Monete e medaglie: monete antiche, monete greche, monete romane, monete celtiche. Articoli e notizie sulla monetazione antica.
di Roberto Diegi
L’abilita’ degli incisori numismatici romani si evidenzia soprattutto nella ritrattistica imperiale. Da Augusto a Nerva, sono qui presentati alcuni degli esempi piu’ significativi in questo ambito.
Seconda parte
Elagabalo (Varius Avitus Bassianus, poi Marcus Aurelius Antoninus) era a dir poco stravagante: amava lo sfarzo eccessivo e si circondava di personaggi poco raccomandabili. Ciò che lo rese presto inviso alla cittadinanza di Roma fu la sua pretesa di sostituire il culto siriaco del dio Sole allo stesso culto di Giove e al tradizionale Pantheon romano: la famosa pietra nera a forma conica, portata a Roma dalla Syria, fu venerata con sfarzo mai visto prima.

Foto 48. Doppio sesterzio di 32,44 grammi coniato a Roma nel 249. Al diritto, busto radiato di Decio e legenda IMP C M Q TRAIANVS DECIVS AVG. Al rovescio, la Felicitas stante con FELICITAS SAECVLI; S C ai lati della figura. Il Cohen classifica questo doppio sesterzio al n. 39, mentre il R.I.C. lo elenca al n. 115a. Questa moneta eccezionale, anche per la bellissima patina, è stata offerta in asta Nac 74 del 18 novembre 2013, Ancient Coins of the JDL Collection.
Elagabalo era omosessuale conclamato e la cosa non avrebbe destato scandalo perché il bisessualismo era considerato all’epoca una cosa abbastanza normale: ma un imperatore solo omosessuale e per giunta passivo non piaceva ai Romani; i pubblici atteggiamenti lascivi del giovane principe e il suo trucco vistoso e molto femminile gli alienarono presto l’appoggio della cittadinanza. Fu assassinato dai pretoriani nel 222, istigati dalla nonna Julia Maesa.
La ritrattistica di Elagabalo sulle monete, così come quella di Macrino e Diadumeniano è, a mio avviso, piuttosto monotona e non meritevole di particolare attenzione. Fa però eccezione, anche per la evidente rilevanza data al culto del sole, la monetazione provinciale e, in particolare, alcuni pesanti pezzi qui coniati.
Ecco un affascinante “medaglione” di 46,30 grammi coniato tra il 218 e il 222 a Thyatira in Lydia. Al diritto un bellissimo busto laureato di Elagabalo volto a destra. Al rovescio Apollo, visto come il dio Sole, brandisce un ramo d’ulivo guidando una quadriga al galoppo: sotto le zampe dei cavalli una cornucopia. Le legende sono in lingua greca.
Articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr. 294, Aprile 2014
Parte I – Splendidi ritratti sui bronzi di largo modulo di molti imperatori romani
L’abilita’ degli incisori numismatici romani si evidenzia soprattutto nella ritrattistica imperiale. Da Augusto a Nerva, sono qui presentati alcuni degli esempi piu’ significativi in questo ambito.
Prima parte
È cosa nota, anzi notissima, che la bravura degli incisori romani dei coni monetali ebbe modo di emergere soprattutto nelle monete di più largo modulo, appunto perché il maggior spazio a disposizione facilitava ed esaltava la loro vena creativa.
Assi, dupondi e, soprattutto, sesterzi, ne sono la prova tangibile, anche se su molti aurei, di modulo assai più ristretto, la bravura di questi incisori ebbe modo di mettersi in mostra: ma gli aurei erano destinati ad una circolazione elitaria ed è ovvio che la loro produzione fosse molto curata e, addirittura, come alcuni sostengono, affidata ad incisori diversi e più esperti di quelli normalmente addetti alla produzione delle monete destinate ad una maggiore circolazione.
In questo quadro di eccellenza incisoria, è particolarmente curata la realizzazione del ritratto dell’imperatore.
Bene, queste considerazioni sono note tra gli studiosi della monetazione romana imperiale e queste mie parole possono sembrare decisamente ovvie. E lo sono. Ma, mi sono chiesto, dato per scontato quanto ho sopra scritto, perché non evidenziare la straordinaria abilità di questi incisori proponendo la visione di alcune delle loro più belle realizzazioni? E, come spesso accade, un fatto contingente mi ha spinto a scrivere queste righe.
Articolo completo in formato PDF – tratto da Panorama Numismatico nr. 293, marzo 2014
SI ANALIZZA UN CAMPIONE DI 800 DEI PRIMI DENARI ANONIMI CR 44 (TIPOLOGIE, PESI, TITOLO, DENOMINAZIONI) E SE NE PROPONE UNA CLASSIFICAZIONE DIVERSA TRAENDONE CONSEGUENZE SULLA CRONOLOGIA E SULLE ORIGINI DEL DENARIO.
Cr 44 è la prima serie monetale in cui appaiono le nuove denominazioni del denario, dei suoi sottomultipli argentei (quinario e sesterzio) e multipli aurei (oro marziale da XX, XXXX e LX assi). Capire meglio questa serie significa avere più possibilità di penetrare nel campo, ancora piuttosto brumoso, della nascita del sistema denariale.
In questo articolo si prendono in esame principalmente gli argenti (esclusi i vittoriati) e si cercherà di darne il quadro più completo possibile, sia dal punto di vista stilistico che metrologico. Dagli elementi e considerazioni che ne derivano si prospetta un panorama diverso da quello finora proposto da RRC, con varie e rilevanti implicazioni nell’organizzazione delle serie datate fra il 215 e il 210 a.C.
Segue: articolo completo in formato pdf, l’articolo di ben 31 pagine é disponibile anche su Issuu come pdf sfogliabile.

Aurei pre riforma. Foto 1. Aureo di 4,82 grammi coniato a Lugdunum per Diocleziano nel 285-286. Al diritto IMP C C VAL DIOCLETIANVS P F AVG con busto a destra laureato Al rovescio La Vittoria alata e legenda VICTORIA AVG. Cohen 465, R.I.C. 3 var.
di Roberto Diegi
Caius Aurelius Valerius Diocletianus (Iovius)
Marcus Aurelius Valerius Maximianus (Herculius)
Flavius Valerius Constantius (Chlorus)
Marcus Galerius Valerius Maximianus (Armentarius)
Diocleziano si chiamava originariamente Diocles ed era nato in Dalmazia nel 240 da una famiglia di umilissime origini, facendo peraltro una splendida carriera militare: solo quando fu eletto imperatore, dopo l’assassinio di Numeriano, e rimase unico reggente dell’Impero dopo la morte di Carino, trasformò il suo nome in quello di Caius Aurelius Valerius Diocletianus.
Era il 285 e Diocleziano, come suo primo atto da imperatore, nominò cesare il suo camerata Massimiano, anch’esso di umilissime origini, nato a Sirmum in Pannonia nel 240 e importante ufficiale dell’esercito. L’anno successivo, nel 286 quindi, Massimiano fu elevato al rango di augusto, formalmente a parità di poteri con Diocleziano, anche se quest’ultimo manteneva di fatto una certa supremazia.

Fig. 1. San Cristoforo Cinocefalo, icona bizantina, Atene, Museo Bizantino e Cristiano. Il santo cristiano Cristoforo è spesso raffigurato in questo modo perché nella Passio sancti Christophori martyris viene descritto come un cinocefalo convertito al cristianesimo.
di Gianni Graziosi
TRA LE MONETE BATTUTE DOPO LA CADUTA DELL’IMPERO DAI COSIDDETTI REGNI BARBARICI, QUELLE LONGOBARDE SONO DI SICURO LE PIU’ AFFASCINANTI E, PER NOI ITALIANI, LE PIU’ INTERESSANTI.
Le regioni settentrionali, quanto più sono lontane dall’ardore del sole e gelide per freddo e neve, tanto più risultano favorevoli alla salute degli uomini e adatte alla proliferazione delle genti, come, al contrario, l’intera fascia meridionale, quanto più è vicina al calore del sole, tanto più pullula sempre di malattie ed è meno idonea alla vita degli esseri mortali. … Infatti i Goti e i Vandali, i Rugi, gli Eruli e i Turcilingi, e anche altre feroci e barbare popolazioni, sono venute dalla Germania. Allo stesso modo mosse dall’isola chiamata Scandinavia, per quanto si avanzino anche altre spiegazioni della sua partenza, pure il popolo dei Winnili, cioè dei Longobardi, che poi regnò felicemente in Italia, e che trae origine dai popoli germanici… Il gruppo così designato ad abbandonare la terra natale e ad andare in cerca di paesi stranieri, si sceglie due capi, Ibor e Aio, che erano fratelli, nel pieno della giovinezza e più degli altri valorosi, … Era madre di questi capi Gambara, donna fra loro forte di ingegno e provvida nel consiglio, sulla cui saggezza essi facevano grande affidamento per le situazioni difficili…. Con queste parole inizia il primo libro dell’Historia Langobardorum di Paolo Diacono (720-799 ca.) che, alla fine dell’VIII secolo, scrisse la storia del suo popolo fissando in forma scritta i racconti e le saghe che narravano le vicende delle origini. Il collegamento tra i climi e le caratteristiche fisiche e mentali dei popoli deriva dall’etnografia e dalla medicina antica; per i greci e i romani, però, il clima ideale per lo sviluppo della cultura e della società era, ovviamente, quello temperato. Anche se non esistono testimonianze archeologiche sicure ed inequivocabili, la leggenda racconta di una provenienza scandinava dei Longobardi. Nel primo secolo dopo Cristo, un popolo migrò dalla Scania, queste genti erano chiamate Winnili, i combattenti. A causa del loro aspetto, capelli e barba fluenti, vennero in seguito chiamati Longobardi che, semplicemente, è una forma latinizzata del termine germanico Langbärte (lunga barba). Secondo la tradizione tramandataci dalla leggenda sulle origini, i Longobardi lasciavano credere che tra le proprie file si trovassero degli uomini cinocefali (fig. 1), i quali erano considerati guerrieri terribili, ferocissimi, usi a bere sangue umano, che incutevano terrore e sgomento nei nemici. Probabilmente erano guerrieri invasati, dediti al culto di Wotan, che andavano in battaglia vestiti con pelli di orso o di lupo e, immedesimandosi nell’animale, diventavano insensibili al dolore e privi di ogni freno inibitore.
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