Monete e medaglie: monete antiche, monete greche, monete romane, monete celtiche. Articoli e notizie sulla monetazione antica.

Litra, INEDITO coll. Privata, 0,68g; D:Testa femminile a destra con sottile benda, collana e orecchino; bordo con puntini; R:Testa di Atena a destra, con elmo corinzio; a sinistra, spiga di grano
di Alberto Campana
UBICAZIONE E CENNI STORICI
Mytistraton con ogni probabilità era ubicata nella località Castellaccio, una scoscesa altura nei pressi dell’attuale comune di Marianopoli, di notevole importanza strategica in quanto situata tra la valle del Belice e quella di Salito.
Non ci sono tramandate notizie storiche anteriori alla prima guerra punica, ma i dati numinastici suggeriscono che nel corso del IV secolo a.C. doveva essere una fortezza abitata da mercenari campani, forse mischiati con cittadini originari di Lipari e di Himera.
Nel 261 a.C. i Romani, che avevano iniziato la campagna militare per liberare dai Cartaginesi la costa settentrionale e giungere fino a Panormos, cinsero di assedio la fortezza Mytistraton. Per ben sette mesi tentarono di espugnarla o quanto meno di sorpassarla, ma inutilmente e dovettero desistere, dopo aver perso numerosi soldati.
di Alberto Campana
UBICAZIONE E CENNI STORICI
L’antica Eryx si trovava sul colle ora occupato da Erice (fino al 1934 denominato Monte San Giuliano) che domina con i suoi 751 metri sul livello del mare la pianura costiera sulla quale si è sviluppata Trapani, dalla quale dista 15 hm.
All’inizio fu probabilmente occupata da genti indigene dello stesso orizzonte culturale dei Sicani. Successivamente la comunità sicana dovette arricchirsi di elementi orientali e poi di Greci, forse commercianti provenienti dall’Asia Minore, dando origine agli Elimi, che abitavano anche a Segesta ed a Entella.
Secondo la leggenda greca, l’antico centro elimo sarebbe stato fondato da Eryx, figlio di Afrodite e del re locale Butes. Proprio in onore della madre egli avrebbe fondato il celebre santuario, che sorgeva sull’estrema punta sud-est del colle. All’arrivo di Eracle con i vuoi di Gerione, Eryx lo avrebbe sfidato a una gara di pugilato, restando ucciso nello scontro.
Nel corso del VI secolo a.C. gli Elimini dovettero fronteggiare più volte i Cartaginesi, che miravano a creare nei loro territori una vera e propria eparchia punica. Furono sconfitti tra il 570 e il 550 a.C. dal generale punico Malchus. Intorno al 510 a.C. lo spartano Dorieo fece una spedizione in Sicilia e, sulla base dell’oracolo di Delfi, che aveva affermato che il territorio di Eryx apparteneva agli Eracledi in quanto conquistato da Eracle, vi fondò una colonia, chiamandola Heraclea. Ma la colonia ebbe vita breve e fu distrutta dai Cartaginesi, alleati con i Segestani.
Forse in seguito ai tentativi dei greci di penetrare nell’area elima, già durante le prime fasi dell’occupazione punica fu eretta l’imponente cinta di mura, parte della quale è ancora oggi visibile.
Dal V secolo a.C. fino alla prima guerra punica Eryx e il suo porto di Drepanon (attuale Trapani) come pure l’alleata Segesta, rimasero soggetti al dominio cartaginese, salvo una breve parentesi, nel 398 a.C., quando Eryx fu conquistata da Dionisio I, per essere poi recuperata dai Cartaginesi guidati da Imilcone.
Nel 260 a.C. i Cartaginesi rasero al suolo la città, tranne il tempio, e ne trasferirono gli abitanti a Drepanon, che fu allora fondata come città e divenne una delle loro più importanti basi navali.
Nel 248 a.C. i Romani, con un colpo di mano riuscirono a impadronirsi di Eryx, ma quattro anni dopo Amilcare Barca, provenendo da Panormus, riconquistò la città tranne la cittadella del tempio, che rimase in mano romana. Nonostante gli aspri combattimenti sulla sommità del monte, la situazione rimase immodificata fino alla fine della prima guerra punica. Nel 241 a.C. tutta la Sicilia occidentale, e quindi anche Eryx, fu assegnata ai Romani.
Da allora e per tutto il periodo repubblicano il santuario di Venere Ericina fu uno dei più venerati, anche in base alla comune asserita origine troiana che avrebbe legato Romani ed Elimi. Il senato romano addirittura impose a 17 città siciliane di versare un’offerta di corono d’oro al santuario e creò una guarda speciale di 200 schiavi armati, chiamati Venerii. Tuttavia, già in età augustea il santuario era assai decaduto, per essere poi parzialmente restaurato sotto Tiberio e Claudio .
Segue: articolo completo in formato PDF, suddiviso in Prima Parte & Seconda Parte, tratto da Panorama Numismatico nr.119/maggio 1998. A seguire le altri parti dell’articolo.

Aureo di 7,17 grammi coniato a Roma nel 199-200. Al diritto, busto imberbe di Caracalla e legenda ANTONINVS AVG. Al rovescio, RECTOR ORBIS con il Sole stante tenente globo e lancia. R.I.C. 39b (ex asta Nac 24/2002).
di Roberto Diegi
L’ADORAZIONE DEL SOLE NELLE MONETE IMPERIALI DEL III E IV SECOLO
La festa liturgica del Natale è stata istituita in Occidente – probabilmente poco prima della metà del IV secolo – e si è diffusa rapidamente in Oriente. Si tratta di una celebrazione relativamente tardiva, poiché in quell’epoca le comunità cristiane già osservavano le festività canoniche della Pasqua e della Pentecoste, ereditate direttamente dal giudaismo, conoscevano un ciclo quaresimale di durata variabile secondo le varie località e festeggiavano quasi ovunque il 6 gennaio l’Epifania, dedicata essenzialmente al battesimo di Gesù.
La festa di Natale del 25 dicembre era quindi sconosciuta ai cristiani dei primi tre secoli. Fino all’inizio del IV secolo questo giorno, destinato a costituire in seguito una data centrale nel cristianesimo, passava del tutto inosservato ai credenti. Invece, nell’impero romano, il 25 dicembre era una importante festività dedicata al culto pagano di Mitra, all’adorazione del Sole e nella quale veniva celebrata la fine del solstizio invernale.

Magno Massimo. Foto 1. Solido di 4,48 grammi coniato a Treviri tra il 383 e il 388. Al diritto D N MAG MAXIMVS P F AVG e busto a destra. Al rovescio Massimo e Teodosio (o Vittore) seduti di fronte con il busto di una Vittoria ad ali spiegate sopra le loro teste: la legenda dice VICTORIA AVGG; TROB in esergo. Cohen 9, R.I.C 77b. In asta HESS DIVO 307/2007, questo stesso solido, in conservazione superba, è stato aggiudicato a 15.500 Fr.Sv.
di Roberto Diegi
Magnus Clemens Maximus
Flavius Victor
Eugenius
Di Magno Massimo ho già avuto occasione di parlare più volte, a proposito di Graziano, di Valentiniano II e Teodosio.
Mi ero ripromesso però di dedicargli un breve spazio, perché la sua figura non può, a mio avviso, essere catalogata “tout court” tra gli Usurpatori.
Magno Massimo naque in Spagna attorno al 335 ed era imparentato con la casata di Teodosio. Fece una brillante carriera militare sino ad essere nominato comandante in capo delle forze armate delle Province Britanniche.
Nel 383 i suoi soldati insoddisfatti del regime di Graziano lo elessero Imperatore.
di A. Castellotti
Il sistema romano delle zecche provinciali, molto vasto fino al III secolo, si era notevolmente contratto al tempo dell’ascesa al trono di Anastasio (491) quando solo Costantinopoli e Tessalonica erano rimaste operative.
Dopo la riforma del 498, Nicomedia tornò nuovamente ad affiancare la zecca metropolitana nell’emissione di nuovi nominali in bronzo. Successivamente fu la volta di Antiochia, cosicché, alla morte di Anastasio (518), erano in funzione quattro zecche.
Il regno successivo, quello di Giustiniano I (518-527), vide un’ulteriore espansione della rete di zecche con la riapertura di quelle di Cizico e di Alessandria e pure Tessalonica, per la prima volta nell’era bizantina, batté moneta di bronzo.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.83/febbraio 1995 – articolo richiesto da un ns. lettore