Medaglie, decorazioni, ordini militari, gettoni, tessere monetarie, medaglie napoletane, medaglie degli stati italiani preunitari, medaglie pontificie, medaglie napoleoniche: articoli e studi di numismatica.
“Farai le figure, in tale atto, il quale sia sufficiente a dimostrare quello che la figura ha nell’anima; altrimenti la tu a arte non sarà sufficiente.”
Leonardo da Vinci.
di Franco Saetti
Accompagnato dall’attuale proprietario, il principe polacco Adam Czartoryski, il celebre dipinto di Leonardo da Vinci “La Dama con l’ermellino” si trova in Italia da alcuni mesi; proveniente da Eoma e da Milano, il dipinto è ora esposto a Palazzo Pitti a Firenze.
L’opera di Leonardo ritrae, com’è noto, Cecilia Gallerani, amante del Duca di Milano Ludovico il Moro, al cui servizio egli lavorò per circa diciotto anni, a partire all’incirca dalla fine del 1482 fino al 1499, quando Milano fu occupata per la prima volta dall’esercito del re di Francia Luigi XII.
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di Francesco di Rauso
Se anche queste attinenze tra Eneide e potere imperiale nelle Due Sicilie non sono banali casualità, allora è facile intuire che la medaglia in oggetto venne ideata in ogni minimo particolare da uomini con buone conoscenze della letteratura classica, esoterismo e veggenza. Una serie di cripto-messaggi che rende questa medaglia tra le più significative e misteriose dell’epoca.
Riporto di seguito alcune ricerche riguardanti il significato dei numeri e in particolare il sette e il ventotto.
I numeri racchiudono il codice segreto per interpretare l’universo. La valenza simbolica dei numeri è data dal loro valore qualitativo e dalle interazioni con tutti gli altri elementi strutturanti l’universo. Tutte le componenti dell’universo sono caratterizzate da una sequenza numerica che stabilisce il rapporto con tutto ciò che la circonda. Le interazioni composte dai numeri vanno al di là di un mero calcolo quantitativo. Infatti, da un punto di vista spirituale, l’uno rappresenta l’unico, cioè l’unicità della divinità; il due non proviene dal raddoppiamento dell’uno, ma dalla sua divisione. Il due divide e rompe l’armonia dell’uno e il ritorno all’unità si ha con il tre, cioè con il percorso inverso. Fatto che spiega come il tre, il triangolo, la triade, siano espressioni dell’unità. In tutte le tradizioni antiche i numeri sono sacri, proprio perché permettono di comprendere l’ordine delle cose e le leggi del cosmo. La Cina da millenni riconosce ai numeri una funzione ordinatrice, energizzante e armonizzante del mondo e della materia vivente. Tutti i numeri partecipano del simbolismo dell’unità, sia per addizione teosofica, che consiste nell’addizionare le cifre tra loro, sia per scomposizione. Per esempio, il 20= 2+8 = 10 = 1+0 = 1; il numero ventotto è dunque l’espressione dell’unità primordiale. Ma il ventotto è anche composto di 4×7, apparentato alle quattro fasi della luna. I multipli di un numero possiedono in generale gli stessi suoi significati, tuttavia hanno meno forza ed energia, non essendo forme pure. I numeri si dividono in pari e dispari in base a delle specifiche qualità. I numeri pari hanno una polarità femminile, quindi sono passivi e rappresentano degli stati dell’essere, mentre i numeri dispari, con polarità maschile, sono attivi e rappresentano degli avvenimenti.
Il numero sette esprime la globalità, l’universalità, l’equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico. Considerato fin dall’antichità un simbolo magico e religioso della perfezione, perché era legato al compiersi del ciclo lunare, gli antichi riconobbero nel sette il valore identico della monade in quanto increato, poiché non prodotto di alcun numero contenuto tra 1 e 10. Presso i babilonesi erano ritenuti festivi, e consacrati al culto, i giorni di ogni mese multipli di sette. Tale numero fu considerato simbolo di santità dai Pitagorici. I Greci lo chiamarono venerabile, Platone anima mundi. Presso gli Egizi simboleggiava la vita. Il numero sette rappresenta il perfezionamento della natura umana allorché essa congiunge in sé il ternario divino con il quaternario terrestre. Essendo formato dall’unione della triade con la tetrade, indica la pienezza di quanto è perfetto, partecipando alla duplice natura fisica e spirituale, umana e divina. E’ il centro invisibile, spirito e anima di ogni cosa. Il sette è il numero della piramide in quanto formata dal triangolo (3) su quadrato (4). Quindi i sette è l’espressione privilegiata della mediazione tra umano e divino.
Segue: la terza ed ultima parte dell’articolo in formato PDF; tratto da Panorama Numismatico n.272/aprile 2012.
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di Francesco di Rauso
Conobbe forse Corrado ch’era questo un emblema di Napoli, sin dal tempo in cui reggevasi in forma di Repubblica, e per dimostrare ch’Egli avea domato un popolo che vantava libertà, ordinò che il Cavallo si fosse posto un freno coi tanto conosciuti versi: Hactenus effraenis, Domini nunc paret habenis. Rex domat hunc Aequus Parthenopensis Equum.
In quei tempi vi fu una leggenda popolare che segnò il destino del colosso di bronzo. I napoletani crederono che fosse stato fatto fondere da Virgilio sotto la costellazione del cavallo e gli attribuirono poteri magici in grado di guarire i cavalli ammali. Per questo motivo i cittadini furono soliti portare, come buon auspicio, i loro destrieri sul posto e farli girare per tre vole intorno al monumento.
A tal proposito desidererei lanciare una provocazione: il numerale III riferito all’anno terzo della nuova era napoleonica partenopea potrebbe avere una sorta di collegamento con questo antico rito popolare o è soltanto parte di una serie di coincidenze? È chiaro che tutto ciò non trova alcun riscontro nei documenti della zecca ma è senza dubbio un’interpretazione che avvolge le due medaglie in un velo di mistero e che conferma come in quel periodo (1806-1815) l’esoterismo fosse di moda a Napoli.
L’antico cavallo non sopravvisse alla storia. Nel 1322 l’arcivescovo di Napoli, Matteo Filomarino, volle porre fine al tradizionale rito popolare intorno alla statua e diede ordine di fonderla; con il bronzo ricavato dal corpo venne fusa una grande campana per il Duomo. Fortunatamente la testa dell’animale venne risparmiata e passò ai Carafa. Un successore di questi, Diomede Carafa, duca di Maddaloni e fedelissimo al re Ferdinando I d’Aragona, la collocò nel cortile del suo palazzo in via Seggio di Nido e successivamente, nel 1809, venne portata nel Real Museo Borbonico (attuale Museo Archeologico Nazionale di Napoli). Come accennato poc’anzi, lo storico Seggio di Nido, il più antico della città insieme a quello di Capuana ebbe, sin dall’epoca della sua fondazione, il cavallo sfrenato come emblema. Riporto di seguito un passo del testo del 1752 di Pompeo Sarnelli: I Nobili di Nido eressero il lor Seggio nel canone, ed hora all’incontro di S. Maria de’ Pignatelli, e fu compiuto del 1607, dicesi di Nido; ,a come si crede corrottamente, dovendo dirsi di Nilo, per una statua del fiume Nilo poco lungi collocata. Questo Seggio tiene per insegna il Cavallo nero in Campo d’Orzo, senza freno; simulacro del Cavallo, che disse di sopra nel modo, che’l ritrovò il Re Corrado, dinotando lo stato libero antico di questa Città.
Per i suddetti motivi, il mitico cavallo di bronzo è oggi noto con l’appellativo di “cavallo di Virgilio”. Un esplicito collegamento tra la tradizionale iconografia del destriero e il grande poeta è confermato in una medaglia napoletana del 1618, omaggio al vicere duca di Ossuna. Al rovescio di questa splendida fusione troviamo un cavallo rampante e la frase di latina PRIMUS ET IRE VIAM estrapolata da un’opera di Virgilio scritta a Napoli tra il 36 e il 29 a.C., le Georgiche (libro III, versetto 77). Uno dei primi studiosi ad evidenziare un collegamento tra medaglia napoletana ed esoterismo, fu Tommaso Siciliano.
Segue la seconda parte completa dell’articolo, scaricabile in formato PDF, tratto da Panorama Numismatico n.272/aprile 2012.
di Francesco di Rauso
Napoli, 7, 07, 1707. Con questa sequenza di numeri desidero aprire il mio primo studio sulle medaglie del periodo vicereale napoletano, una data ricca di significati nelle quale ebbe fine il dominio spagnolo su Napoli e l’inizio di quello austriaco, un periodo storico certamente meno negativo di quello precedente e che spostò il fulcro del potere da Madrid a Vienna. Dopo il primo entusiasmo iniziale per la cacciata degli oppressori spagnoli, i napoletani, costretti comunque a contribuire alle glorie del nuovo impero, si resero conto di non amare gli austriaci e la loro indole tanto diversa da quella latina.
Grazie ai suggerimenti di Salvatore D’Auria e alla consultazione sella sua opera “Il Medagliere”, è stato possibile adottare un particolare metodo di approfondimento per le medaglie. L’esoterismo è sempre stato elemento fondamentale nella medaglistica, grazie ad esso è possibile celati messaggi criptati in ogni simbolismo. L’indagine sulla provenienza e sul significato delle leggende latine ci consente, inoltre, di sciogliere alcuni nodi che avvolgono nel mistero queste splendide testimonianze d’epoca. La prassi prevedeva che gli incisori modellassero e incidessero i propri lavori in base alle direttive (suggerimenti) dettate da personaggi di cultura della corte ma, per quanto concerne questa medaglia, è stato impossibile risalire all’illustre suggeritore/commitente, causa il mancato reperimento di decreti e documenti d’epoca. Quel che è emerso ha dell’incredibile.
Uomini con una grande preparazione in letteratura classica ed esoterismo vollero quasi sicuramente celare in questa medaglia alcuni messaggi profetici. La medaglia in questione è citata in diversi testi come opera dell’incisore tedesco Philipp Heinrich Muller (Augsburg 1654-1719), valido artista attivo nella zecca di Norimberga. Faccio notare che nella sua data, il numero 7 è ripetuto per ben quattro volte e da alcune indagini è emerso che sin dai tempi più lontani le gradi civiltà del passato consideravano tale numero perfetto. Tra l’altro, esso è protagonista di innumerevoli calcoli e retroscena religiosi ed astronomici. Imbattendomi in uno di questi studi ho notato, con grande stupore, che il numero in questione, sommato cabalisticamente, ci da come risultato 28 (1+2+3+4+5+6+7), la somma dei quattro numeri 7 presenti nella fatidica data della medaglia.
Napoli e il sud Italia vissero, in un epoca borbonica (1734-1861) e nel decennio francese (1806-1815), un periodo di grande attività culturale esoterica e la medaglia fu uno dei mezzi preferiti per la sua diffusione. Stando ad alcune ricerche, è emerso che il connubio esoterismo-medaglia nacque a Napoli prima del 1734. Già durante il governo del duca di Ossuna (vicere spagnolo, prima in Sicilia e poi a Napoli, dal 1616 al 1620), troviamo in alcune sue medaglie(ma anche monete) simbolismi equivoci per l’epoca, che vennero certamente utilizzati per comunicare. La più suggestiva tra queste è la medaglia del 1618 per omaggio al vicere, protagonista di futuri approfondimenti.
Segue prima parte dell’articolo in formato PDF (5 pagine), tratto da Panorama Numismatico n. 272/aprile 2012
IL TERREMOTO DI MESSINA È STATO UNO DEGLI EPISODI PIU’ DEVASTANTI DELLA STORIA MODERNA ITALIANA. ECCO UNA PICCOLA STORIA NUMISMATICA DI QUELLA TRAGEDIA.
di Battista Magalotti
Il 28 dicembre 1908 alle ore 5,21 di cento e un anno fa, un violentissimo terremoto di 7,1 gradi della scala Richter si abbatté sullo stretto calabro-siculo radendo al suolo le città di Messina, Reggio Calabria e numerosi altri centri limitrofi. Fu uno dei sismi più potenti della storia italiana che causò il crollo del 90% degli edifici seppellendo sotto le macerie ricchi e poveri, autorità civili e militari, che oltre ai danni causati dalle violentissime scosse sismiche e dagli incendi seguiti per le fuoruscite di gas dalle tubature spezzate, si aggiunsero quelli causati da un maremoto di violenza inaudita, con onde marine alte dai 6 ai 12 metri. La furia delle onde spazzò via le case nelle vicinanze delle zone costiere di tutto lo stretto, provocando numerosissime vittime anche fra coloro che si erano ammassati sulla riva del mare. Nella tremenda devastazione, terribile fu il bilancio finale delle vittime, che solo a Messina furono più di 80.000 su una popolazione di circa 140.000 abitanti. Presto si mosse la macchina dei soccorsi e già all’alba del 29 la rada di Messina era affollata di navi. La squadra navale russa alla fonda ad Augusta si era diretta subito a tutta forza verso la città con sei navi, seguita da altre navi da guerra inglesi in zona. Il comandante russo Ammiraglio Ponomareff, nella confusione generale, approntò i primi soccorsi prestando anche opera di ordine pubblico, facendo fucilare gli sciacalli sorpresi a frugare fra le macerie. Arrivarono successivamente anche le navi italiane che si ancorarono ormai in terza fila. Governi di molti Stati inviarono notevoli aiuti finanziari e soccorsi per la ricostruzione. In riconoscimento per questa disastrosa sciagura il governo italiano decise di ricompensare con specifiche medaglie e attestazioni civili e militari gli enti e le organizzazioni umanitarie impegnate nelle operazioni di soccorso e nelle opere assistenziali in favore dei terremotati. All’uopo fece coniare dalla Regia Zecca una grande medaglia di benemerenza eseguita da L. Giorgi, nei metalli oro, argento e bronzo di 40 mm di diametro con anello portativo munito di nastro dal colore centrale verde con i bordi esterni bianchi. Istituita con R.D 6 maggio 1909 n. 338, fu destinata agli enti che in modo eminente avessero acquisito titolo di benemerenza pubblica.