tre il numero totale di esemplari censiti e tende a rafforzare la
nostra opinione che si tratti di una moneta prodotta in zecca. Vogliamo sottolineare che nel seguente studio vengono proposte delle ipotesi le quali, seppur basate su dati oggettivi, non pretendono di avere valore definitivo, anzi aprono nuovi scenari e ipotesi riguardanti l’esistenza e la circolazione di questa moneta. Auspichiamo infatti, a completamento della presente pubblicazione, l’intervento di qualche esperto del settore che possa fornire notizie o dati aggiuntivi riguardanti la sua coniazione e circolazione.
Durante il pontificato di Pio IX si decise di adeguare la circolazione monetaria dello Stato Pontificio, ormai ridotto alle sole province romane, a quella con sistema metrico decimale adottata dalla lega monetaria tra Francia, Belgio e Italia già dal 23 dicembre 1865. Con editto del 18 giugno 1866, a firma del segretario di Stato, cardinale Antonelli, vennero istituite le nuove monete e le condizioni di cambio delle vecchie, che man mano sarebbero state ritirate dalla circolazione applicando le tariffe di cambio secondo la seguente tabella. (altro…)
di Paolo Pini
PARTE I: Genova, Piemonte, Venezia
In un articolo precedente (Panorama Numismatico n.62) è stata esaminata, sulla scorta della monetazione della zecca locale, la situazione politica nella città di Bologna dopo la presa di possesso nell’Italia padana da parte delle forze napoleoniche e l’istaurazione del governo popolare a regime repubblicano e le successive incorporazioni nelle Repubbliche Cispadania e Cisalpina.
Con questo ulteriore contributo allarghiamo il discorso per tracciare, sempre col presidio numismatico, una panoramica sugli altri stati italiani che abbracciarono il nuovo corso all’insegna dell’albero della libertà.
Si tratta di un periodo storico sconvolgente, per le sue ripercussioni sui governi locali, dal punto di vista istituzionale e sociale. Prenderemo in esame, nell’ordine, la situazione a Genova, in Piemonte, a Venezia, a Lucca e Firenze, a Roma, a Napoli, avendo già nella nota precedente, alla cui rilettura rimandiamo, considerati gli sviluppi della conquista napoleonica di parte dell’Italia settentrionale, sfociati nella costituzione delle Repubbliche Cispadania e Cisalpina, di cui saremo qui soltanto riproduzione alcune monete, esclusa la già trattata zecca di Bologna. (altro…)
di Luciano Giannoni
SONO ESAMINATE NEL DETTAGLIO TUTTE LE VARIANTI DELLA MONETAZIONE PER LUCCA DEI CONIUGI BACIOCCHI.
Nel novembre 2000 uscì sulla rivista Numismatique et Change un articolo di Frédéric Droulers dal titolo emblematico Les monnaies méconnues de Lucques et Piombino. Non vi è dubbio che la monetazione del Principato di Lucca e Piombino oltre che essere stata poco studiata presenti aspetti ancora incerti ed indeterminati, a partire dal numero effettivo dei pezzi coniati. Un primo tentativo di mettere a fuoco le tematiche relative alla monetazione di Elisa trovò spazio nel catalogo della mostra Le monete di Piombino dagli etruschi ad Elisa Baiocchi cui seguì, dopo alcuni anni, uno studio di R. Melillo.
Quello su cui vogliamo porre l’accento in questa nota è l’aspetto più strettamente legato alla tipologia delle coniazioni; pur essendo queste limitate a soli quattro anni nominali (1805, 1806, 1807 e 1808) presentano infatti una gamma notevole di varianti relative sia al dritto che al rovescio. Questo vale essenzialmente per i pezzi da 5 franchi, poiché le monete da 5 e 3 centesimi non presentano alcuna variante mentre quelle da 1 franco differiscono tra loro solo per la dimensione del corpo della data (decisamente più piccolo nel franco del 1808); inoltre, sempre per il 1808, abbiamo due varianti legate alla distanza maggiore o minore della leggenda rispetto ai busti dei due principi (fig. 1a, b); cosa analoga è presente anche nei 5 franchi 1805 ed è causa, come vedremo in seguito, di equivoco.
Segue: articolo completo in formato pdf, da Panorama Numismatcio nr.249/marzo 2010