Quaderni di Panorama Numismatico: tutte le zecche minori dell’antichità in Italia, zecche della Magna Grecia e degli altri popoli italiani. Schedario della zecche con cenni storici e monete emesse.
di A. Campana
UBICAZIONE E CENNI STORICI
Carsioli (o Carseoli) era situata sulla Via Valeria, a circa 3 km dall’attuale centro di Carsoli. Fu città degli Equi e divenne colonia di diritto latino tra il 302 ed il 298 a.C.. Le antiche fonti storiche riportano notizie molto frammentarie: durante la seconda guerra punica rifiutò uomini e denaro a Roma e fu punita nel 204 a.C.. Durante la guerra sociale rimase invece fedele a Roma e fu distrutta dai Marsi. Ricostruita. divenne municipium: vi soggiornò Ovidio. che ricorda la frigida Carseoltis.
Attualmente rimangono modesti resti di antiche costruzioni. Nel 1950 a Carsoli fu rinvenuto un deposito votivo, contenente numerose monete romane e di varie zecche italiche. risalenti al III secolo a.C. fino ai primi anni della seconda guerra punica.
MONETAZIONE
Segue articolo completo in formato pdf, tratto da Panorama Numismatico nr.73 del marzo 1994, articolo richiesto da un ns. lettore.
UBICAZIONE E CENNI STORICI
Reate fu una delle più antiche e principali città dei Sabini. Era situata su un’altura calcarea, che rappresenta attualmente la parte più elevata (circa 400 m.s.m.) e centrale della moderna Rieti (intorno alla Piazza Vittorio Emanuele e al Teatro Comunale), nell’angolo SE di una fertile conca attraversata dal fiume Velino.
Non abbiamo notizie storiche della città prima della conquista romana. Nel 290 a.C. il console Manio Curio Dentato assoggettò tutta la Sabina. A quel tempo vicino a Reate si estendeva un lago, il lago Velino, circondato da terre paludose. Il conquistatore dei Sabini, Curio Dentato, procedette subito alla bonifica della conca reatina, con l’apertura della cava curiana, che scaricava le acque del Velino nel fiume Nera. Il terreno così bonificato divenne fertilissimo e fu causa di gravi e secolari dispute tra la città e la vicina Interamna (Terni).
Nel 268 a.C i Sabini ricevettero la cittadinanza senza suffragio.
Nel 205 a.C. Reate assieme agli altri Sabini contribuì volontariamente ai rifornimenti di Scipione, durante le ultime fasi della seconda guerra punica.
Come le altre città sabine, Reate fu mantenuta al grado di prefettura sino al 27 a.C., poi municipio ascritto alla tribù Quirina. Ha dato i natali all’erudito Marco Terenzio Varrone e della città era originaria la famiglia dell’imperatore Vespasiano.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.73 del marzo 1994, articolo richiesto da un ns. lettore.
di A. Campana
Gli esemplari più pesanti di questa nuova serie presentano pesi assai vicini al piede trientale mentre quelli più leggeri sembrano emessi su un piede quadrantale ridotto. Di conseguenza la serie ha subito al suo interno una riduzione, dal trientale al quadrantale, arrestandosi in prossimità della riduzione sestantale.
A Tuder quindi si verificò il fenomeno accaduto a Luceria. Anche questa città apula, sede di un importante distaccamento militare romano, dapprima emise una serie librale completa dei suoi nominali, che fu successivamente ripetuta con gli stessi tipi su un piede quadrantale, preceduta da una breve ed incompleta serie trientale.
Se Luceria, pressata dalla necessitò di rifornire le truppe romane e alleate nella campagna apita contro Annibale, continuò la sua monetazione, coniando monete con riduzione sestantaria e unciale, Tuder cessò di emettere propria moneta quando a Roma fu introdotto il denario assieme alla riduzione bronzea sestantaria.
Esistono buone prove che la riduzione treniale-quadrantale della libbra osco-latina risale alle prime fasi della guerra annibalica, al 217-215 a.C.
Anche per la serie leggere di Tuder non sono disponibili dati archeologici.
Per completare la panoramica sulle monete di Tuder riporto qui i disegni di due fusi riconosciuti falsi da Haeberlin.
Segue articolo (Parte II) in formato PDF tratto da Panorama Numismatico n.65/Giugno 1993
di A. Campana
UBICAZIONE E CENNI STORICI
Tuder (in umbro Tutere, forse da tular = confine o limite, un termine attestato nelle Tavole di Gubbio) era situata sulla cima di un colle, dove ora sorge Todi, presso la linea di confine tra il territorio occupato dagli Umbri e quello in possesso degli Etruschi, non lontano dal Tevere.
Il centro era abitato fin dal Neolitico e non appare chiaro se fu un avamposto etrusco nel paese degli Umbri ovvero un baluardo umbro contro gli Etruschi. In ogni caso, per la sua posizione geografica e per la facilità di scambi tra le due rive del Tevere, Tuder non si sottrasse ad influssi culturali etruschi, bene documentati da reperti archeologici provenienti dalle necropoli rinvenute nelle pendici meridionali del colle, in località Peschiera, databili al periodo V – III secolo a.C. Alcuni reperti documentano anche sporadici influssi gallici.
Si conoscono pochissime notizie storiche e tutte di epoca romana. Bene collegata a Bettona ed Amelia dalla via Amerina e situata in prossimità della via Flaminia, già nel III secolo a.C. fu avviato il processo di romanizzazione, fino a divenirne un centro fedele a Roma. Nel corso della Guerra Sociale, nonostante le numerose e gravi defezioni fra gli Etruschi e gli Umbri, Tuder mantenne la fedeltà a Roma e nell’89 a.C. fu la prima città alleata ad essere premiata dal Senato con la cittadinanza romana ed affiliata alla tribù Clustumina. Nella guerra civile sillana parteggiò per i democratici e fu presa da Crasso.
In età triumvirale vi fu dedotta una colonia di soldati della 41ª legione: la città prese il nome di Colonia Iulia Fida Tuder.
I monumenti antichi che attualmente sopravvivono a Todi sono tutti di epoca romana.
MONETAZIONE
Tuder emise complessivamente tre serie di bronzo, una coniata e due fuse. Come ha evidenziato Tony Hackens, è difficile stabilire un soddisfacente raccordo tra le emissioni coniate e quelle fuse. Pur in assenza di obiettivi dati forniti da ripostigli e rinvenimenti durante scavi archeologici, ritengo che le emissioni più antiche di Tuder siano quelle coniate, sebbene la maggior parte degli autori moderni propensa per una datazione più tardiva, posteriore alla monetazione fusa:
I Periodo: 268-250 a.C. (serie coniata)
II Periodo: 240-225 a.C. (serie fusa librale)
III Periodo: 217-215 a.C. (serie fusa trientale-quadrantale)
Segue articolo (parte I) in formato PDF tratto da Panorama Numismatico n.64/maggio 93
VII gruppo: 415 a.C.-413 a.C.
Durante la guerra contro Selinunte, a fianco di Segesta e delle truppe ateniesi, Eryx emise una litra in argento e una interessante serie di nominali in bronzo, tutte caratterizzate dall’esclusiva leggenda dell’etnico in elimo, mentre il cane ora assume la posizione stante.
Nella litra n.26 compare, quale simbolo accessorio sopra il cane, la ruota magica per gli incantesimi d’amore, quindi tipica di Afrodite. Al rovescio, la figura sacrificante riprende il tipo già utilizzato in precedenti serie di litre, ma lo stile appare più tardivo per la presenza della gamba sinistra flessa e del braccio sinistro ricadente lungo il fianco, come la divinità fluviale raffigurata sui didrammi selinuntini del 435-417 a.C.
Parallelamente alla litra d’argento, Eryx avviò la produzione anche di una serie bronzea composta da tretas (n.27), hexantes (n.28) o onkiai (n.29) con massiccia svalutazione della litra bronzea (come nell’onkia n.30 ), che precipuita da 60 g a circa 16 g probabilmente per fare fronte ai costi della guerra, che terminò con la sconfitta patita ad opera dei Sicusani nel 413 a.C.
L’uso dei globetti quali segni di valore, che non appare attestata nel IV secolo a.C., confermerebbe una datazione all’ultimo quindicennio del V secolo a.C.
Al diritto compare in tutta la serie una testa barbuta, non facilmente identificabile. Giustamente la Zodda intravvede alcune somiglianze con analoga testa che compare su un coevo bronzo dell’elima Entella.
Segue articolo completo (parte II) in formato PDF tratto da Panorama Numismatico n.121/luglio-agosto 1998 e tavole sinottiche in formato PDF di tutte le monete illustrate nell’articolo, tratte da Panorama Numismatico n.122/settembre 1998