Giuseppe Del Curatolo (Il potere delle immagini) nel suo lavoro fantastica sul significato e sul potere delle immagini impresse sulle monete. Ad esempio, il dichalkon (AE, 2,98 g) coniato, all’inizio del IV secolo a.C., dalla città di Helike (Grecia) ha una simbologia che si riscontra simile nella monetazione in bronzo di Vetulonia. Entrambe le città scomparirono dalla geografia, la prima per un catastrofico terremoto seguito da uno tsunami (373 a.C.), l’altra per declino economico e perdita di importanza fino a cadere nell’oblio ed essere dimenticata. L’autore, partendo dall’ipotesi (tutta da dimostrare) che la Sardegna possa essere individuata come la leggendaria Atlandide, ha cercato nella toponomastica dei luoghi davanti alla Sardegna la radice (TL) del nome Atlantide. E, guarda caso, proprio il nome etrusco impresso sulle monete di due città contiene questa radice: TLA per Talamone e VATL per Vetulonia. Ed in questo modo un altro tenue filo unisce il comune destino della città di Helik, prova tangibile di una immane catastrofe, e di Vetulonia che rimane muta testimone dell’esistenza del mitico continente.
Lo scritto di Patrizia Di Monte (Gettone Jmpresa Viveri) cerca di risolvere il mistero collegato ad un gettone in bronzo (3,5 g, diametro 2,3 cm) che porta su un lato la stella di David contornata dalla scritta jmpresa viveri (la J al posto della I non è un errore) e, dall’altra parte, il numero 20. L’autrice incuriosita ha cercato di sapere quale fosse stato il suo uso, la sua provenienza. E, come una moderna Miss Jane Marple, per rispondere a queste domande ha dato inizio ad una vera propria indagine. La prima ipotesi è stata quella di un gettone utilizzato, nel periodo pre-bellico (1930-40), nel Ghetto Romano, come forma di sussistenza agli Ebrei. Patrizia descrive la ricerca che si è protratta per un anno ed ha interessato il Ghetto Romano, l’Ufficio Storico dell’Esercito Italiano, il Centro di Documentazione Ebraica Contemporaneo, la Deputazione Ebraica. Dopo tutto questo lavoro di indagine l’unica conclusione certa è stata che l’ipotesi sul Ghetto Romano può essere scartata con sicurezza. Restano aperte altre possibilità come: gettone utilizzato all’interno dei Campi di lavoro italiani; gettone alimentare; gettone di una ditta che si occupava della produzione di cibo kosher; buono per viveri ed indumenti; buono di cooperative che si occupavano di pane azimo; gettone usato nei Campi di Concentramento e di Raccolta in Italia o in Campi di Concentramento dell’Est Europa; … Purtroppo il mistero rimane ma, nello stesso tempo, l’autrice dichiara di non demordere e si ripromette di continuare e perseverare nell’indagine. Non ci resta che augurarle che la pubblicazione arrivi nelle mani giuste e, un lettore attento, possa fornirle utili informazioni per risolvere questo … giallo.
Davide Fabrizi nell’elaborato I 3 carlini 1647 di Filippo IV, anzi il 15 grana 1647 di Filippo IV, scusate il carlino 1647 di Filippo IV illustra una piccola confusione fatta nella tipologia di monete coniate sotto Filippo IV nel regno di Napoli: il 15 grana (in realtà un carlino) illustrato da Memmo Gagiati nella sua opera “Le monete del reame delle due Sicilie” e il 3 carlini riportato dal CNI (in realtà un carlino).
Segue il breve lavoro di Ivan Caparelli La contromarca PETH su alcune monete dei Bretti che tratta di monete su cui sono state applicate due contromarche. La contromarca PETH, sicuramente riconducibile all’antica Petelia, è stata sempre applicata al rovescio dei tipi monetali utilizzati, mentre quella con il granchio, di non facile attribuzione perché il soggetto è stato spesso utilizzato, ha sempre caratterizzato il dritto. Le due contromarche sono state apposte ogni volta abbinate ed impresse cercando di causare la minima deturpazione possibile dell’immagine preesistente, che risulta sempre perfettamente interpretabile, sia che si tratti di simboli dei Bretti sia di Petelia. Scartate alcune possibili spiegazioni l’autore ritiene che l’operazione abbia avuto luogo per accordo fra le autorità emittenti, inoltre alcuni indizi gli fanno pensare che il fenomeno si sia verificato in età annibalica, tra il 216 e il 203 a.C., anche se il momento preciso è difficilmente identificabile.
Costantino Meo (La moneta usata come mezzo di comunicazione) affronta molto succintamente l’uso delle monete come veicolo di comunicazione e di propaganda. Viene anche rammentato che la moneta poteva essere usata come mezzo attraverso cui il popolo poteva far sentire il suo dissenso, la sua opposizione politica, deturpando o contrassegnando i tondelli monetali. Ne sono esempio le piastre napoletane di Ferdinando II con impresso l’epiteto “bomba”, i buoni da 2 lire di Vittorio Emanale III con la contromarca “falce e martello”.
Mentre Paolo Gabriele in L’officina monetaria di Torre Annunziata descrive le motivazioni che portarono ad istituire, nel Castello di Torre Annunziata, l’officina monetale e il breve periodo della sua attività. Aperta nel 1620, per coadiuvare la zecca di Napoli, utilizzava per la coniazione macchinari detti bilancieri (o ingegni del “Galoti”) allo scopo di evitare che le monete messe in circolazione venissero tosate (problema di grande attualità in quel periodo). Con questo sistema di coniazione i pezzi prodotti avevano una forma quasi perfettamente rotonda e pertanto avrebbero immediatamente denunciato tentativi di tosatura. Ma già nei primi mesi del 1622 l’officina di Torre Annunziata aveva cessato di coniare per vari motivi quali: il costo di produzione era il triplo rispetto alle monete prodotte con la coniazione a martello; si temevano frodi per scarsa vigilanza; gli stessi zecchieri pensavano che i nuovi macchinari avrebbero fatto perdere il lavoro; se i macchinari si guastavano era difficile ripararli. Infine il 7 aprile 1623 venne ordinato di smontare le macchine.
Decisamente interessante il lavoro di Franco Pezzi, Una presunta serie monetale a forma di conchiglia. Studio su delle enigmatiche conchiglie di piombo, che si è interessato di manufatti, abbastanza rari, in piombo e in rame con un lato liscio mentre l’altro presenta dei segni a costole in rilievo che fanno assumere al pezzo la forma di una conchiglia. L’autore inizialmente descrive e classifica i 59 esemplari (52 in piombo, 7 in rame) che ha potuto personalmente esaminare, raggruppandoli, in base al peso ed alle dimensioni, in 6 tipologie. Dalle osservazioni e dalle ricerche effettuate Pezzi è abbastanza certo che questi oggetti non erano di uso ornamentale; scartata anche la congettura che potessero essere dei “pesi monetali”, avanza l’ipotesi che queste “conchiglie” siano state vere e proprie monete, al pari dell’Aes Rude e dell’Aes Signatum, con sei (sette) “nominali” diversi. Per avvalorare questa tesi vengono elencati numerosi motivi. L’autore avanza anche un’ipotesi di datazione e la fissa, per quanto riguarda la durata di produzione e l’uso di questo particolare tipo monetale, presumibilmente dal VII-VI secolo a.C. fino al II secolo a.C.
Infine Peccatore Roman Tsap in La divisione monetaria nell’epoca medievale (VIII-XVI sec.) Rus’Ucraina, illustra, brevemente, la storia e l’economia dell’Ucraina commentando anche la diffusione del cristianesimo nel territorio. Ad esempio la principessa Olha (945-963), reggente dello stato di Kyiv, ricevette il battesimo durante una sua visita ufficiale a Costantinopoli. Ma fu con il battesimo di Volodymyr il Grande (975-1015) che si superò ogni esitazione e riserva da parte dell’ambiente pagano, anche il popolo chiese di essere battezzato.
La premiazione dei primi tre classificati si è svolta il 19 marzo 2010 in occasione del 29° Raduno numismatico “Città di Torino”. Il primo premio è andato a lavoro di Jonathan Grimaldi La moneta nel fiumi: il caso del Garigliano (IV-I sec. a.C.), il secondo a Lucio Addante (I Normanni in Calabria. Le monete della zecca di Mileto) e il terzo a Danilo Mauceri (L’augustale di Federico II). In conclusione un buon libro, degno coronamento di una amena iniziativa, non resta che augurare che l’idea possa proseguire e prosperare negli anni a venire.
Vedi anche Esito del 1° Concorso NIA – News Numismatica
1° Concorso NIA
Numismatici Italiani Associati
ANNO 2010
130 pp., 18,0 x 27,8 cm
6 Comments
ROMBAI RICCARDO
Sarei interessato nel conoscere la Vs. organizzazione,
per poterne entrare a fare parte, od acquistare qualche
moneta;
sempre che ciò sia possibile, intendiamocene.
Grazie in anticipo per la Vs. risposta, o presa in considerazione.
A presto, me lo auguro.
Massimo Bosi
Panorama Numismatico è una rivista di Nomisma Spa, http://www.nomismaweb.com/ . Nomisma pubblica e distribuisce anche libri di numismatica – http://monete-online.nomismaweb.com/33-0/libri-sulla-numismatica/ – oltre a organizzare due / quattro aste all’anno. Al momento è online l’asta 44, vedi http://auction.nomismaweb.com/. Può contattare direttamente Nomisma per maggiori informazioni.
Sebastiano Mazzarino
Salve! sarebbe possibile avere un recapito con il quale potermi mettere in contatto appunto con la N.I.A.?? Volevo avere, sempre se si può, maggiori info in merito.
Grazie Mille e Scusate per il Disturbo
Cordialmente
Sebastiano Mazzarino
Massimo Bosi
La NIA può essere contattata presso lo studio di Eupremio Montenegro C. VITTORIO EMANUELE II. 65, N – 10139 TORINO
mail: eupremio.montenegro@tin.it
Patrizia Di Monte
Grazie per la bella recensione fatta al mio articolo. Purtroppo non sono andata molto avanti con le ricerche anche se ho delle tracce da seguire. Prima o poi riuscirò nel mio intento…di questo sono sicura. Buonasera, Patrizia Di Monte
vincenzo
come si diventa periti numismatici? sarei interessato.grazie. saluti