Monete e medaglie: monete antiche, monete greche, monete romane, monete celtiche. Articoli e notizie sulla monetazione antica.

Aurei pre riforma. Foto 1. Aureo di 4,82 grammi coniato a Lugdunum per Diocleziano nel 285-286. Al diritto IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG con busto a destra laureato Al rovescio La Vittoria alata e legenda VICTORIA AVG. Cohen 465, R.I.C. 3 var.
di Roberto Diegi
Caius Aurelius Valerius Diocletianus (Iovius)
Marcus Aurelius Valerius Maximianus (Herculius)
Flavius Valerius Constantius (Chlorus)
Marcus Galerius Valerius Maximianus (Armentarius)
Diocleziano si chiamava originariamente Diocles ed era nato in Dalmazia nel 240 da una famiglia di umilissime origini, facendo peraltro una splendida carriera militare: solo quando fu eletto imperatore, dopo l’assassinio di Numeriano, e rimase unico reggente dell’Impero dopo la morte di Carino, trasformò il suo nome in quello di Caius Aurelius Valerius Diocletianus.
Era il 285 e Diocleziano, come suo primo atto da imperatore, nominò cesare il suo camerata Massimiano, anch’esso di umilissime origini, nato a Sirmum in Pannonia nel 240 e importante ufficiale dell’esercito. L’anno successivo, nel 286 quindi, Massimiano fu elevato al rango di augusto, formalmente a parità di poteri con Diocleziano, anche se quest’ultimo manteneva di fatto una certa supremazia.

Fig. 1. San Cristoforo Cinocefalo, icona bizantina, Atene, Museo Bizantino e Cristiano. Il santo cristiano Cristoforo è spesso raffigurato in questo modo perché nella Passio sancti Christophori martyris viene descritto come un cinocefalo convertito al cristianesimo.
di Gianni Graziosi
TRA LE MONETE BATTUTE DOPO LA CADUTA DELL’IMPERO DAI COSIDDETTI REGNI BARBARICI, QUELLE LONGOBARDE SONO DI SICURO LE PIU’ AFFASCINANTI E, PER NOI ITALIANI, LE PIU’ INTERESSANTI.
Le regioni settentrionali, quanto più sono lontane dall’ardore del sole e gelide per freddo e neve, tanto più risultano favorevoli alla salute degli uomini e adatte alla proliferazione delle genti, come, al contrario, l’intera fascia meridionale, quanto più è vicina al calore del sole, tanto più pullula sempre di malattie ed è meno idonea alla vita degli esseri mortali. … Infatti i Goti e i Vandali, i Rugi, gli Eruli e i Turcilingi, e anche altre feroci e barbare popolazioni, sono venute dalla Germania. Allo stesso modo mosse dall’isola chiamata Scandinavia, per quanto si avanzino anche altre spiegazioni della sua partenza, pure il popolo dei Winnili, cioè dei Longobardi, che poi regnò felicemente in Italia, e che trae origine dai popoli germanici… Il gruppo così designato ad abbandonare la terra natale e ad andare in cerca di paesi stranieri, si sceglie due capi, Ibor e Aio, che erano fratelli, nel pieno della giovinezza e più degli altri valorosi, … Era madre di questi capi Gambara, donna fra loro forte di ingegno e provvida nel consiglio, sulla cui saggezza essi facevano grande affidamento per le situazioni difficili…. Con queste parole inizia il primo libro dell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono (720-799 ca.) che, alla fine dell’VIII secolo, scrisse la storia del suo popolo fissando in forma scritta i racconti e le saghe che narravano le vicende delle origini. Il collegamento tra i climi e le caratteristiche fisiche e mentali dei popoli deriva dall’etnografia e dalla medicina antica; per i greci e i romani, però, il clima ideale per lo sviluppo della cultura e della società era, ovviamente, quello temperato. Anche se non esistono testimonianze archeologiche sicure ed inequivocabili, la leggenda racconta di una provenienza scandinava dei Longobardi. Nel primo secolo dopo Cristo, un popolo migrò dalla Scania, queste genti erano chiamate Winnili, i combattenti. A causa del loro aspetto, capelli e barba fluenti, vennero in seguito chiamati Longobardi che, semplicemente, è una forma latinizzata del termine germanico Langbärte (lunga barba). Secondo la tradizione tramandataci dalla leggenda sulle origini, i Longobardi lasciavano credere che tra le proprie file si trovassero degli uomini cinocefali (fig. 1), i quali erano considerati guerrieri terribili, ferocissimi, usi a bere sangue umano, che incutevano terrore e sgomento nei nemici. Probabilmente erano guerrieri invasati, dediti al culto di Wotan, che andavano in battaglia vestiti con pelli di orso o di lupo e, immedesimandosi nell’animale, diventavano insensibili al dolore e privi di ogni freno inibitore.
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Caro Foto 1. Aureo di 4,57 grammi coniato a Siscia nel 282. Al diritto DEO ET DOMINO CARO AVG con busto laureato a destra. Al rovescio la Vittoria su globo e legenda VICTORIA AVG. Cohen 86, R.I.C. 96.
di Roberto Diegi
Marcus Aurelius Carus
Marcus Aurelius Carinus
Marcus Aurelius Numerianus
Le notizie su Caro sono molto scarse e non tutte attendibili. Era nato nel 229, ai tempi di Alessandro Severo, chi dice a Narbona, in Gallia, chi a Mediolanum, chi a Roma, chi in una imprecisata località dell’Illirico.
La prima ipotesi sembra la più condivisa: ciò che appare certo è che fece una rapida e brillante carriera militare, sino a raggiungere, con Probo, la carica di prefetto del pretorio nel 276.

Fig. 3. Diobolo – (Ø mm. 13, gr. 0,90) D/ Testa fanciullesca laureata volta a d., molto simile alla precedente, la legenda è fuori flan. R/ Pegaso volante verso destra, sopra, nel campo, legenda KRO. Questa interessante monetina, nonostante le più accurate ricerche sui libri e cataloghi di numismatica a mia disposizione, non sembra essere attestata, specie per la posizione della legenda. Potrebbe trattarsi di un inedito. La mano dell’incisore, da quanto risulta dalla somiglianza dei tipi, dovrebbe essere la stessa del pezzo visto in precedenza.
di Pasquale Attianese
IL FIUME CALABRESE ESARO NELLE FONTI ANTICHE E SULLE MONETE
Quale dei due Esaro ha avuto il nome per primo?
Nell’attuale Calabria (antico Bruttium dei Romani, Βρεττανία per i Greci), il nome Aisaros [Αίσαρος], Esaro, è attribuito a due fiumi e ad un piccolo lago artificiale. Il lago ed un fiume sono ubicati in provincia di Cosenza, nella Calabria settentrionale, l’altro corso d’acqua scorre nella provincia di Crotone. Il piccolo bacino lacustre, nel comune di Roggiano Gravina, ha origine dal fiume Esaro come immissario ed emissario, è stato realizzato sbarrando con una diga in cemento armato e calcestruzzo, dopo avere incanalate le acque del fiume omonimo. Ancor oggi questa diga, per varie ragioni, non è stata completata e così l’opera si classifica tra le tante incompiute calabresi. Lo scopo della realizzazione sarebbe stato quello di un bacino idrico per la pianura di Sibari e per produrre energia elettrica. Il fiume, attraversando numerosi comuni della provincia di Cosenza (Malvito, Roggiano Gravina, Santa Caterina Albanese, San Lorenzo del Vallo e Spezzano Albanese), ha origine dai monti Petricelle (m 1758 s.l.m.) e La Caccia (m 1744 s.l.m.). In pratica, è il principale tributario del fiume Cosciale ed è altresì il più importante subaffluente del Crati. È caratterizzato da una portata annua di quasi 9 m.³/s., è lungo 47 km, con un bacino idrografico di 543 km². La foce è nel mare Jonio.

Carausio Foto 1. Aureo di 4,20 grammi coniato a Londinium tra l’ottobre 286 ed il marzo 287. Al diritto busto laureato e corazzato e legenda IMP CARAVSIVS P F AVG. Al rovescio la Pace stante e legenda PAX CARAVSI AVG. Cohen -, R.I.C. 5.
di Roberto Diegi
Marcus Aurelius Mauseus Carausius – Carausio
Lucius Domitius Domitianus – Domizio Domiziano
Allectus – Alletto
Anzitutto una precisazione: dell’imperatore secessionista Allecto non si conosce il nome per esteso e non si tratta quindi di una omissione in sede di digitazione o di stampa di questo articolo.
Carausio
Marco Aurelio Mauseo Carausio nacque, non si sa quando ma probabilmente attorno al 250, nella Gallia Belgica in una zona marittima situata tra i fiumi Reno e Schelda da una famiglia di umili origini e, come molti altri imperatori di questo periodo, fece una rapida carriera nell’esercito.
Dopo aver svolto un importante incarico nella campagna militare di Massimiano, il futuro Augusto Erculeo, contro alcune tribù ribelli della Gallia, fu nominato comandante in capo della flotta romana della Manica, con lo scopo preciso di debellare i pirati franchi e sassoni che avevano a più riprese attaccato le coste meridionali del Canale.
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