IPOTESI SUI LORO “BUONI DI PRELEVAMENTO MERCI” IN CORONE E IN LIRE
“Poi che la cooperazione tra ricchi e poveri non è possibile, perché non creare la cooperazione tra i poveri?”
Con questa premessa, il 12 agosto 1900, a Pola, una maestra , Giuseppina Martinuzzi, illustra la sua proposta che si basa sull’esempio del’ “Unione Cooperativa di Milano” e del’ “Alleanza Cooperativa Torinese” sorte rispettivamente nel 1896 e nel 1899.
“Immaginiamoci tutti i 6.000 operai di Pola economicamente organizzati, aventi forni, negozi, cantine , cooperative; immaginiamoci che i 50.000 di Trieste e gli altri delle città e borgate dell’Istria abbiano fatto altrettanto e poi mi sapete dire la potenza enorme della gran leva che ha nome “denaro”.
E’ con questi presupposti che, nell’ambito delle organizzazioni socialiste, sorgono in Istria due cooperative di consumo, ad Albona ed a Pola. Quest’ultima, in un anno (1901) fà “progressi inaspettati” con un utile netto di 14.000 corone.
Sul giornale di Trieste “Il Lavoratore” inizia da quel momento una campagna di propaganda a favore delle cooperative di consumo che illustra in particolare la funzione che esse hanno di calmierare i prezzi, di sgravare i poveri dai pesi, spesso parassitari, del piccolo commercio, di combattere la piaga (allora molto diffusa) dell’adulterazione delle derrate.
Detta campagna porta, il 26 ottobre 1903, al Congresso costitutivo delle “Cooperative Operaie di Trieste ” che destinano per statuto il 50% dei futuri utili al dividendo da distribuire ai soci.
Per il criterio morale di non favorire spese superflue, tale dividendo non si sarebbe ripartito in contanti, ma in “buoni” per acquisti da farsi negli spacci delle cooperative stesse.
Il 3 dicembre le “Cooperative Operaie di Trieste” iniziano la loro attività con l’apertura del primo spaccio nel popolare rione di S. Giacomo. L’avvio è alquanto stentato, anche perchè fortemente contrastato dai negozianti, ma dal 1906 ha inizio uno sviluppo inarrestabile.
È in quell’anno, infatti, che la Cassa Distrettuale Ammalati”, forte di 40.000 soci, si fà essa stessa socia delle Cooperative Operaie. Rilasciando ai propri assistiti buoni merci da ritirarsi negli spacci delle medesime.
Mutano la loro ragione sociale in quella che tuttora mantengono di “Cooperative Operaie di Trieste, Istria e Friuli” il 17 novembre 1909 quando già dipendono dalla direzione triestina le cooperative di Gorizia e Quelle di Pola e si estendono ulteriormente nel 1912 con la fusione dell’ “Unione Cooperative di Capodistria” e l’assunzione di quelle di Cormons. di Farra e di Mossa.
Segue:articolo completo in formato pdf (4,5 MB) da Panorama Numismatico nr.9 Maggio 1985, articolo richiesto da un ns. lettore.