da Panorama Numismatico nr.252 – Giugno 2010
Riprendiamo dalla rivista «Rassegna Numismatica» del giugno 1933 questo affascinante racconto su un misterioso tesoro venuto alla luce a Genova. Addirittura un grosso calderone…
Sul Giornale di Genova (12 marzo) un brioso articolo di U.D.L. rievoca queste strane storie di tesori:
Ce ne sono? Noi non diciamo né di si né di no. Certo che molti genovesi credevano ad esempio che tesori e tesori dovessero saltare fuori a mucchi nello sventramento di Via Dante. Ma purtroppo, fino ad oggi non si è trovato nulla, neanche una palanchetta del Papa o un franchetto svizzero di quelli che le nostre nonne chiamavano “matti”. Già, tra Ravecca e il Pian di S. Andrea non ci ha mai abitato gente da sotterrare denari. Era gente quella che quando aveva dei soldi se li spendeva dalla Bedin e nell’Osteria del Nicola…
Tuttavia non è detto che ancora qualche cosa non possa saltar fuori perché se i genovesi in genere amano poco il “morto” sotto la piastrella del pavimento sanno, quando vogliono, sotterrarlo così bene che ad esumarlo ci vuole almeno l’arte di tre rabdomanti.
Perchè, è bene ricordarlo, neanche gli Austriaci del ’47 avrebbero trovato e vuotato i cassoni di S. Giorgio dei tre milioni di Genovine se la Repubblica non avesse accondisceso a farseli trovare. Anche il tesoro di S. Lorenzo, per risalire ad epoche più lontane, fu nel saccheggio del 1522 salvato a stento ma fu comunque salvato, segno che anche allora o si sapeva nascondere molto bene o mancava assolutamente il fiuto della preda.
Di altri tesori nostri di cui si sia occupata la storia non ricordiamo: c’è invece, a memoria d’uomo perché ancora recente, il rinvenimento degli oggetti d’oro nelle tombe greche di Via Giulia, il rinvenimento delle cinquanta monete antiche d’oro e d’argento nella demolizione di un caseggiato in Via S. Sebastiano, il rinvenimento avvenuto tre anni fa degli oggetti d’oro nella strada di Sampierdarena, il rinvenimento di monete d’oro durante i lavori di costruzione della Genova-Casella, il rinvenimento, ultimamente, di poche monete d’argento alla Foce e in Corso Sardegna…
Questi i rinvenimenti noti e che si ricordano: degli ignoti noi non ne sappiamo nulla. Quindi non diremo come molti sostengono che la fortuna di una notissima famiglia genovese si deve al rinvenimento di un grosso calderone di monete d’oro interrato nella cantina di una casa di Borgo Lanaiuoli, come non diremo che l’arrotondamento delle sostanze di un’altra famiglia patrizia della nostra città è dovuta al rinvenimento di molti gioielli antichi e di moltissime monete nello stanzino segreto di un sottoscala nella casa avita.
C’è nessuno, ad esempio, che abbia mai sentito parlare del tesoro di Via Giustiniani? Ebbene, il tesoro, ci si assicura, c’è. In un palazzo di Via Giustiniani – quale non importa – abita una brava donna, una popolana carica di bambini che giura – e lo giura sulla testa delle sue creature – che tutte le notti di mercoledì sogna un signore che le si presenta in pantofole e papalina e tenendo in mano una candela accesa. E tutte le notti di mercoledì la visione la invita a… seguirla per vedere un barile di monete sotterrato nella cantina del palazzo di fronte.
Quale palazzo? Ce ne sono tre di fronte alla sua casa e la povera donna non sa precisare.
Ma restiamo nella realtà: e sfogliamo, così a titolo di curiosità il carteggio che riguarda il rinvenimento del tesoro di via Venezia.
Ecco la lettera del Ministero dell’Istruzione Pubblica – datata 5 gennaio 1909 – indirizzata al Sig. Comm. Avv. Gaetano Poggi R. Ispettore degli Scavi Novi Ligure-Genova:
“Il Prefetto di Genova, con nota 21 Maggio u. s. N. 3425 comunicò a questo Ministero il seguente rapporto del Questore di quella città in data 20 Maggio 1908.
Alcuni giorni fa venne confidenzialmente riferito a questo Ufficio che alcuni operai, lavorando in una cava di Via Venezia in Genova avevano rinvenuto un tesoro che se lo erano appropriato.
Fatte indagini si è potuto stabilire che effettivamente il 20 Aprile u. s. 12 operai mentre erano intenti allo sparo di alcune mine nella cava di pietra sita in Via Venezia, località Montecucco, di proprietà dei signori Ottone Costantino, Bianchi Sebastiano e Fornari Mario avevano scoperto un vaso di creta contenente circa 1600 monete d’argento antiche. Effettuatosi il rinvenimento i dodici operai per unanime accordo stabilirono di non dir nulla ai proprietari del fondo e di dividersi fra di loro le monete trovate.
Difatti così fecero ed a ciascuno di essi ne toccarono circa 130. Tutti i dodici operai, interrogati da un funzionario di quest’ufficio ammisero il fatto e diedero anche modo di far recuperare altre 900 di dette monete. Esse furono fatte verificare da alcune persone competenti fra le quali il cav. Angelo Boscaro, Archivista del Palazzo Bianchi, che ha constatato trattarsi di monete per la maggior parte francesi del 1300 e del 1400, parte di Re Filippo il Bello e parte col giglio o collo stemma di Gerosonimo. Inoltre ve ne sono anche di Angioine, di Genovesi, del Re Corrado e col Castello.
Il predetto cav. Buscassi ritiene possa trattarsi di un tesoro militare nascosto in quella località in occasione di qualche guerra o di sommossa popolare.
Continuano le indagini per rintracciare e sequestrare il rimanente delle monete e “dintanto” vado a denunziare alla competente autorità giudiziaria i 12 operai per appropriazione indebita in danno dei proprietari, giusta querela da essi sporta e per contravvenzione all’art. 15 della legge 12 giugno 1902 sulla conservazione dei monumenti e degli oggetti di antichità ed arte”.
Con altro rapporto del 3 luglio 1908 N. 4226 il Prefetto medesimo aggiunse le notizie che seguono:
“Mi pregio di portare a conoscenza dell’On. Ministero che in seguito alle ulteriori indagini praticate dalla locale Questura, si sono potute sequestrare 1287 monete facienti parte del tesoro in parola.
Tutte queste monete trovansi presso il locale Giudice Istruttore il quale sta istruendo il processo contro i 12 operai che sono imputati di appropriazione indebita in danno dei proprietari del fondo e di contravvenzione all’art. 15 della legge 12 giugno 1902 N. 185.
Attualmente anzi il prefato Magistrato attende il responso di un perito il quale deve pronunziarsi sulla validità e sul valore delle monete stesse. Non mancherà infine di tenere informato cotesto Superiore Ufficio di ogni nuova emergenza e dell’esito del relativo procedimento penale”.
Finalmente il 27 ottobre fu discussa avanti alla locale Pretura Urbana la causa a carico di coloro che si erano indebitamente appropriate le monete e gli imputati furono tutti condannati.
Ma poiché le monete sono rimaste sequestrate e si trovano tuttora presso l’Autorità Giudiziaria di Genova per essere restituite al legittimo proprietario è necessario che prima avvenga la restituzione delle monete per poter conoscere la entità ed il valore e ne sia compilato un esatto elenco.