Monete italiane contemporanee: studi e articoli sulle monete della Repubblica Italiana.
LA GENESI DELLA MONETA DA 500 LIRE DETTA “CARAVELLE”, CONIATA A PARTIRE DAL 1958 FINO A TEMPI RECENTI, FU LUNGA E TRAVAGLIATA.
Come per le cose che utilizziamo abitualmente, che non suscitano più la nostra curiosità, così accade anche per le monete che ci risultano familiari, forse perché ci sembrano già del tutto note. Ma non sempre è così e nello specifico non è cosi per la moneta da cinquecento lire emessa ben 56 anni fa, quella che normalmente chiamiamo “Caravelle”.
Prima di parlare diffusamente di questa moneta è importante inserirla nel contesto storico in cui è nata.
La maggior crescita del sistema economico italiano si ebbe nel 1958 e durò per almeno cinque anni; questa si basò sulla rapida trasformazione dell’assetto economico del Paese, in particolare con lo spostamento della forza lavoro dall’agricoltura all’industria e portò al passaggio da un’economia chiusa ad una più legata ai mercati europei, dove le esportazioni divennero prevalenti, crescendo notevolmente anche grazie ai Trattati di Roma del 1957 sulla liberalizzazione dei mercati CEE. L’industria italiana divenne il settore trainante del Paese, mentre l’agricoltura sensibilmente arretrava.
Segue articolo completo in formato PDF, anteprima da Panorama Numismatico nr. 300 – Novembre 2014
di Francesco Pastrone
Tirature e rarità del 2 centesimi 1900 e del 10 rubli 1894
Ho cominciato a collezionare monete all’età di 4 anni e verso la fine degli anni Cinquanta mi sono fatto comprare da mio padre il primo catalogo. Essendo all’epoca abituato a saccheggiare le riserve di rame dei miei parenti (tutti viticoltori) avevo a disposizione una quantità di monete di rame, tra le quali i due centesimi di Umberto I. Con mio grande stupore lessi che negli anni 1897 e 1898 erano stati coniati più di 4 milioni di esemplari mentre nel 1900 soltanto 2 milioni e 700 mila! In pratica, invece io trovavo molto più facilmente gli esemplari con data 1900 che gli altri due. Tentavo di darmi diverse spiegazioni: il 2 centesimi del 1900 era stato distribuito soprattutto in Piemonte; la moneta era stata tesaurizzata perché era la prima del nuovo secolo…
di Giorgio Martinelli
Sul n. 7-8 della rivista “La Numismatica”, l’eminente studioso Remo Cappelli ha avanzato seri dubbi sulla autenticità della moneta da 100 Lire Oro 1940 anno XVlII, venduta all’asta n. 472 del 1 Maggio 1984 dalla Finarte di Milano.
Le motivazioni addotte dal Dott. Cappelli mi sembrano non sempre giustificate. L’autore infatti incentra la sua trattazione sulla ricerca da lui effettuata per stabilire se la moneta sia o non sia stata coniata dalla Zecca Italiana.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.6/novembre 1984, articolo richiesto da un ns. lettore.
di Lucio Esposito
GIOACCHINO MURAT TENTO’ DI INTRODURRE L’UNITA’ MONETARIA ANCHE NEL REGNO DI NAPOLI, CONFORMANDOLO SUL MODELLO FRANCESE. MA LA POPOLAZIONE ACCETTO’ MALVOLENTIERI IL CAMBIAMENTO.
Cenni storici
Nel 1808 Gioacchino Murat fu nominato re di Napoli da Napoleone I, a seguito della nomina di Giuseppe Bonaparte al trono di Spagna, che di fatto aveva reso vacante il regno sottratto ai Borbone. Il nuovo re fu entusiasticamente accolto dai napoletani che ne apprezzarono il temperamento sanguigno e coraggioso, l’indole goliardica, la bella presenza fisica ma, soprattutto, i tentativi di porre rimedio all’indigenza e alla miseria dei suoi sudditi.
L’ex giacobino rivoluzionò il regno introducendo nel 1809 il Codice Napoleone, il Codice di Commercio Francese e nel 1812 il Codice Penale. Riorganizzò l’esercito delle Due Sicilie conformandolo al modello francese, dando così ottime possibilità di carriera ai nobili che volessero intraprendere la vita militare. Finanziò opere pubbliche di rilievo come ad esempio, a Napoli, la costruzione del ponte della Sanità, di via Posillipo e gli scavi di Ercolano; si fece altresì notare per la sua volontà di abolire il feudalesimo, di eliminare il brigantaggio e di introdurre importanti sgravi fiscali. Tuttavia non riuscì ad accontentare tutte le classi sociali; i più scontenti furono i commercianti, ai quali il blocco navale imposto dagli inglesi rovinava gli affari. Inoltre, le nuove istituzioni sociali introdotte dal Codice Civile Napoleonico, come l’adozione e il divorzio, causarono l’inimicizia degli ambienti clericali.
In politica estera, non riuscì a riconquistare la Sicilia, laddove Ferdinando IV si era rifugiato sotto la protezione inglese, dovendo accontentarsi della conquista di Capri, sottratta agli inglesi per merito delle truppe francesi del generale Lamarque e di alcuni napoletani guidati dal principe Pignatelli Strangoli (3-4 ottobre 1808). Successivamente, a capo di un contingente di soldati del regno di Napoli, partecipò al fianco di Napoleone alla campagna di Russia e alla battaglia di Lipsia (1813). Dopo questa sconfitta cercò di salvare il trono facendo una pace separata con l’Austria. L’anno seguente, durante i cento giorni, fu di nuovo a fianco dell’imperatore, combattendo la guerra austro-napoletana per difendere il proprio regno, venendo tuttavia sconfitto nella battaglia di Tolentino (2 maggio 1815); il successivo trattato di Casalanza (20 maggio 1815), firmato presso Capua, sancì definitivamente la sua abdicazione e il ritorno di re Ferdinando sul trono.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.280.
PAGINE DI STORIA DEL MESSICO ATTRAVERSO LE EMISSIONI MONETARIE.
Il Messico vanta un primato che pensiamo nessun paese potrà mai eguagliare, quello di aver giustiziato due imperatori a 43 anni di distanza l’uno dall’altro, il primo nel 1824, il secondo nel 1867.
Il caso certo più noto di imperatore messo a morte è quello dello zar Nicola II di Russia ucciso insieme a tutta la sua famiglia a Ekaterinburg il 16 luglio del 1918 dai bolscevichi. Altri non ce ne vengono alla mente. Dei due imperatori messicani fucilati, il più noto è certamente il secondo, Massimiliano d’Asburgo, fratello minore dell’imperatore Francesco Giuseppe, cui il Carducci dedicò una famosa ode, mentre Augustin de Iturbide viene citato al più in qualche riga, se non semplicemente in una nota a piè di pagina, sui manuali liceali di storia. Può capitare così che qualcuno si imbatta in una moneta messicana con una testa nuda di profilo circondata dalla scritta “AUGUSTINUS DEI PROVIDENTIA”, senza sapere chi sia il personaggio effigiato. Sebbene abbia regnato per due anni soltanto, questo sovrano emise una serie completa di monete in rame, argento e oro la cui quantità non è nota, ma probabilmente ammonta in tutto a qualche milione di pezzi.