di Gianni Graziosi
Il volume raccoglie tutti gli elaborati che hanno partecipato al concorso proposto, nel 2009, dalla NIA (Numismatici italiani associati) per opere inedite di argomento numismatico. La dott.sa Luisa Valle, vicepresidente della NIA, nell’introduzione scrive:
È l’amore per la storia che muove questo mondo, che stimola studi e ricerche, e che va indirettamente a tutelare quell’immenso patrimonio storico che l’Italia possiede, che andrebbe difeso e promosso con il contributo di tutti, certi che rendere visibili le testimonianze del proprio passato renda un popolo consapevole di ciò che è stato, di ciò che è diventato e di qual è la strada giusta da percorrere: in poche parole un popolo culturalmente forte.. Non si può far altro che essere d’accordo e condividere queste parole. Il risultato è questo volume che sicuramente offre un contributo allo studio della nostra storia e, nello stesso tempo, promuove lo sviluppo della cultura numismatica. I lavori presentati sono 12 e spaziano su argomenti numismatici molto differenti.
Nel primo contributo La moneta nei fiumi: il caso del Garigliano (IV-I sec. A.C.) Jonathan Grimaldi affronta lo stretto rapporto fra l’uomo e l’acqua che, da sempre, è stato alla base dello sviluppo antropico. In particolare sono state studiate le numerose monete ritrovate a Minturnae nel fiume Liri, oggi chiamato Garigliano. Dopo qualche osservazione sull’uso apotropaico o rituale del gettare monete nei bacini d’acqua, nelle sorgenti e nei fiumi (consuetudine che sopravvive ancora oggi, anche se le motivazioni sono cambiate, un esempio noto a tutti riguarda la famosissima e bellissima fontana di Trevi a Roma), vengono forniti cenni storici su l’antica Minturno (Minturnae) e sulla ricerca archeologica dell’abitato. Particolare risalto viene dato ad un importante edificio, il santuario extraurbano della dea Marica sul Garigliano (a 400 m dal porto della città) che era affiancato da un secondo tempio dedicato ad Afrodite Pontia. Quindi sono descritti i ritrovamenti archeologici effettuati nel fiume Garigliano, ponendo particolare attenzione alle monete, 7.583 quelle recuperate da campagne di scavo nel fiume e da un grosso sequestro effettuato, nel 1981, dalla Guardia di Finanza (2.665 pezzi). L’autore ha analizzato in dettaglio l’insieme delle monete di zecca greca o romana datate dal IV al I secolo a.C. (1.193 pezzi); servendosi di istogrammi (ben 25) e tabelle ha evidenziato dati qualitativi e quantitativi delle presenze distribuite per autorità emittente, per fasi cronologiche, per fasi relative alla riduzione ponderale (librale, semilibrale, sestantale, onciale, semonciale), per nominale. L’analisi dei dati dei nominali repubblicani permette di confermare l’ipotesi che l’offerta fosse di tipo rituale, prevalgono infatti monete comuni e di basso valore. I pezzi più rappresentati sono quelli della zecca di Roma, mentre il numero maggiore di nominali ritrovati risale al periodo 250-200 a.C.
L’autore evidenzia che il tipo e le percentuali dei nominali ritrovati nel Garigliano rispecchiano il quadro della circolazione monetaria di bronzo attestata in altri siti della Campagna, come a Poseidonia-Paestum o nella stipe del santuario di Stabia (area vesuviana). In tutti e tre i siti considerati, ad esempio, si osserva che i nominali di Roma, presenti prima della riduzione sestantale, sono quelli inferiori all’asse. Elaborato decisamente interessante che propone numerosi dati originali.
Lucio Addante nello scritto, I Normanni in Calabria. Le monete della zecca di Mileto, pone l’attenzione sulle monete fatte coniare nella zecca di Mileto (oggi in provincia di Vibo Valentia) dal normanno conte Ruggero d’Altavilla, ultimo dei fratelli di Roberto il Guiscardo che, verso la metà dell’XI secolo, aveva conquistato la Calabria. Dopo aver presentato una breve premessa storica sui Normanni, il loro arrivo nell’Italia meridionale, gli episodi che caratterizzarono l’inizio della conquista della Calabria da parte di Roberto, ed i diversi incontri-scontri fra i due fratelli (Ruggero e Roberto), l’autore descrive sette tipi di monete, 3 d’argento e 4 di bronzo, attribuiti alla zecca di Mileto. Addante sottolinea che, nelle pubblicazioni anche recenti, nei testi specialistici, nei cataloghi d’asta, nelle opere di studiosi, l’esistenza della zecca di Mileto è data per certa, non è messa in dubbio. Egli, in ogni caso, rimarca che in nessuna parte delle cronache contemporanee dei fatti narrati (vedi Goffredo Malaterra, Adamo di Montecassino, Guglielmo di Puglia) ha trovato accenni alla zecca di Mileto, quindi è indotto a credere che essa sia stata una creazione degli studiosi di numismatica di epoca recente. L’autore correttamente sottolinea però che, per sostenere questo, sarebbero necessarie prove certe ed inconfutabili che, al momento, non possiede, quindi anch’egli si attiene a quanto finora pubblicato. Le monete d’argento, tutte della più grande rarità, erano il denaro (1,5 g ca.), il mezzo denaro (0,80 g ca.) e la frazione di denaro (0,20 g ca.). Mentre le monete di bronzo sono rappresentate dal trifollaro (da 12 a 13 g), il doppio follaro (da 8 a 11 g), il follaro (da 4 a 7 g) ed il mezzo follaro (da 1 a 4 g). Il trifollaro è una bella moneta, al rovescio è raffigurata la Vergine in trono con il Bambino fasciato in braccio, l’autore riferisce di aver notato una rappresentazione simile anche nella chiesa di santa Maria dell’Ammiraglio, detta La Martorana, in Palerno, tale raffigurazione, realizzata a mosaico, è di epoca poco successiva.
Danilo Maucieri in L’Augustale di Federico II pone l’attenzione sui nominali in oro creati dalle riforme attuate da Federico II Hohenstaufen, fra il 1221 e il 1231, allo scopo di riportare ordine nella circolazione monetaria nel suo regno. Gli augustali vennero coniati nelle zecche di Brindisi e Messina a partire dal giugno 1232, pesavano tra 5,19 e 5,30 g, il titolo del fino era fissato in 20,5 carati, uno equivaleva a 7,5 tarì o 150 grani. La grande novità consisteva nel fatto che venivano spesi a numero senza la necessità di pesarli, come normalmente avveniva per i tarì che, non di rado, venivano tagliati o spezzati in più parti, agevolando in questo modo le transizioni commerciali. L’autore descrive ed illustra varie tipologie di augustali citando riferimenti bibliografici, mette in evidenza il fascino e l’eleganza della moneta, senza eguali in tutto il medioevo, che si rifaceva agli antichi aurei romani. Essi ebbero larga diffusione anche fuori dal confine del regno, ma vennero battuti per un breve periodo di tempo.
Con l’affermarsi della dinastia Angiò, a scapito della famiglia Sveva, già nel 1266, Carlo I abolì gli augustali ed i mezzi augustali sostituendoli con nuove monete il reale, il mezzo reale e, nel 1270, con il carlino. Maucieri riporta che le pene nei confronti di coloro i quali avessero rifiutata la nuova moneta erano severissime: ai funzionari si sarebbe tagliata una mano; ai privati, invece, sarebbe stato marchiato un carlino a fuoco sul viso (ordinanza del 13 agosto 1278).
Segue il lavoro di Angelo Tosco (All’idea di quel metallo. Il denaro e la guerra Chieri e Chiedesi, capitani di ventura e altre storie rimbombanti) che illustra le vite avventurose di Cecchino Broglia (1352-1400), Francesco Bussone (1380/1385-1432) e soprattutto di Facino Cane (1360-1412). L’autore ricorda che le gesta di questi personaggi furono in effetti sempre accompagnate dall’arroganza rimbombante con cui venivano sollecitate in ogni dove, somme altisonanti di monete sonanti, né avrebbe potuto essere altrimenti. Essi accumularono grandi ricchezze in monete d’oro preferendo il fiorino (Firenze), il Genovino (Genova), il ducato (Venezia), ma non disdegnarono anche tondelli prodotti dalle zecche di Milano, dei Savoia, degli Acaja. A completare il lavoro una serie di appendici, anche documentarie, che approfondiscono le tipologie, i rapporti di valore, delle monete più utilizzate nel territorio di Chieri durante i secoli XIV e XV.
6 Comments
ROMBAI RICCARDO
Sarei interessato nel conoscere la Vs. organizzazione,
per poterne entrare a fare parte, od acquistare qualche
moneta;
sempre che ciò sia possibile, intendiamocene.
Grazie in anticipo per la Vs. risposta, o presa in considerazione.
A presto, me lo auguro.
Massimo Bosi
Panorama Numismatico è una rivista di Nomisma Spa, http://www.nomismaweb.com/ . Nomisma pubblica e distribuisce anche libri di numismatica – http://monete-online.nomismaweb.com/33-0/libri-sulla-numismatica/ – oltre a organizzare due / quattro aste all’anno. Al momento è online l’asta 44, vedi http://auction.nomismaweb.com/. Può contattare direttamente Nomisma per maggiori informazioni.
Sebastiano Mazzarino
Salve! sarebbe possibile avere un recapito con il quale potermi mettere in contatto appunto con la N.I.A.?? Volevo avere, sempre se si può, maggiori info in merito.
Grazie Mille e Scusate per il Disturbo
Cordialmente
Sebastiano Mazzarino
Massimo Bosi
La NIA può essere contattata presso lo studio di Eupremio Montenegro C. VITTORIO EMANUELE II. 65, N – 10139 TORINO
mail: eupremio.montenegro@tin.it
Patrizia Di Monte
Grazie per la bella recensione fatta al mio articolo. Purtroppo non sono andata molto avanti con le ricerche anche se ho delle tracce da seguire. Prima o poi riuscirò nel mio intento…di questo sono sicura. Buonasera, Patrizia Di Monte
vincenzo
come si diventa periti numismatici? sarei interessato.grazie. saluti