Articoli e studi sulle monete estere e sulle zecche di tutto il mondo, world coins.
di Corrado Marino
IN UN BELLISSIMO BIGLIETTO DEL 1942, ARABI, AFRICANI E INDOCINESI ACCOMUNATI SOTTO LA BANDIERA FRANCESE.
Per molti Paesi, le banconote costituiscono un mezzo importante per diffondere presso la popolazione nazionale e gli stranieri che se le trovano tra le mani, una immagine positiva di sé, della propria cultura e dei valori politici e civili ai quali lo Stato si ispira. Tra questi c’è senz’altro la Francia, la cui carta moneta è assai apprezzata dai collezionisti per almeno tre motivi e cioè:
• la maestria dei suoi incisori, capaci di realizzare soggetti eleganti ed armoniosi;
• la bellezza dei colori, vivaci senza mai risultare chiassosi, e con una grande varietà di toni e sfumature;
• l’elevata qualità della carta, assai sottile eppure molto resistente all’usura.
Tra le numerose emissioni che si sono susseguite fino all’introduzione dell’euro, una menzione particolare merita a nostro avviso il biglietto da 5.000 franchi (P. 42) emesso dalla Banque de France dal 1942 al 1947. Esso costituisce un’efficace rappresentazione pittorica della Grandeur, che contraddistingue la cultura d’Oltralpe almeno dai tempi del re Sole, insieme all’idea della missione civilizzatrice che la Francia si era attribuita nel suo vastissimo impero coloniale. Certo le colonie erano considerate, dai paesi europei che le possedevano, un serbatoio di materie prime e di manodopera a basso costo e, in qualche caso, anche di soldati da mandare in guerra, e la Francia non faceva eccezione.
NUMEROSI FURONO I CENTRI DI CONIAZIONE IN RUSSIA PRIMA DELLA RIFORMA MONETARIA DEL XVIII SECOLO VOLUTA DA PIETRO I. LA MONETA COMUNE A OGNI GRANDUCATO ERA IL DENGA D’ARGENTO CHE, PERO’, NON AVEVA PESO UNIFORME.
di Giuseppe Carucci
Nella seconda metà del XIV secolo si ebbe nelle terre russe una ripresa delle attività produttivo-commerciali e si rafforzò la lotta contro il conquistatore mongolo. Ciò provocò la ripresa della coniazione monetaria in alcuni ducati e principati. L’unità monetaria che venne a essere coniata fu chiamata denga.
La moneta d’argento con questo nome fu per lungo tempo l’unico nummo coniato, anche se in alcuni principati o ducati essa fu accompagnata dalla sua metà, detta poludenga, e a Pskov e Novgorod anche dal quarto di denga, detto cetveretza.
È opinione comune che il primo stato a coniare sia stato il granducato di Mosca, seguito dai ducati Rjazanski e Suzdalsko-Nizhegorodski. Dalla fine del XIV secolo e nella prima metà del XV secolo, coniarono anche altri principati e ducati vassalli.
È giusto sottolineare che agli albori della ripresa della coniazione nelle terre russe non si poteva parlare di vere e proprie zecche, bensì di “luoghi di coniazione”. Più che altro la coniazione avveniva nelle botteghe artigiane degli argentieri i quali lavoravano non su ordinazione del duca o principe ma con il suo consenso, poiché in realtà le monete servivano soprattutto ai mercanti ed erano loro ad avere disponibilità d’argento da trasformare in monete. Negli stati più grandi il sovrano aveva il proprio argentiere-zecchiere il quale, di tanto in tanto, veniva invitato, con la sua piccola borsa di strumenti, per effettuare la coniazione necessaria.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.286 / Luglio e Agosto 2013
di Giuseppe Carucci
Le due rivoluzioni del 1917, quella borghese del febbraio e quella proletaria dell’ottobre, spazzarono via definitivamente il plurisecolare ordinamento monarchico assolutista e con esso tutte le sue monete. Non è chiaro quali fossero le intenzioni originarie del nuovo governo dei Soviet circa una eventuale nuova monetazione. Com’era purtoppo naturale aspettarsi, il cambio di regime non fu incruento: si era ancora in guerra e l’armistizio che il governo firmerà in seguito con la Germania sarà molto pesante, comportando perdite territoriali; mentre la Finlandia otterrà la Lenin la restituzione della piena indipendenza. Ben presto scoppiò anche una guerra civile, che durò anni e fu molto sanguinosa e crudele da ambo le parti. Da un lato i Belogvardeizy (guardie bianche), che si battevano per la restaurazione monarchica ma soprattutto per la ricostituzione del grande latifondo; dall’altra i Krasnoarmeizy (soldati rossi), decisi a difendere fino alla morte la vittoria dei Soviet. La guerra civile si protrasse per anni e in una certa fase sembrò che dovesse terminare con la vittoria dei bianchi sui rosse, grazie anche all’aiuto delle potenze occidentali. Dalla Siberia premevano le armate del generale Kolciak, dal sud gli eserciti dei generali bianchi Denikin, Kornilov e Wrangler, e così il regime sovietico si trovò a controllare solo una parte del paese. La rivoluzione finì comunque con la vittoria dei Bolscevichi, che riacquistarono il controllo dell’intero territorio. (altro…)
RARISSIMI NOMINALI DELLA MONETAZIONE RUSSA
di Giuseppe Carucci
Quando si parla di monete russe di grande calibro e in metallo pregiato una sola è la parola che viene in mente: rublo! Senza andare troppo indietro nel tempo, partendo dal 1700 troviamo un due rubli d’oro giù nel 1718 (precedentemente in oro si coniava il cervonetz e il doppio cervonetz, del peso di 3,5 e 6,9 grammi rispettivamente) e un rublo d’argento nel 1704, quindi durante il regno di Pietro il Grande.
E così fu fino alla caduta della dinastia Romanov avvenuta nel 1917. Le ultime monete d’oro da 5 e 10 rubli furono coniate nel 1911 mentre l’ultimo rublo d’argento è datato 1915. Ma anche dopo la caduta dello zarismo (questa parola nella sua traduzione più letterale, ma non la più esatta, vorrebbe dire “cesarismo”, poiché la parola zar, o czar, è l’equivalente russo-slava della parola “cesare”. Quindi lo zarismo è il regime a capo del quale c’è un cesare, ovvero un imperatore), il rublo rimase la valuta della Repubblica Sovietica Russa (1917-1923), dell’Unione Sovietica (19223-1992), ed è tuttora la valuta della Russia odierna, che si usa definire “democratica”, sopravvivendo quindi a grandi cataclismi storico-politici.
Il rublo tuttavia dovette combattere le sue brave battaglie per la propria sopravvivenza, per non farsi affiancare (per l’argento) e addirittura soppiantare (per l’oro) da altri nominali con nomi diversi.
Infatti sul finire del Setteceno e nell’Ottocento ci furono, da parte delle autorità monetarie e governative russe, intenzioni e profeti tesi alla coniazione di monete che avessero nomi diversi dal rublo, e ciò per diversi motivi. Parliamo di monete che si chiama efimki e rusi. (altro…)
PASSATA DALLA DOMINAZIONE SVEDESE A QUELLA RUSSA NEL CORSO DELL’OTTOCENTO, LA FINLANDIA RICEVETTE IL DIRITTO DI BATTERE MONETA FIN DAL 1860.
di Giuseppe Carucci
Fin dalla seconda metà del XII secolo fu la Svezia a determinare i destini della Finlandia fino a inglobarla come parte del regno praticamente in qualità di colonia. Tra Russia e Svezia ci furono diverse guerre; la prima avvenne nel 1590-1595 ma fu la terza guerra russo-svedese, tra 1808 e 1809, a determinare il futuro della Finlandia. Questa guerra fu catastrofica per la Svezia e per il suo re, Gustavo IV Adolfo (fig. 1) che nel 1809 fu destituito da un complotto di ufficiali dell’esercito.
In conseguenza della sconfitta svedese, la Finlandia fu costituita in Granducato e incorporata nell’impero russo. Così il popolo finlandese per la prima volta ebbe una sua statalità e un grado, anche se limitato, di autonomia. (altro…)