ATTI DELL’INCONTRO NUMISMATICO MEDAGLIA O MEZZO CARLINO DI OSTENTAZIONE “VICTOR ET LIBERATOR CONCORDIAE” PER ALFONSO II D’ARAGONA
In questa pubblicazione, una monografia di 51 pagine, l’autore prende in considerazione una moneta estremamente rara; fino ad oggi resta un unicum particolarmente interessante di Alfonso II d’Aragona apparso in vendita all’asta 32 della ditta Numismatica Ars Classica NAC (23 gennaio 2006, lotto n. 85). Nella prima parte del testo sono forniti brevi cenni biografici sul monarca in questione. Figlio di Ferdinando I (1458-1494), venne incoronato sovrano di Napoli nel 1494. Il regno di Alfonso II durò molto poco perché il giorno 23 gennaio 1495, abbandonato da tutti e sentendosi inviso al popolo, preferì abdicare a favore del figlio Ferrandino (Ferdinando II d’Aragona 1495-1496) particolarmente benvoluto dai sudditi. Si ritirò quindi nel monastero degli Olivetani, in Messina, dove morì il 18 dicembre 1495. Nonostante la brevità del regno, la produzione monetaria fu consistente in quanto il sovrano dovette affrontare spese per sostenere un’azione militare contro Carlo VIII di Francia che si preparava ad invadere l’Italia meridionale in quanto reclamava diritti sul trono di Napoli come successore della casa francese degli Angioini. Con Alfonso II vennero coniati ducati d’oro, coronati, mezzi carlini ed armelline (mezzi carlini con la raffigurazione dell’armellino) d’argento, trascurando completamente la moneta spicciola in rame in quanto ancora sufficiente ed in buono stato, quella prodotta da Ferdinando I.
Nel secondo capitolo sono illustrate le considerazioni dei numismatici che hanno studiato l’argenteo nummo. I compilatori del catalogo d’asta NAC, in accordo con l’interpretazione fornita da Philip Grierson, assegnano questo mezzo carlino alla zecca di Napoli in base allo stile delle lettere e alla successione degli anelletti della legenda. L’assenza del titolo reale e il motivo delle legende fanno ritenere che si tratti di una emissione accessoria per l’incoronazione di Alfonso II, avvenuta il giorno 8 maggio 1494. Il pezzo era stato quindi identificato come moneta battuta nella zecca di Napoli con nominale corrispondente a mezzo carlino. L’iconografia del dritto, sconosciuta, non venne interpretata, solo Grierson ipotizzò che potesse trattarsi di un’impresa araldica facilmente riconoscibile e decodificabile dai cortigiani. Nella nota esplicativa del catalogo d’asta sono descritte e motivate le legende sia del dritto che del rovescio mentre si tace sul significato delle lettere incise sul nastro dell’iconografia posta sul dritto, lette comunque secondo questa sequenza E – VAE – R. Anche il noto numismatico Mario Traina cercò di districare e risolvere l’ingarbugliata vicenda (Cronaca Numismatica, 185, 2006). Egli condivise l’identificazione della moneta come mezzo carlino coniato a Napoli per l’incoronazione di Alfonso II e le interpretazioni delle legende del dritto e del rovescio fornite da Grierson e dai curatori del catalogo NAC. Per quanto riguarda invece la figura del dritto e le cinque lettere incise sul nastro, Traina propose una personale spiegazione. Il dritto mostra tre corone attraversate e riunite da un nastro che sarebbero le corone di Sicilia, Gerusalemme e Ungheria, i tre titoli che Alfonso aveva ereditato dal padre, oppure in alternativa potrebbero indicare i regni di Aragona, Sicilia e Sardegna che il nonno di Alfonso II aveva riunito sotto il suo potere. Per quanto riguarda le lettere incise sul nastro (E VA E R) vengono interpretate come un motto augurale per l’inizio del nuovo regno: ET VALEAT ET REGNET (e viva a lungo e regni). Questa moneta è illustrata anche da Alberto d’Andrea e Christian Adani nel loro volume Le monete napoletane dai Bizantini a Carlo V (Castellalto, Teramo 2009), dal numismatico Miquel Crusafont i Sabater nel volume sulla monetazione battuta da autorità di origine catalana (Barcellona 2009), da Davide Fabrizi nel volume Monete Italiane Regionali (MIR) – Napoli, Lecce (Pavia 2010).
L’autore, nel terzo capitolo, fornisce una descrizione dettagliata del mezzo carlino di Alfonso II e precisa l’orientamento corretto che deve assumere il dritto della moneta (ALFON, nome del sovrano, deve essere collocato in alto) e chiarisce la lettura dell’iscrizione posta sul nastro. Secondo Barbieri la simbologia del dritto rappresenta l’impresa di Alfonso II d’Aragona, costituita da tre diademi di santi, due in basso e uno in alto, interconnessi da un nastro che li attraversa sul quale sono presenti le lettere V AL – E – R, rappresentazione che propriamente dovrebbe essere denominata cifra figurata, intesa come un rebus. Dopo aver individuato la presenza, nel campo del dritto, di una cifra figurata, l’autore ne fornisce l’interpretazione. La parola diademi, in Catalano d’epoca, è tradotta come diademes che unito alle lettre VALER fornisce la soluzione del rebus: diademes-VALER da cui si ottiene la frase Dia De Mes Valer ossia “giorno in cui essere più valorosi”. Per sostenere la sua tesi l’autore fornisce anche delle evidenze come, ad esempio, lo stralcio tratto dall’opera “Dialogo dell’imprese militari et amorose” di Giovio (pubblicato postumo Giovio 1556-Giovio 1574). Oltre all’allusione alla concordia e alla pace del regno, l’autore propone un secondo significato simbolico, più profondo e nascosto, per il volatile rappresentato in movimento verso sinistra e posto sul rovescio. Sarebbe anche insegna della politica di Alfonso (diventato re) nei confronti dei baroni ribelli con i quali voleva raggiungere una pacificazione definitiva promettendo loro libertà dalla paura dell’oppressione.
Nel quarto capitolo vengono discusse la metrologia e la datazione del pezzo. L’autore, in accordo con Grierson e Traina, ritiene questa coniazione sicuramente una moneta, con ogni probabilità coniata nel primo periodo di regno e non nel periodo ducale come erede al trono perché esibisce il numerale dinastico (II) nella legenda del dritto. Barbieri propone il periodo che va dal gennaio al maggio 1494, oppure proprio in corrispondenza dell’incoronazione. Restano ancora da definire in modo certo l’uso del nominale (emissione riservata a pochi intimi, immissione nella circolazione per un breve periodo nella sola città di Napoli, distribuzione come regalie al popolo durante le celebrazioni dell’incoronazione) e l’esatta produzione. Purtroppo queste incertezze resteranno tali almeno fino a quando non saranno scoperti nuovi documenti con nuove e pertinenti informazioni.
Seguono, infine, la bibliografia e tre appendici con la riproduzione anastatica di alcune pagine estratte dai volumi citati nel testo: la cifra figurata di Alfonso II descritta da Giovio, tratta da Paolo Giovio, Dialogo dell’imprese militari et amorose, Lione 1574, p. 38; l’incoronazione di Alfonso II re di Napoli, da Giovanni Antonio Summonte, Dell’historia della città e regno di Napoli, tomo III, Napoli 1675, libro VI, pp. 482-495; il motto del principe di Salerno, tratto dallo stesso testo di Summonte, libro V, pp. 520-522.
Il volume di Barbieri è di lettura scorrevole con spunti interessanti. Consiglio caldamente la lettura a tutti coloro che si interessano allo studio e al collezionismo della monetazione dell’Italia meridionale, in particolare del periodo aragonese, a chi si interessa di iconografia e simbologia ma anche a coloro che, più in generale, sono appasionati di monete. Bisogna pure sottolineare il fatto notevole che esso rappresenta la pubblicazione degli atti di un incontro numismatico privato che si è tenuto, il 5 ottobre 2011, presso palazzo Carbone (Napoli) organizzato da un Ordine Equestre di cui l’autore è membro. Questo scritto dimostra, ancora una volta, quanto sia affascinante e culturalmente intrigante la numismatica.
GIONATA BARBIERI
CAFFE’ NUMISMATICO
ATTI DELL’INCONTRO NUMISMATICO MEDAGLIA O MEZZO CARLINO DI OSTENTAZIONE “VICTOR ET LIBERATOR CONCORDIAE” PER ALFONSO II D’ARAGONA
PALAZZO CARBONE
NAPOLI
5 OTTOBRE 2011
eBook
Per informazioni:
http://digilander.libero.itstoria_e_ numismatica
http://ilmiolibro.kataweb.it