LE MONETE FALSE INFESTANO IL MERCATO MONETARIO DAL SETTECENTO FINO ALL’UNITA’ D’ITALIA E ANCHE OLTRE. CE LO TESTIMONIANO TANTI BANDI.
di Lorenzo Bellesia
Tempo fa avevo pubblicato1 del materiale su monete false ottenute per fusione o, come si diceva, a getto. Il fenomeno sembra essere stato diffusissimo verso la fine del Settecento ed i primi decenni dell’Ottocento a giudicare dal numero di bandi e notificazioni che si possono rintracciare.
Avendo raccolto nuovo materiale, vorrei portarlo all’attenzione dei lettori.
Un intero capitolo sulla fabbricazione di false monete col metodo di getto è contenuto nel libro di Umberto Mannucci, La moneta e la falsa monetazione2, dove si sottolinea proprio la sua diffusione per la grande facilità del procedimento.
Il principio è semplicissimo: la lega metallica prescelta si fonde e si versa in appositi stampi debitamente preparati. Le leghe utilizzate si dovevano fondere a bassa temperatura ed erano a base di stagno ed antimonio.
Gli stampi vengono preparati, mediante le monete legali e con materie diverse: sia terre plastiche che con composizioni metalliche. Se gli stampi sono metallici devono essere tali da fondere a temperatura alquanto superiore di quella della lega che vi dovrà essere versata. Tali stampi metallici possono ottenersi in più modi, il più semplice è però per compressione: si porta la lastra metallica ad una sufficiente temperatura e poi vi si batte fortemente sopra la moneta legale di cui si desidera lo stampo. L’operazione ripetuta per le due faccie fa sì che si possa ottenere uno stampo completo che va però ulteriormente accomodato, affinché nel bordo possa ottenersi una sufficiente chiusura, per la colatura della lega, che vien fatta da un canaletto appositamente praticato nello stampo e rispondente nel bordo della moneta.
I falsi monetari nella quasi totalità dei casi, adoperano però, stampi di terre plastiche e più precisamente, di gesso fino (scagliola).
Il gesso fino si presta, purtroppo, molto bene a fare dei discreti stampi per monete, ed i falsari sono riusciti a dare a tali stampi una levigatezza ragguardevole ed una esecuzione molto accurata. Mediante tali stampi, si posson dire eseguite quasi tutte le falsificazioni delle monete d’argento, e la falsificazione delle antiche monete.
Il gesso deve essere della migliore qualità e polverizzato al massimo grado; viene passato in setacci finissimi per privarlo d’ogni parte granulare e da ogni corpo estraneo possibilmente presente e poi disciolto gradatamente fino a raggiungere una mescolanza né troppo liquida, né troppo spessa. La moneta legale che vien prescelta per l’improntazione dello stampo vien scelta il più possibile nuova, per avere il tipo e le leggende al massimo di rilievo; essa viene unta con cura con olio fino d’oliva, affinché possa poi essere staccata facilmente dallo stampo su di essa formato. Messa a contatto con il getto, questo si deve far seccare lentamente a temperatura normale od a fuoco molto leggero e lo stampo viene preparato in modo che sia scindibile in due parti. In pratica per avere lo stampo bene scindibile nelle due parti vien preparato dapprima un mezzo stampo, mettendo la moneta da una sola faccia a contatto col gesso ed aspettando il perfetto essiccamento, poi si unge con olio fino, tutta la parte di detto mezzo stampo esterno alla moneta e si dispone sopra, altro gesso che forma l’altra metà dello stampo…
Per la colatura della lega, lo stampo è tenuto fisso nelle due sue parti con appositi ordigni; la lega vien fusa in crogiuoli o più semplicemente in cucchiai di ferro e versata dal canaletto.
Come si vede il procedimento è semplice e fa bisogno di poco materiale…
Le monete dopo d’essere state gettate vengono sottoposte a parecchie operazioni addizionali: prima l’incisione del bordo, fatta in generale con appositi stampini e poi l’accomodamento nella parte corrispondente allo sbocco del canaletto nella cavità interno dello stampo…
Poscia la moneta, a seconda del caso e della lega impiegata, viene brunita onde portarla ad un sufficiente stato di bianchezza e lucentezza od anche, a seconda dell’abilità del falsario inargentata o dorata…
La facilità del procedimento e l’eseguità dei mezzi necessari per gettare le monete false spiegano perciò la grande diffusione del fenomeno. Nessuna grande moneta d’argento della fine del Settecento e dell’Ottocento sembra essere stata immune dall’attacco dei falsari.
Tra queste monete fu particolarmente preso di mira il francescone. Una notificazione data in Firenze il 21 maggio 1801 segnalava come circolassero in città monete false da paoli dieci ed avvertiva i camarlinghi, ed i cassieri di tutti i dipartimenti economici tanto dell’Aziende Regie, che pubbliche di stare oculati di non riceverne in pagamento.
Ed all’oggetto, che i medesimi possino con maggior facilità conoscere simili monete alterate, dovranno prender norma delle appreso particolari caratteristiche rilevate dal Signor Direttore della R. Zecca nella sua rappresentanza rimessa con detto biglietto.
I. Trovandosi nella composizione di queste monete molta parte di stagno, e piombo, confricate che esse siano con le dita rendono il sito proprio di questi metalli.
II. Le monete comparse come sopra sono tutte gettate, e con l’impronta del Gran-Duca Leopoldo con la data dell’anno 1790, ma è molto facile a chi ha fabbricate queste di formarle con qualunque altra data, e impronta.
III. Manca quasi che totalmente la cordonatura nel cerchio di queste monete, e quella poca che vi apparisce è assai male espressa.
Ecco poi un avviso pubblicato a Venezia il 23 giugno 1819.
Si deduce a pubblica notizia che nella Cassa Militare fra i denari di sussistenza fu rinvenuta una moneta falsa rappresentante una lira d’Italia col millesimo 1813, e la marca V. Venezia, i di cui connotati si rilevarono come segue:
Composizione: Stagno non contenente parte alcuna d’argento.
Calante nel peso in confronto della legittima denari metrici uno, eseguita col mezzo del getto, e non coi metodi regolari delle zecche.
Sempre da Venezia viene la specifica dei connotati di alcune monete false rinvenute in circolazione nelle Provincie Venete che si pubblica nella pagina accanto.
Questa specifica è molto significativa poiché evidenzia falsi di monete molto diverse tra loro e prodotti con i più disparati metodi.
Il falso numero 1, per esempio, era eseguito a getto ma con pessima riuscita mentre i numeri 2 e 3 invece sarebbero stati coniati anche se certo con risultati molto modesti.
Molto interessanti poi i falsi 4 e 6 che risultano essere stati dei capolavori, almeno di pazienza. Si trattava di tondelli di ottone il primo, un tallero bavarese, e d’argento il secondo, un 40 franchi francese, ricoperti da foglie di metallo riproducenti le monete originali. Addirittura le lamine che ricoprivano il tondello d’argento erano state levate a sega da un pezzo legittimo!
Articolo tratto da Panorama Numismatico nr. 225/gennaio 2008
One Comment
olly
come si fa a riconoscere un decadramma da quello originale a quello falso … se era stato coniato in ,oro o argento .in bronzo o altri tipi di metallo.e di che diametro dovrebbe essere e di che peso in base ai tipi di metallo .la ringrazzio per la vostra collabborazione e serietà , attendo risposta grazie.