Medaglie, decorazioni, ordini militari, gettoni, tessere monetarie, medaglie napoletane, medaglie degli stati italiani preunitari, medaglie pontificie, medaglie napoleoniche: articoli e studi di numismatica.
Margherita di Parma é un personaggio storicamente troppo noto perché vi sia bisogno di una presentazione. Il suo nome non è solo conservato attraverso i documenti e le immagini ma è anche legato alla memoria storica delle pietre: il palazzo del Senato a Roma e la villa raffaellesca di Monte Mario – oggi sede della rappresentanza del presidente del Consiglio – ricordano, tramite l’appellativo con cui era indicata (“Madama”), i suoi soggiorni e lo stesso vale per il paese tiburtino di Castel Madama, già Castello degli Orsini.
Segue: articolo completo Le due immagini di Margherita di Parma tratto da Panorama Numismatico nr.116 febbraio 1997, articolo richiesta da un nostro lettore.
LA RESTITUZIONE ALLO STATO PONTIFICIO DELLE OPERE REQUISITE DA NAPOLEONE VENNE CELEBRATA CON UNA MEDAGLIA CHE PRESENTA L’IMMAGINE DEL LAOCOONTE COME SIMBOLO DEL PATRIMONIO USURPATO.
Nel corso della campagna d’Italia dell’esercito del Direttorio di Francia, le soverchianti armate francesi con al comando il giovane generale, futuro Maresciallo dell’Impero, Claude Victor Perrin (1764-1841) dopo aver travolto, il 2 febbraio 1796 a Faenza, le milizie pontificie del generale Michelangelo Alessandro Colli Marchini (1738-1808), imposero allo Stato della Chiesa le durissime condizioni di resa del trattato di Tolentino.
Nella cittadina marchigiana il 19 febbraio le clausole del negoziato furono sottoscritte dalla delegazione pontificia composta dal diplomatico cardinale Alessandro Mattei (1744-1820), dal segretario della Congregazioni per gli Affari Ecclesiastici con la Polonia Lorenzo Calappi (1741-1817), dal colonnello della Milizia Civica e componente dello Stato Maggiore dell’esercito pontificio marchese Francesco Massimo (1730-1801) e dal duca di Nemi Luigi Braschi Onesti (1745-1816).
Segue: LA MEDAGLIA ANNUALE DELL’ANNO XVIII DI PONTIFICATO DI PIO VII articolo completo in formato pdf tratto da Panorama Numismatico nr.327, Aprile 2017
di Alberto Castellotti
LA CONIAZIONE PUÒ ESSERE DATATA AL 1670, IN OCCASIONE DEL MATRIMONIO TRA ANNA MARIA ALTIERI ED EGIDIO COLONNA.
Incominciamo con la scheda tecnico-descrittiva di questo magnifico e suggestivo esemplare:
Argento; s.d.; diametro mm 52; peso gr. 33,2 circa.Aspetto simile alle piastre pontificie coeve tranne che il peso, un po’ eccedente.
SONO DUE LE MEDAGLIE ANNUALI DI GIOVANNI PAOLO II CONIATE PER RICORDARE GLI ANNIVERSARI DI ALCUNI TRA I PIÙ IMPORTANTI CONCILI DELLA STORIA: COSTANTINOPOLI, EFESO E VATICANO II.
Tra le medaglie che, in occasione della festa dei Santissimi Pietro e Paolo, sono state emesse dallo Stato della Chiesa e, successivamente, dallo Stato della Città del Vaticano per ricordare gli accadimenti e le vicende del precedente anno di regno del Pontefice, esclusivamente due celebrano i concili ecumenici.
Solo recentemente, regnante il papa San Giovanni Paolo II (Karol Josef Wojtyla, 1978-2005), nel 1982 (anno quarto di pontificato) e nel 1986 (anno ottavo di pontificato), sono stati ricordati gli anniversari rispettivamente dei concili di Costantinopoli ed Efeso e il ventennale della chiusura del concilio Vaticano II.
Segue: articolo completo in formato pdf, anteprima da Panorama Numismatico nr. 324 di gennaio 2017.
TRA ALCUNE PRESTIGIOSE MEDAGLIE BORBONICHE DEDICATE ALLE INCORONAZIONI MARIANE SI RISCONTRA UNA NOTEVOLE AFFINITÀ. CIÒ PERMETTE DI ATTRIBUIRE A SCIPIONE CATENACCI UNA MEDAGLIA RIMASTA FINORA ANONIMA
di Francesco Di Rauso
Desidero iniziare questa pubblicazione con una breve introduzione storica proveniente dal volume del compianto Franco Bartolotti, Medaglie e decorazioni di Pio IX, che tratta di come la presenza del nome del Capitolo Vaticano e del pontefice sulle medaglie per le incoronazioni mariane coniate in varie città italiane sia da considerarsi ufficiale.
L’uso di incoronare con solenni e pubbliche funzioni immagini mariane trae origine dalla consuetudine antica di rappresentare le croci e le immagini sacre sormontate da una corona e di adornare, con oggetti preziosi, simulacri di santi. Alla fine del XVI secolo, Clemente VIII aveva donato una corona di gemme alla immagine della B.V. in S. Maria Maggiore e questa usanza si diffuse particolarmente per l’opera di due frati cappuccini, Girolamo Paolucci di Calboli da Forlì e padre Fedele da S. Germano Vercellese. Questi due religiosi, nei luoghi dove predicavano, incitavano i fedeli a raccogliere oro, argento e gemme per confezionare corone da apporre sulle immagini della Madonna localmente venerata. Si possono ricordare tra le tante solenni incoronazioni dovute alla loro opera quelle fatte a Cremona (1596), Parma (1600), Comacchio (1619) e Oropa (1620). Questa forma di culto fu poi favorita dal nobile Alessandro Pallavicino, conte di Borgonuovo (Piacenza) che donò l’oro per la corona con cui il Capitolo Vaticano adornò nel 1631 l’immagine di S. Maria della Febbre nella sacrestia dei beneficiati della Basilica di S. Pietro. Dopo aver promosso l’incoronazione di altre immagini mariane a Roma questo conte volle dare stabilità a tale devozione lasciando nel 1636, per testamento, un legato al Capitolo Vaticano che consentiva di incoronare, nel tempo, le Madonne che godevano di particolare venerazione nei vari santuari. Perciò la concessione di tali incoronazioni divenne da allora privilegio del Capitolo di S. Pietro il quale ne stabilì le condizioni ed il cerimoniale.
Segue: articolo completo in formato PDF tratto da Panorama Numismatico nr.298 – Settembre 2014