Monete italiane contemporanee: studi e articoli sulle monete della Repubblica Italiana.
di Alberto Castellotti
LE MONETE ITALIANE CONIATE CON L’ORO DELL’ERITREA E QUELLE SVIZZERE CONIATE CON L’ORO DI GONDO.
Come ben sanno i decimalisti che racccogliendo, a guisa di industriose api, le monete del Regno d’Italia e le loro consorelle degli antichi stati si cimentano a memorizzarne i tipi e le date e a sciorinarle come sono soliti fare i tifosi di calcio con le formazioni delle squadre, fra le tante, se non troppe, emissioni dell’ultimo re Vittorio Emanuele III (certamente più attivo e attento alla numismatica che non agli affari di stato) vi è un gruppo di “marenghi” da 20 lire d’oro con data 1902, che presentano al diritto, sotto il mento del re, il contrassegno di una piccola ancora. L’immagine di questo attrezzo, di fondamentale importanza per la navigazione, ci avverte che si tratta di esemplari battuti impiegando l’oro estratto dalle miniere della colonia d’oltremare Eritrea, etimologia riferita al Mar Rosso (dal greco erytraios, “rosso”), mare che la lambisce.
di Lorenzo Bellesia
CHE COSA RAPPRESENTANO LE COSIDDETTE CIFRE RIBATTUTE NEI MARENGHI DI UMBERTO I? ERRORI DI ZECCA O DELIBERATI METODI DI IDENTIFICAZIONE?
È soltanto negli ultimi anni che i cataloghi d’asta hanno via via segnalato la presenza di particolari forme di ribattitura nei numeri che compongono il millesimo di alcuni marenghi di Umberto I. Il fenomeno è molto particolare e concentrato soltanto sui marenghi, mancando del tutto negli altri nominali in qualunque metallo, né si nota per quelli precedenti di Vittorio Emanuele II o per quelli successivi di Vittorio Emanuele III.
Scarica articolo completo Monete di Umberto I ribattute in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.342, settembre 2018
Agli appassionati del settore segnaliamo quel che sembra proprio essere un progetto per una nuova moneta da 200 lire battuto in un acciaio speciale.
Eccone la descrizione:
D/ ACCIAI · SPECIALI · INOX // PER · MONETE
Stambecco stante a sinistra, sullo sfondo i monti e altri stambecchiR/ Stella alpina, a sinistra, 1974, a destra, 200
Bordo lisciog 3,80 – Ø 22,6
ALCUNI ESEMPLARI DEL TARÌ DA 10 GRANA FURONO BATTUTI CON UN ERRORE DI NOMINALE. AD OGGI SE NE SONO RINTRACCIATI SEI, CHE HANNO DATO VITA A UNA TIPOLOGIA “INATTESA”.
Il “tarì da 10 grana” rappresenta una particolare varietà nella quale l’errore di punzonatura della cifra “10” in luogo di “20” produsse un tondello che per diametro e peso risultava pienamente conforme ad un tarì (sebbene il nominale lo vorrebbe relegato tra i carlini). La moneta è nota sul mercato da alcuni anni (dal 1962 per la precisione) ed è classificata in Pannuti Riccio, 133a e in Pagani, 273c (si veda in Bibliografia) oltre che sui vari cataloghi commerciali dei giorni nostri. Tale circostanza creò nella monetazione di Ferdinando II di Borbone una tipologia inedita o, per meglio dire, inattesa.
Segue: Il tarì dimezzato nella zecca di Napoli articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.298
*Si ringrazia Francesco Di Rauso per la gentile collaborazione.
LA GENESI DELLA MONETA DA 500 LIRE DETTA “CARAVELLE”, CONIATA A PARTIRE DAL 1958 FINO A TEMPI RECENTI, FU LUNGA E TRAVAGLIATA.
Come per le cose che utilizziamo abitualmente, che non suscitano più la nostra curiosità, così accade anche per le monete che ci risultano familiari, forse perché ci sembrano già del tutto note. Ma non sempre è così e nello specifico non è cosi per la moneta da cinquecento lire emessa ben 56 anni fa, quella che normalmente chiamiamo “Caravelle”.
Prima di parlare diffusamente di questa moneta è importante inserirla nel contesto storico in cui è nata.
La maggior crescita del sistema economico italiano si ebbe nel 1958 e durò per almeno cinque anni; questa si basò sulla rapida trasformazione dell’assetto economico del Paese, in particolare con lo spostamento della forza lavoro dall’agricoltura all’industria e portò al passaggio da un’economia chiusa ad una più legata ai mercati europei, dove le esportazioni divennero prevalenti, crescendo notevolmente anche grazie ai Trattati di Roma del 1957 sulla liberalizzazione dei mercati CEE. L’industria italiana divenne il settore trainante del Paese, mentre l’agricoltura sensibilmente arretrava.
Segue articolo completo in formato PDF, anteprima da Panorama Numismatico nr. 300 – Novembre 2014