di Franco e Vincenzo Rapposelli
LA DRAMMA CHE DOMENICO SPINELLI PENSÒ FOSSE STATA CONIATA NELLA ZECCA DI TEATE, IN REALTÀ DEV’ESSERE ATTRIBUITA A VELIA. GLI AUTORI PORTANO QUI ALCUNE PROVE A SOSTEGNO DI QUESTA IPOTESI.
Come soci della Società Numismatica Italiana abbiamo ricevuto il volume 117 edito nel 2016 dalla «Rivista Italiana di Numismatica». Fra i vari studi pubblicati ci ha meravigliato non poco un lavoro di Vincenzo La Notte che parla dell’inesistenza della dramma di Teate Apulum. Argomento molto interessante ma purtroppo non originale in quanto fu da noi già trattato, in maniera esaustiva, circa 5 anni fa!
Su questo specifico argomento abbiamo scritto nel tempo due articoli: uno nel 2009 dal titolo La prima e più antica moneta della zecca di Teate, alla ricerca di una rarissima dramma d’argento 1, l’altro, due anni dopo, con il quale concludevamo tutta la nostra indagine sulla “supposta” dramma della zecca di Teate 2.
Nel primo avanzavamo già l’ipotesi che la dramma di Teate non fosse mai esistita e che il principe di San Giorgio, Domenico Spinelli, avesse erroneamente confuso le lettere YEΛH (Velia) con quelle di TIATI3. Ma serietà imponeva – ed è una regola che dovrebbe essere rispettata da chiunque voglia chiarire degli argomenti – di produrre della documentazione a corredo e sostegno della nostra convinzione. Dicemmo allora, sempre nel primo articolo, che se la moneta in questione non fosse stata studiata de visu, analizzando con accuratezza soprattutto le lettere presenti nel rovescio, non si sarebbe potuto dichiarare nulla di definitivo sia sulla sua esistenza che sulla appartenenza alla zecca di Teate.
Occorreva, quindi, andarsi ad abbeverare direttamente alla fonte. Iniziammo, così, con l’individuare nella letteratura numismatica a disposizione il luogo in cui poteva trovarsi la moneta oggetto del nostro studio e, successivamente, a ricercare il personaggio più idoneo per coadiuvarci nella ricerca; ci rivolgemmo, quindi, ad un giovane specializzato in numismatica che, lavorando in quel periodo con Fiorenzo Catalli a Firenze, aveva titolo privilegiato per essere accolto favorevolmente presso il Museo di Napoli. Il suo ottimo lavoro di ricerca portò, fra l’altro, ad acquisire la foto della dramma di Velia catalogata con il numero progressivo 2994 nell’opera di Giuseppe Fiorelli4.
Cominciammo allora a pensare che la moneta 2994 poteva essere la stessa pubblicata nel 1820 in Monumenti inediti e che per circa due secoli fior di studiosi avevano conosciuto e commentato solo attraverso il disegno di Spinelli.
La moneta fotografata, di cui davamo anche il numero di inventario museale 30859, era chiaramente di scarsa conservazione, tale che le prime lettere della leggenda Y E Λ potevano indurre una lettura errata ma l’ultima lettera, la eta maiuscola greca H, evidenziata dall’ingrandimento fotografico, era in realtà inequivocabilmente leggibile, tanto da non poter essere interpretata come le due lettere finali “TI” di TIATI.
Si rafforzava, quindi, la convinzione che la moneta 2994 avesse ispirato il disegno di Spinelli per una serie di motivi. Si trattava, intanto, dell’unica moneta che si avvicinava alla descrizione di Spinelli ma, soprattutto, analizzando il suo disegno notavamo che la resa delle fattezze del viso e la crespatura della capigliatura erano perfettamente compatibili con la foto. Passando al rovescio, notavamo ancora che la posizione della lettera delta e la forma cordonata della prima foglia di olivo corrispondevano esattamente, pur denunciando una certa approssimazione, alla realizzazione del disegno spinelliano. Va doverosamente aggiunto, a sua giustificazione, che all’epoca lo Spinelli non aveva potuto avvalersi degli strumenti moderni di indagine.
Come abbiamo già detto, al momento della stesura del nostro primo articolo del 2009 eravamo già convinti che la dramma di Teate non esistesse ma non potevamo assolutamente ricorrere ad elucubrazioni e a pindarici voli di fantasia; occorreva in realtà produrre elementi certi scaturiti da una consona ed adeguata ricerca. Con le dovute evidenze successive la convinzione fu sostenuta da inequivocabili elementi documentali. Provvedemmo quindi a pubblicare il secondo articolo nel dicembre 2011, nel quale facemmo confluire tutti gli elementi ricercati con determinazione e sacrificio economico, contribuendo così ad arricchire la conoscenza numismatica sulla moneta oggetto del nostro studio.
Per eliminare ogni altro margine lasciato alla congettura, provvedemmo a corredare l’articolo con altri tre elementi probanti che rafforzavano l’assunto esposto.
Il primo riguardava Theodor Mommsen che, nella sua opera sulla storia della moneta romana5, affermava che era possibile che si fosse letto erroneamente TIATI in luogo di YEΛH. Il secondo elemento riguardava una considerazione di tipo temporale: infatti questa moneta dovrebbe risalire ad una datazione relativa ad un periodo compreso tra il 440 e il 390 a.C., che sembra essere troppo alto per giustificare una coniazione da parte di Teate. Il terzo si riferiva alla pubblicazione più esaustiva e recente effettuata da Williams e riguardante tutta la monetazione d’argento della zecca di Velia6 che arrivava a descrivere anche le imitazioni della moneta che stiamo trattando. Nella sua opera troviamo, a pagina 41, la imitazione lucana della dramma di Velia con questa presentazione: «Lucanian imitation, Head to right in coarser style; Δ behind / Owl to right on four leaved spray; in front of legs, [YE]ΛHTΩ[N], (da) Berlin, Löbbecke 3.26». La foto relativa è presentata nella tav. IX, al n. +197.
Ci convincemmo che se fosse esistita una dramma di Teate imitante quella di Velia, l’autore di una ricerca così accurata e completa l’avrebbe con tutta probabilità citata.
Per completare le informazioni su la dramma di Velia aggiungemmo che Williams nell’opera citata elencava 26 esemplari a pagina 40, riportando per ognuna di esse i riferimenti dei musei e delle collezioni. Al n. 185 ne elencava 13 e altrettante al n. 186. La differenza fra gli esemplari dei due gruppi riguardava soltanto la disposizione delle lettere. La famosa moneta del Medagliere di Napoli repertoriata al 2994 risultava elencata fra le 13 monete del n. 185, alla lettera (l).
Terminavamo, dunque, l’articolo con una considerazione che voleva essere il nostro contributo concreto alla conoscenza numismatica: «…in buona sostanza per quasi due secoli si è descritta, disegnata e studiata una moneta praticamente inesistente nella produzione monetale della zecca di Teate in quanto coniata effettivamente dalla polis di Velia».
Ritorniamo al motivo principale di questo articolo che penso abbia abbondantemente dimostrato che fummo i primi ad avere il dubbio che la dramma di Teate non esistesse (2009) e che facemmo tutte le ricerche empiriche necessarie per evidenziare il risultato delle nostre indagini (2011).
Vincenzo La Notte ha parlato di questa ormai famosa dramma di Teate per due volte: la prima nel 2011 a pagina 314 di un suo libro sulla monetazione della Daunia7, dove poneva la moneta in questione fra quelle “da espungere”, e la seconda nell’articolo pubblicato nel volume 117 della RIN 2016 dal titolo L’inesistente dracma di Teanum Apulum. Nell’opera del 2011 dichiara che la moneta va classificata fra quelle da espungere non producendo però nessuna prova empirica a parte la autorevole considerazione di Theodor Mommsen che dichiarò dubbia la lettura dell’iscrizione di tale moneta e doveva piuttosto essere sciolta come YEAH (Velia).
Nell’articolo in RIN (2016, pp. 251-258) non aggiunge nessun elemento nuovo all’argomento ma si esercita in un “collage” di informazioni già esistenti nella letteratura numismatica dal 1820 al 2016 e sistemate in bell’ordine però indubbiamente non rispondenti a nessun canone di originalità e senza nemmeno l’ombra di un sostegno documentale.
Ci lascia perplessi, inoltre, che nella copiosa bibliografia che correda il suo intervento, citi il nostro articolo del 2009 ma eviti accuratamente di far riferimento al nostro secondo testo del 2011. In questo modo, forse cercando di rivestirsi di una originalità inesistente, elimina la prova dei fratelli Rapposelli riferita alla moneta 2994 che è la vera chiave risolutiva dell’intera problematica.
Articolo tratto da Panorama Numismatico nr.323 – Dicembre 2016
Note
- «Monete Antiche», a. VIII, n. 44, marzo/aprile 2009, pp. 7-8 ↩
- Franco e Vincenzo Rapposelli, Ancora sulla supposta prima monetazione di Teate. La dramma, in «Panorama Numismatico», n. 268, dicembre 2011, pp. 7-10. ↩
- Anonimo (ma Domenico Spinelli), Monete inedite o rare, Marrucini, Teate, in Monumenti inediti di antichità e belle arti raccolti e dati in luce da una Società Archeologica, Napoli 1820, pp. 109-110, tav. 8, n. 1. ↩
- Giuseppe Fiorelli, Catalogo del Museo Nazionale di Napoli, Medagliere, vol. I, Monete greche, Napoli 1870. ↩
- Theodor Mommsen, Geschichte des Römischen Münzwesens, Berlin 1860, p. 252. ↩
- Roderick T. Williams, The silver coinage of Velia, London 1992. ↩
- V. La Notte, La monetazione della Daunia. Storia degli studi e analisi della produzione, Foggia 2011, p. 314. ↩