Monete e medaglie: monete antiche, monete greche, monete romane, monete celtiche. Articoli e notizie sulla monetazione antica.
OPERA DI APOLLODORO DI DAMASCO, DEL PONTE VOLUTO DA TRAIANO ALLA VIGILIA DELLA SECONDA CAMPAGNA MILITARE CONTRO I DACI RIMANGONO OGGI POCHE SOPRAVVIVENZE. LE MONETE ROMANE NE MOSTRANO L’ORIGINALE GRANDIOSITA’
di Roberto Diegi
Un inquadramento storico-biografico si impone.
Come è noto, nel corso del II e del III secolo d.C., l’impero romano raggiunse l’apice dell’espansione territoriale e della prosperità materiale. Fino all’età di Traiano l’impero visse un lungo periodo di pace all’interno, accompagnato dalla progressiva espansione territoriale oltre i confini. Sotto Traiano (98-117 d.C.) l’impero conobbe il suo apogeo e anche l’arte riuscì per la prima volta – stando a quanto ci è dato conoscere – a staccarsi dall’influenza ellenistica.
Uno degli architetti più prestigiosi e geniali che lavorò sotto Traiano fu certamente Apollodoro di Damasco. Architetto, scrittore e ingegnere militare, fu molto attivo a Roma all’inizio del II secolo, ovviamente dopo Cristo. Su Apollodoro ci sono poche informazioni da parte degli autori antichi ma, nonostante il nome greco, va annotato che Apollodoro era un siriano ellenizzato, che aveva appreso il greco come seconda lingua e aveva adottato un nome greco, come peraltro faceva qualunque orientale che volesse acquisire rapidamente una posizione di rilievo nel mondo romano.
Apollodoro, come detto, fu l’architetto ufficiale di Traiano, che seguì nelle guerre contro i Daci. Il legame tra Apollodoro e Traiano si spiega col fatto che nel 76-77 d.C. il padre del futuro imperatore, M. Ulpio Traiano, era stato governatore della Siria, provincia in cui lo stesso Traiano aveva soggiornato da giovane. È molto probabile quindi che il padre dell’architetto sia entrato nella clientela di Traiano padre mentre questi era governatore in Siria. Quindi anche il futuro imperatore ebbe probabilmente modo di conoscere bene Apollodoro, che divenne l’architetto di fiducia di Traiano quando si trasferì a Roma e per l’imperatore progettò molti prestigiosi edifici civili. Ma Apollodoro è probabilmente più noto per la realizzazione del famoso ponte sul Danubio alla vigilia della seconda campagna militare contro la Dacia.
Nella sua attività di ingegnere militare Apollodoro costruì, nell’intervallo fra la prima campagna dacica (101-102 d.C) e la seconda (105-106 d.C), il ponte sul Danubio, sul quale le legioni romane passarono nell’estate dell’anno 105 e del quale rimangono vestigia presso Drobeta (Romania) e un’immagine in rilievo sulla Colonna Traiana.
Tra la prima e la seconda guerra tra romani e daci (101/102 e 105/106), periodo in cui l’imperatore Dace Decebalo era stato costretto ad accettare una dura pace imposta da Traiano, i romani avevano chiara in mente la necessità di una strada che potesse assicurare una comunicazione più diretta con la Dacia, nella prospettiva di vincere definitivamente il popolo dace. Per superare la difficoltà, l’imperatore Traiano prese in considerazione la costruzione di un ponte sul Danubio, allo scopo di eliminare uno degli ostacoli costituito proprio dalla mancanza di una comunicazione diretta con la Dacia, scegliendo personalmente il posto del futuro ponte sul fiume. Punto strategico di grande importanza, Drobeta offriva un particolare vantaggio: la scarsa profondità dell’acqua e una larghezza relativamente ridotta del Danubio nel luogo prescelto.
Alla fine della dominazione romana in Dacia, il ponte è stato distrutto più volte. Oggi si possono vedere ancora i monconi dei piloni del ponte alle due estremità sulle rive del Danubio; nel 1858, quando il grande fiume aveva registrato un livello molto basso, è stato possibile vedere anche la parte del ponte che si trova sott’acqua.
Ma la testimonianza più realistica di come potesse essere questo ponte, al tempo della sua integrità, ce la fornisce una volta di più la numismatica attraverso una splendida serie di sesterzi fatti coniare da Traiano per ricordare quest’opera per quei tempi decisamente eccezionale. Vediamone alcuni.
La foto 1 ci mostra tre splendidi esemplari di sesterzio con l’immagine del ponte sul Danubio tratti dall’opera di Elio Biaggi Le preziose patine dei sesterzi di Roma Imperiale (Ivrea 1992). Le tre monete proposte sono apparentemente identiche ma, in realtà, sono diverse le raffigurazioni di conio, soprattutto al rovescio.
Segue: articolo completo in formato pdf, anteprima da Panorama Numismatico nr.287 di prossima uscita (settembre 2013).
di Roberto Diegi
DAI PRIMI ASSI CON LA TESTA DI GIANO E L’IMMAGINE DI UNA PRORA ALLE MAIORINE DEL IV SECOLO, AL MARE E’ SEMPRE STATA DEDICATA UN’ATTENZIONE PARTICOLARE NELLE CONIAZIONI ROMANE, COSI’ COME E’ ACCADUTO NELLA STORIA DELL’IMPERO.
La prima cosa che uno pensa riguardo alla potenza militare di Roma e alle sue vaste conquiste militari è che questi risultati sono stati raggiunti grazie alle sue legioni di terra e alla loro perfetta organizzazione. Verissimo, ma non va dimenticato che Roma era collocata in mezzo al Mediterraneo e che il controllo del suo impero non poteva prescindere anche da un controllo del mare, sia militare che commerciale.
Non deve quindi stupire che Roma rappresentasse spesso la nave sulle sue monete, che – non dimentichiamolo – erano allora il primo e più immediato mezzo di “propaganda”. Antonio Morello, ha dedicato un importante studio sul potere marittimo di Roma nella monetazione repubblicana: io, molto più semplicemente, mi limiterò a una documentazione per immagini, allargando peraltro il mio orizzonte all’Impero.
UN CURIOSO PARTICOLARE AGGIUNTIVO NELLA ICONOGRAFIA MONETALE DEL BASSO IMPERO E BIZANTINA.
di Paolo Pini
A partire dall’epoca constantiniana il capo dell’imperatore non è più cinto, nel diritto delle monete, dalla corona d’alloro o radiata, ma da un diadema. Il nuovo ornamento, di derivazione orientale, è costituito da una doppia fila di perle o da una benda adorna di gemme che ne reca una più grande sulla fronte. In entrambi i casi questo vezzo termina con un nodo sulla nuca, dal quale scendono i due capo, In altri esemplari il diadema, che si arricchisce di due file di gemme frontali, orna l’elmo dell’imperatore, e questa tipologia si protrarrà nel periodo bizantino.
Ma in epoca teodosiana, un elemento nuovo fa la sua comparsa: la “MANUS DEI”, o la mano celeste, che, come uscente dal cielo, impone una ghirlanda sul capo dell’imperatore dell’imperatrice (fig.1). Il piccolo elemento accessorio si può riscontrare anche nelle figure interne dei rovesci.
In genere di trova sulla sommità del capo, a contatto o appena staccato, interposto alle legenda di bordo, e talora, dalle minuscole dimensioni e specie in esemplari non nitidi per conio o conservazione, può essere confuso con la gemma centrale del diadema. Tutt’altro che costante è tuttavia più frequente nei solidi, ma compare anche in monete bronzee.
La “manus” sta a indicare il diretto legame e la divinità. Dapprima non ancora necessariamente il Dio cristiano, se in emissioni dopo la morte di Costantino la mano uscente dalle nubi è tesa a guidare al cielo la quadriga su cui si trova l’imperatore defunto, in una ambigua significazione di “consecratio” ancora pagana.
Successivamente la “manus dei” si afferma il rapporto tra il Dio della nuova fede e il regnante. La ghirlanda, o corona, è simbolo sacerdotale ed è noto come sacerdozio e potestà regia fossero ab antiquo riunite nella stessa persona.
Si viene così esplicitando graficamente il concetto della autorità imperiale per grazia e benedizione di Dio. Non sarà poi peregrino indagare anche nella sfera civile per dare forse al simbolo una significazione e una motivazione più complete: nel più antico diritto matrimoniale romano al matrimonio era legato l’assoggettamento della donna alla potestà (manus) del marito. La manus dei delle monete e di quant’altre espressioni figurative dell’epoca potrebbe così anche indicare la sottomissione del regnante alla potestà divina.
Segue articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico n.78/settembre 1994
MARCUS ANNIUS VERUS poi MARCUS AURELIUS ANTONINUS
LUCIUS CEIONIUS COMMODUS poi LUCIUS VERUS
di Roberto Diegi
I due imperatori sono stati trattati in un medesimo articolo, sia perché entrambi erano stati adottati insieme da Antonino Pio, nel 138 d.C., sia perché per un certo tempo avevano retto congiuntamente l’impero, pur sottolineando che il vero ed unico imperatore, nella accezione più ampia del termine, anche perché era Pontefice Massimo, fu sempre Marco Aurelio. E questo anche durante la correggenza di Lucio Vero, durata otto anni.
Marcus Annius Verus, questo il suo nome familiare, era nato a Roma nel 121 ed era nipote di Faustina Maggiore, la moglie di Antonino. Dopo l’adozione mutò il suo nome in Marcus Aurelius Antoninus.
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Aspetti dell’iconografia monetale dell’antica Polis tirrenica.
CHI È LA FIGURA FEMMINILE CHE COMPARE NEI ROVESCI DELLE BELLISSIME MONETE DI TERINA? È FORSE NIKE? OPPURE LA SIRENA LIGEA?
di Francesco Cristiano
Da poco più di un secolo un ristretto numero di studiosi si occupa delle monete di Terina alla ricerca di spiegazioni convincenti che schiariscano la nebbia che avvolge gli splendidi coni della città tirrenica ritenuti, al pari di quelli di Siracusa, creazioni del miglior periodo dell’arte classica. La ricerca pone attenzione su molteplici aspetti, dalla nascita (cronologia) alla interpretazione dei tipi, dalla circolazione all’impatto artistico dell’unico elemento diretto, reale e certo che abbiamo della città di Terina: le sue monete.
La coniazione non è molto ampia. Il corpo degli stateri realizzato da Regling nel 1906 enumera circa 500 monete. Si tratta di una serie monetale di grande varietà ed immaginazione per la scelta stilistica dei suoi tipi. Terina, infatti, come poche altre zecche greche fecero, produsse, in un breve arco di tempo (da poco dopo la metà del V fino alla prima metà del IV secolo a.C.), una ricchezza notevole all’interno della variazione artistica dei suoi stessi temi, dimostrando non solo la sua indipendenza e la sua fiorente ricchezza economica, ma soprattutto il forte significato e la grande dedizione spirituale verso il proprio simbolo. (altro…)