Monete e medaglie: monete antiche, monete greche, monete romane, monete celtiche. Articoli e notizie sulla monetazione antica.
UBICAZIONE E CENNI STORICI
Entella era un antico centro elimo, situato sulla sommità della Rocca di Entella, a pochi km dall’attuale comune di Contessa Entellina, una scoscesa cima rocciosa incombente sulla valle del Belice sinistro. Attualmente la località attende ancora una sistematica campagna archeologica.
L’antica tradizione la diceva fondata da Aceste, mitico eroe collegato alla saga di Troia.
Nulla si conosce sulla storia della città fino agli ultimi anni del V secolo a.C.; quando Entella appare collegata agli eventi riguardanti i mercenari Campani.
Questi ultimi sono citati per la prima volta nel 415 a.C., quando circa 800 Campani prestarono servizio presso i Calcidesi di Naxos e di Katane, alleati degli Ateniesi durante la loro disastrosa avventura siciliana. Nel 413 a.C., rimasti senza ingaggio dopo la sconfitta di questi ultimi ad opera dei Siracusani, passarono ai Cartaginesi. Furono impiegati dapprima, nel 410 a.C., come presidio posto a difesa di Segesta dagli attacchi dei Selinuntini e successivamente, nel 409 a.C., per l’assedio di Selinus e di Himera.
Segue: articolo completo in formato PDF (16 pagine) da Panorama Numismatico nr. 115 – Gennaio 1998. Articolo richiesto da un ns. lettore.
di Pasquale Attaniese
Qualche tempo fa sono sta to informato da un amico agricoltore che, nella zona del Metapontino, nel corso di lavori agricoli, aveva rinvenuto una strana moneta, che presenta un foro praticato in antico verso la parte superiore del tondello ed in modo che il tipo del diritto risulti perfettamente in asse col foro stesso.Da questo ho dedotto che il pezzo in questione poteva essere adoperato come pendente per un laccio, una collana, o altro.
Non è stato possibile conoscere con esattezza il contesto del rinvenimento, in quanto il fondo agricolo, interessato da un consistente insediamento antico, è stato sottoposto a profonda aratura e completamente dissestato. Tuttavia, con le dovute cautele, data l’abbondanza e la qualità del materiale frammentato superstite in zona, suppongo si tratti di un grosso edificio pubblico cultuale. Non è prudente, però, dire di più per l’obiettività che deve sempre contraddistinguere gli studi sulle vestigia del passato.
Ho avuto facilmente la disponibilità del pezzo, di cui qui di seguito traccio una scheda e la relativa descrizione. Metallo: piombo, con bella patina ben distribuita, di colore grigio chiaro con zone tendenti al giallino.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.133/settembre 1999 – articolo richiesto da un ns. lettore.
Vedi anche sullo stesso argomento: Un tipo di raffigurazione inedito nella misteriosa monetazione incusa dell’antica Kaulonia nel Bruttium

Foto 1. Asse in rame di circa 11 grammi coniato a Roma nel 14 d.C. da Tiberio per la deificazione del Patrigno Augusto. Al diritto, testa radiata di Augusto a sinistra. Cohen 249; R.I.C. 83 (ex asta Cronos 6 di Crippa).
di Roberto Diegi
IL SIGNIFICATO DELLA CORONA RADIATA SULLE MONETE TRA IL I E IL III SECOLO d.C. E LE RIFORME DEL SISTEMA MONETARIO ROMANO.
È convinzione diffusa e ben radicata che nella monetazione imperiale romana l’apposizione di una corona radiata, anziché laureata, sul capo dell’imperatore di turno avesse il preciso significato di valore doppio della moneta in questione. In linea di massima ciò è vero, ma non sempre è stato così.
Gli assi coniati da Tiberio per la divinizzazione di Augusto, ad esempio, portano tutti la corona radiata ed è ben certo che queste monete non erano dupondi, cioè due assi. Il notissimo conio che riporto (foto 1), coniato da Tiberio nel 14 d.C., dimostra chiaramente come la corona radiata non avesse, in questo caso, alcun significato di “doppio”. Ma anche sotto Nerone, si hanno indifferentemente assi e dupondi sia con la corona laureata che radiata. Riporto due dupondi, uno con la corona radiata (foto 2) e l’altro con quella laureata (foto 3).
Ma la questione della testa radiata che avrebbe dovuto distinguere le monete di valore doppio crea non pochi problemi anche dopo Nerone. Adriano ha coniato dei bellissimi dupondi dove l’imperatore appare sia con la classica corona laureata che con quella radiata ed è solo in base al peso e alla lega che si possono distinguere gli assi dai dupondi. Le foto 4 e 5 sono emblematiche al riguardo.
La circostanza che nel I e II secolo d.C. la corona radiata non indicasse sempre e necessariamente un valore dopppio è testimoniata anche da questa anomala moneta (foto 6) fatta coniare da Lucio Vero: asse o dupondio? Il peso (9,67 grammi) fa pensare ad un asse, ma il capo di Lucio Vero porta una corona radiata.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.280 – gennaio 2013.
di Alberto Campana
Era stata appena pubblicata la mia monografia su Herakleia Minoa (rif. Herakleia Minoa nr.130/maggio 1999) quando ho preso visione di un interessante articolo di Lazzarini sullo stesso argomento ( L. Lazzarini , Eraclea Minoa (Sicilia). La monetazione bronzea agatocleana, Annotazioni Numismatiche, n. 33, Marzo 1999, Edizioni ennerre, Milano, p. 756 761).
Il bronzo “testa di Eracle/Faretra”, che costituisce l’emissione n. l nella mia monografia, viene dal Lazzarini senz’altro attribuito all’omonima zecca lucana sostenendo che è più volte rinvenuto in tombe di quella città (Fig. 1). In realtà la questione resta ancora aperta in quanto se è vero che alcune varianti simili, con l’etnico abbreviato H o HP, hanno circolato solo nella città lucana, il bronzo summenzionato, molto raro e con etnico completo senza la consonante aspirata, sembra essere stato rinvenuto in Sicilia. Ovviamente è possibile dirimere la questione solo con ulteriori conferme provenienti da sicuri dati di scavo archeologico.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr,135/novembre 1999, articolo richiesto da un ns.lettore.
di Alberto Campana
In un mio precedente articolo (Alcuni chiarimenti sulla metrologia siceliota (A. Campana) 114/dicembre 1997) avevo messo in evidenza la possibilità di una compatibilità metrologica tra alcune emissioni siracusane e le monete romane durante la seconda guerra punica.
In un successivo articolo, dedicato alla monetazione di Capua. avevo rilevato come un’emissione punica in elettro, con testa femminile gianiforme (Tanit?) e Giove su biga al galoppo a destra (Fig. 1), pur essendo coniata come 3/4 di shekel cartaginese, poteva essere ricondotta anche ad un ambito metrologico romano essendo scambiabile con 12,5 assi quadrantali (Le monete in oro, elettro, argento e bronzo di Capua: cenni di metrologia (A. Campana) 130/maggio 1999).
Anche se la metrologia antica può prestarsi a diverse interpretazioni, spesso opinabili, mi è sembrato lo stesso utile verificare gli aspetti metrologici delle varie emissioni puniche che furono battute in Italia e in Sicilia al seguito delle truppe annibaliche. In particolare era stata grande la mia curiosità di controllare se queste monete potevano in qualche misura essere compatibili con le coeve monete battute dai Romani e dalle varie città e popoli variamente coinvolti in Italia e in Sicilia nel corso della seconda guerra punica, che fu veramente epocale.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr. 136/dicembre 1999, articolo richiesto da un ns. lettore.