Monete greche, monete celtiche, monete della Magna Grecia: studi e articoli sulle monete antiche antecedenti a Roma.

Fig. 3. Diobolo – (Ø mm. 13, gr. 0,90) D/ Testa fanciullesca laureata volta a d., molto simile alla precedente, la legenda è fuori flan. R/ Pegaso volante verso destra, sopra, nel campo, legenda KRO. Questa interessante monetina, nonostante le più accurate ricerche sui libri e cataloghi di numismatica a mia disposizione, non sembra essere attestata, specie per la posizione della legenda. Potrebbe trattarsi di un inedito. La mano dell’incisore, da quanto risulta dalla somiglianza dei tipi, dovrebbe essere la stessa del pezzo visto in precedenza.
di Pasquale Attianese
IL FIUME CALABRESE ESARO NELLE FONTI ANTICHE E SULLE MONETE
Quale dei due Esaro ha avuto il nome per primo?
Nell’attuale Calabria (antico Bruttium dei Romani, Βρεττανία per i Greci), il nome Aisaros [Αίσαρος], Esaro, è attribuito a due fiumi e ad un piccolo lago artificiale. Il lago ed un fiume sono ubicati in provincia di Cosenza, nella Calabria settentrionale, l’altro corso d’acqua scorre nella provincia di Crotone. Il piccolo bacino lacustre, nel comune di Roggiano Gravina, ha origine dal fiume Esaro come immissario ed emissario, è stato realizzato sbarrando con una diga in cemento armato e calcestruzzo, dopo avere incanalate le acque del fiume omonimo. Ancor oggi questa diga, per varie ragioni, non è stata completata e così l’opera si classifica tra le tante incompiute calabresi. Lo scopo della realizzazione sarebbe stato quello di un bacino idrico per la pianura di Sibari e per produrre energia elettrica. Il fiume, attraversando numerosi comuni della provincia di Cosenza (Malvito, Roggiano Gravina, Santa Caterina Albanese, San Lorenzo del Vallo e Spezzano Albanese), ha origine dai monti Petricelle (m 1758 s.l.m.) e La Caccia (m 1744 s.l.m.). In pratica, è il principale tributario del fiume Cosciale ed è altresì il più importante subaffluente del Crati. È caratterizzato da una portata annua di quasi 9 m.³/s., è lungo 47 km, con un bacino idrografico di 543 km². La foce è nel mare Jonio.
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Aspetti dell’iconografia monetale dell’antica Polis tirrenica.
CHI È LA FIGURA FEMMINILE CHE COMPARE NEI ROVESCI DELLE BELLISSIME MONETE DI TERINA? È FORSE NIKE? OPPURE LA SIRENA LIGEA?
di Francesco Cristiano
Da poco più di un secolo un ristretto numero di studiosi si occupa delle monete di Terina alla ricerca di spiegazioni convincenti che schiariscano la nebbia che avvolge gli splendidi coni della città tirrenica ritenuti, al pari di quelli di Siracusa, creazioni del miglior periodo dell’arte classica. La ricerca pone attenzione su molteplici aspetti, dalla nascita (cronologia) alla interpretazione dei tipi, dalla circolazione all’impatto artistico dell’unico elemento diretto, reale e certo che abbiamo della città di Terina: le sue monete.
La coniazione non è molto ampia. Il corpo degli stateri realizzato da Regling nel 1906 enumera circa 500 monete. Si tratta di una serie monetale di grande varietà ed immaginazione per la scelta stilistica dei suoi tipi. Terina, infatti, come poche altre zecche greche fecero, produsse, in un breve arco di tempo (da poco dopo la metà del V fino alla prima metà del IV secolo a.C.), una ricchezza notevole all’interno della variazione artistica dei suoi stessi temi, dimostrando non solo la sua indipendenza e la sua fiorente ricchezza economica, ma soprattutto il forte significato e la grande dedizione spirituale verso il proprio simbolo. (altro…)
di Pasquale Attaniese
Qualche tempo fa sono sta to informato da un amico agricoltore che, nella zona del Metapontino, nel corso di lavori agricoli, aveva rinvenuto una strana moneta, che presenta un foro praticato in antico verso la parte superiore del tondello ed in modo che il tipo del diritto risulti perfettamente in asse col foro stesso.Da questo ho dedotto che il pezzo in questione poteva essere adoperato come pendente per un laccio, una collana, o altro.
Non è stato possibile conoscere con esattezza il contesto del rinvenimento, in quanto il fondo agricolo, interessato da un consistente insediamento antico, è stato sottoposto a profonda aratura e completamente dissestato. Tuttavia, con le dovute cautele, data l’abbondanza e la qualità del materiale frammentato superstite in zona, suppongo si tratti di un grosso edificio pubblico cultuale. Non è prudente, però, dire di più per l’obiettività che deve sempre contraddistinguere gli studi sulle vestigia del passato.
Ho avuto facilmente la disponibilità del pezzo, di cui qui di seguito traccio una scheda e la relativa descrizione. Metallo: piombo, con bella patina ben distribuita, di colore grigio chiaro con zone tendenti al giallino.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.133/settembre 1999 – articolo richiesto da un ns. lettore.
Vedi anche sullo stesso argomento: Un tipo di raffigurazione inedito nella misteriosa monetazione incusa dell’antica Kaulonia nel Bruttium
di Alberto Campana
Era stata appena pubblicata la mia monografia su Herakleia Minoa (rif. Herakleia Minoa nr.130/maggio 1999) quando ho preso visione di un interessante articolo di Lazzarini sullo stesso argomento ( L. Lazzarini , Eraclea Minoa (Sicilia). La monetazione bronzea agatocleana, Annotazioni Numismatiche, n. 33, Marzo 1999, Edizioni ennerre, Milano, p. 756 761).
Il bronzo “testa di Eracle/Faretra”, che costituisce l’emissione n. l nella mia monografia, viene dal Lazzarini senz’altro attribuito all’omonima zecca lucana sostenendo che è più volte rinvenuto in tombe di quella città (Fig. 1). In realtà la questione resta ancora aperta in quanto se è vero che alcune varianti simili, con l’etnico abbreviato H o HP, hanno circolato solo nella città lucana, il bronzo summenzionato, molto raro e con etnico completo senza la consonante aspirata, sembra essere stato rinvenuto in Sicilia. Ovviamente è possibile dirimere la questione solo con ulteriori conferme provenienti da sicuri dati di scavo archeologico.
Segue: articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr,135/novembre 1999, articolo richiesto da un ns.lettore.
di Alberto Campana
In un mio precedente articolo (Alcuni chiarimenti sulla metrologia siceliota (A. Campana) 114/dicembre 1997) avevo messo in evidenza la possibilità di una compatibilità metrologica tra alcune emissioni siracusane e le monete romane durante la seconda guerra punica.
In un successivo articolo, dedicato alla monetazione di Capua. avevo rilevato come un’emissione punica in elettro, con testa femminile gianiforme (Tanit?) e Giove su biga al galoppo a destra (Fig. 1), pur essendo coniata come 3/4 di shekel cartaginese, poteva essere ricondotta anche ad un ambito metrologico romano essendo scambiabile con 12,5 assi quadrantali (Le monete in oro, elettro, argento e bronzo di Capua: cenni di metrologia (A. Campana) 130/maggio 1999).
Anche se la metrologia antica può prestarsi a diverse interpretazioni, spesso opinabili, mi è sembrato lo stesso utile verificare gli aspetti metrologici delle varie emissioni puniche che furono battute in Italia e in Sicilia al seguito delle truppe annibaliche. In particolare era stata grande la mia curiosità di controllare se queste monete potevano in qualche misura essere compatibili con le coeve monete battute dai Romani e dalle varie città e popoli variamente coinvolti in Italia e in Sicilia nel corso della seconda guerra punica, che fu veramente epocale.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr. 136/dicembre 1999, articolo richiesto da un ns. lettore.