di Giuseppe Carucci – da Panorama Numismatico 239/aprile 2009
UNA STORIA DAL MEDIOEVO ALL’ETA’ MODERNA DELLA MONETA VISTA SOTTO IL PROFILO ARTISTICO
Imprimendo il suo marchio su un pezzo di metallo, cioè sulla moneta, lo Stato mirava non solo a garantire il peso e la purezza del metallo, non solo a usare la moneta come mezzo di comunicazione di massa, ma anche a coniare monete belle, soprattutto quelle in oro e argento. Lo splendore dell’oro e lo scintillio dell’argento diventano di per sé equivalenti a dindicatori di bellezza. Le monete furono usate anche come decorazioni di capi di vestiario e di vasellame. Alla figura 1 è riportato un dettaglio di un abito femminile tradizionale di una popolazione del Volga fatto di monete cucite nel tessuto. Le monete qui presenti abbracciano un periodo cronologico da Ivan il Terribile fino alla metà del XIX secolo. A partire dal Rinascimento divenne moda in Europa abbellire coppe d’oro e d’argento con monete saldate sulla superficie dell’oggetto.
Se uno Stato si ritiene civile e avanzato e vuole occupare un posto dignitoso nell’arena mondiale il sovrano di questo Stato, sia re o granduca o altro, non può permettersi di coniare brutte monete poiché esse diventano ambasciatrici nel mondo di questi Stati.
Ecco perché le monete tendono a divenire espressioni artistiche come lo erano in buona parte quelle dell’antichità.
Nei ritratti di Carlo Magno e di altri re franchi del IX e X secolo si nota la rinascita di alcune antiche tradizioni. Questo cosiddetto rinascimento carolingio si manifestò anche nella scultura, nell’architettura, nelle miniature segnando un notevole passo in avanti rispetto all’arte decorativa dei Goti, Merovingi e Longobardi dei secoli V-VII che fu geometrica-convenzionale.
Lo stile romanico ebbe un riflesso anche nell’arte della coniazione e le basiliche trovarono posto sulle monete, soprattutto sui bracteati del XII secolo. Le monete auree dei re francesi Carlo IV, Carlo V e Filippo IV, coniate nei secoli XIII e XIV, furono un trionfo dello stile gotico.
Linee verticali ed aguzze sembrano trasmettere le forme dei templi gotici sulla cima dei quali una specie di bottoni, trifogli e ingrossamenti stanno ad indicare il famoso merletto in pietra che ha dato forma al gotico inglese, francese e tedesco. Si può anche dire che a volte le stesse monete sembrano rosoni con vetrate sulle facciate delle cattedrali.
Particolarmente importanti sono i pregi estetico-artistici delle monete-medaglie con le loro raffigurazioni commemorative.
Anche nell’antichità si coniavano alcune monete per farne uso da medaglia, per regalo o in occasione di determinati avvenimenti.
Sono da intendersi in questo modo monete del valore di due tre o più talleri. Alla figura 2 è riportata una moneta da 5 talleri d’argento del peso di 145,60 grammi coniata nel 1666 in occasione dell’88° compleanno di Augusto II, granduca del Brunswick – Wolfenbuttel.
La Russia dei secoli XV e XVI coniò monete-medaglie con le quali si gratificavano i militari e si portavano cucite sul vestito o sul cappello.
In generale è da dire che spesso le monete servivano da segni di distinzione e mezzi commemorativi. Ad esempio i Crociati, ritornando dalla missione, per ricordo della loro partecipazione alla crociata fissavano sullo scudo un solido bizantino che poi veniva inserito nello stemma della casata.
I dogi veneziani a partire dal XVI secolo coniarono monete speciali, le cosiddette oselle, per le regalie di capodanno a magistrati e funzionari. Secondo la tradizione per il nuovo anno ai funzionari venivano fatti regali, solitamente pollame o uccellagione in generale, ed il valore delle monete corrispondeva al costo del regalo. L’osella veniva regalata dal doge in persona ma a volte anche semplici veneziani regalavano questa moneta a chi di dovere per ricevere qualcosa in cambio, ad esempio una raccomandazione od un avanzamento di una pratica.
Perché andare prima al mercato e poi dal magistrato? Era più semplice andarci subito e regalargli la moneta che così prese il nome di osella, cioè uccello in veneziano. Su di una di queste monete del 1577, doge Sebastiano Venier, è raffigurata Venezia dalla laguna. Davanti alla riva vi sono molte imbarcazioni oltre le quali si intravede la terraferma con l’arco del palazzo del doge, San Marco con le sue cupole, la piazza e la torre dell’orologio con i due mori che battono l’ora (fig. 3).