Uno tra gli slogan del periodo socialista, probabilmente il più famoso, è “Proletari di tutti i paesi, unitevi!” in tedesco “Proletarier aller länder, vereinigt euch!”, che proviene dal Manifesto del Partito Comunista scritto da Karl Marx e Friedrik Engels nel 1848. Numerose le varianti, come “Lavoratori di tutti i paesi, unitevi!”, oppure quella diffusa in Italia da Togliatti “Proletari di tutto il mondo, unitevi!”. Questa storica frase venne anche impressa su banconote emesse, dal 1919 al 1921, dalla Repubblica Socialista Federata Sovietica Russa.
Innanzitutto può essere utile un breve inquadramento storico.
Con la prima guerra mondiale il benessere finanziario della Russia crollò, le spese militari assorbivano tutte le risorse monetarie del Paese e, di conseguenza, cominciò un’intensa emissione cartacea che causò immediatamente inflazione e deprezzamento del rublo. A partire dal 1916 le monete subirono il fenomeno della tesaurizzazione, la circolazione cominciò a diventare unicamente cartacea. Solo la decima parte delle emissioni era garantita da una riserva aurea, le altre banconote non erano altro che buoni cartacei a corso forzoso e questo comportò una diminuzione ulteriore di valore del rublo. All’inizio del 1917 la Russia era un Paese stremato in preda a una forte tensione sociale causata dall’andamento della guerra mondiale che, da tre anni, combatteva come membro della triplice intesa (Russia, Gran Bretagna, Francia) contro l’impero austro-ungarico e la Germania. Le condizioni di vita erano molto difficili, oltre che per i soldati al fronte, anche per la popolazione civile. Gli operai chiedevano condizioni di esistenza migliori, i soldati la fine del conflitto, i contadini rivendicavano il possesso delle terre. Il malcontento generale e le condizioni di vita del proletariato fecero scoppiare la rivoluzione russa, un evento che ha influenzato la storia mondiale di tutto il XX secolo. La vittoria bolscevica, con il conseguente rovesciamento del regime monarchico zarista, portò alla nascita della Repubblica Socialista Federata Sovietica Russa (R.S.F.S.R., in russo P.C.Ф.C.P.) e alla guerra civile russa, esplosa nel 1918, che vedrà la vittoria dell’Armata Rossa (bolscevichi) sull’Armata Bianca (controrivoluzionari); il 30 dicembre 1922 venne istituita l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) che si sciolse ufficialmente il 26 dicembre 1991 con Michail Gorbačëv.
Il 15 marzo 1917, in seguito alle proteste, ai disordini e all’insurrezione del popolo appoggiati anche dai soldati, lo zar Nicola II si vide costretto a firmare il manifesto dell’abdicazione. Il potere passò nelle mani di un governo provvisorio guidato da Aleksander Kerenskij la cui politica non riuscì a risolvere i gravi problemi economici, anzi, la crisi finanziaria peggiorò. L’emissione delle banconote cartacee zariste, chiamate anche nikolaevskie o romanovskie, continuò in un primo tempo mentre si cominciava a progettare una nuova moneta. La nuova emissione cartacea iniziò a giugno con i biglietti di banca statali da 250 e 1.000 rubli, i buoni del tesoro detti kerenki, da 20 e 40 rubli e i marchi divisionali da 1, 2, 3 copechi. Il sigillo del governo provvisorio era ancora la raffigurazione dell’aquila bicipite ma senza gli attributi dello zar, priva quindi di corona, scettro e globo sormontato da croce. Questa immagine si può vedere, per esempio, sulla banconota da 250 rubli del 1917. La parte più consistente della nuova emissione, per ironia della sorte, entrò in circolazione solo a novembre quando era già stato instaurato il potere dei soviet.
L’insurrezione armata prese il via la sera del 6 novembre 1917, il giorno dopo vennero occupati i punti principali di Pietrogrado (oggi San Pietroburgo), il governo provvisorio praticamente non oppose resistenza e fu spodestato. La sera si riunì il secondo Congresso dei Soviet ed è a questo organo che i bolscevichi consegnarono il potere appena conquistato; le ultime sacche di resistenza si arresero poco dopo nel Palazzo d’Inverno. Nel frattempo iniziarono gli scontri a Mosca, dove furono più sanguinosi, si protrassero fino al 15 e si diffusero, in modo non uniforme, al resto del Paese.
Il primo atto del Congresso fu l’emanazione di un proclama rivolto agli operai, ai soldati, ai contadini in cui si affermava che il governo sovietico avrebbe offerto ai tedeschi la pace immediata e la distribuzione, senza indennizzo, delle terre agli agricoltori. Come prima e più importante conseguenza politica della rivoluzione venne costituita (7 novembre 1917) la Repubblica Socialista Federata Sovietica Russa (R.S.F.S.R.). La sollevazione, ad opera dei bolscevichi, contro il governo provvisorio è passata alla storia con il nome di Rivoluzione d’ottobre perché nell’impero russo era ancora in uso il calendario giuliano: il 6 novembre del calendario gregoriano era il 24 ottobre in quello giuliano. Il quinto Congresso dei Soviet di tutte le Russie (luglio 1918), nel proclamare una costituzione per la nuova Repubblica Socialista, decise di scegliere come stemma l’unione di falce e martello incrociati su uno sfondo rosso, circondati da raggi solari e da una corona fatta di spighe, e la scritta “Lavoratori di tutti i paesi, unitevi” (Art. 6, Cap. XVII, comma 89). Nel gennaio 1924 lo stemma della falce e del martello venne ufficialmente inserito nella bandiera dello Stato sovietico. Anche i partiti socialisti e comunisti, aderenti all’Internazionale, scelsero il simbolo di falce e martello con relativo slogan a sostegno dell’universalità della dottrina socialista.
Nei primi mesi di vita dello Stato bolscevico il governo si vide costretto a mettere in circolazione la valuta precedentemente preparata dal governo zarista e da quello provvisorio; solamente nel febbraio 1919 si cominciarono a stampare nuove banconote, note come valori di pagamento, caratterizzate dallo stemma falce e martello e dallo slogan della dottrina socialista, tipologia che esprimeva gli ideali del proletariato vittorioso.
Nel 1919 vennero emessi pezzi con valori da 1, 2, 3, 15, 30, 60, 100, 250, 500, 1.000, 5.000, 10.000 rubli, nel 1920 da 3, 5, 50 rubli e nel 1921 da 100, 250, 500, 1.000, 5.000, 10.000 rubli. Poiché si trattava di emissioni illimitate, continuavano a perdere di valore e, di conseguenza, si cominciò far circolare tagli da 25.000, 50.000 e 100.000 rubli (1921). Queste banconote portano la raffigurazione dello stemma di stato (falce e martello) della R.S.F.S.R. (in russo P.C.Ф.C.P.) con sotto, in un cartiglio, la scritta Пропетарии всех стран, соедияйтесЬ, ossia “Proletari di tutti i paesi, unitevi”. Immagine che si può vedere, ad esempio, nel biglietto azzurro da 5 rubli del 1920. Le emissioni di valore maggiore, da 100 rubli in su, sono caratterizzate dal motto di Marx scritto in altre lingue, il tedesco, il francese, l’inglese, il cinese, l’arabo e l’italiano. Ad esempio, il biglietto di colore verde prevalente da 5.000 rubli del 1919 presenta la frase PROLETARI DI TUTTI I PAESI, UNITEVI! scritta sul bordo, in alto, sotto lo slogan in francese.
Dopo la fine della tragica guerra civile, il governo russo intraprese una serie di manovre destinate al risanamento dell’economia. Già nella primavera del 1921 Stalin fece approvare una nuova politica economica (NEP) che prevedeva l’ordinamento del commercio, la stabilizzazione del rublo e l’unificazione della circolazione monetaria. Pertanto si sostituirono le monete deprezzate con una nuova serie di valori, il rublo nuovo corrispondeva a 10.000 rubli vecchi. I primi valori monetali statali dell’URSS vennero emessi nel 1923.
Tremino pure le classi dominanti davanti a una rivoluzione comunista. I proletari non hanno nulla da perdere in essa fuorché le loro catene. E hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paese unitevi!. Queste sono le ultime frasi del famoso Manifesto del Partito Comunista scritto da Engels e Marx dove si identificava la storia come lotta fra le classi. Nel 1919, l’esortazione all’unione di tutti i proletari, di tutti gli sfruttati, anche se vecchia di settanta anni, venne utilizzata sul circolante cartaceo russo come esplicito mezzo di propaganda. Oggi queste banconote ci ricordano una tappa fondamentale della nostra storia recente, le contraddizioni del capitalismo, dello sviluppo economico sfrenato, ma anche l’incoerenza della società comunista.