di Angelo Sfoglia
COME SCOPRIRE I 5 CENTESIMI 1913 SENZA PUNTO ARTEFATTI
Da alcuni anni sto studiando la moneta da 5 centesimi “Prora” del 1913 cosiddetta senza punto tra la D’ e ITALIA, forse un errore dell’incisore L. Giorgi. Come noto, questa variante è molto rara mentre la versione col punto è comunissima. In commercio spesso si trovano esemplari che sono stati alterati togliendo questo punto.
Sicuramente per il Dritto è stato usato un solo conio che non presentava il punto. Molto probabilmente anche per il Rovescio è stato usato un solo conio che è possibile individuare tramite alcuni piccoli particolari.
Nelle sale dello Spazio San Pancrazio a Cagliari é aperta fino al prossimo 26 gennaio la mostra Monete come oggetti d’arte. Cultura e identità nazionale in Sardegna in epoca sabauda, organizzata dall’Associazione Numismatici Italiani Professionisti in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici della Toscana, il Museo Archeologico Nazionale di Firenze, la Soprintendenza B.A.P.S.A.E. per le Province di Cagliari e Oristano e la Pinacoteca Nazionale di Cagliari.
L’esposizione ha avuto, come fulcro, la parte più rilevante della collezione numismatica della contessina Margherita Nugent (1891-1954), iniziata alla fine dell’800 dal padre, il conte Laval Nugent, marito della baronessa Carolina Steininger. L’intenzione dei conti Nugent era, fin dagli inizi, quella di ripercorrere la storia di Casa Savoia raccogliendo esemplari di monete emessi dagli appartenenti al ramo principale della nobile famiglia e da quelli dei rami collaterali di Acaia, di Vaud e del Genovese, legati ai Savoia da stretti vincoli di parentela. Venne privilegiata soprattutto l’acquisizione di monete dei secoli XII-XVII, pur essendo ben rappresentato tutto il percorso storico numismatico della casata.
Il materiale presentato in mostra traccia la storia della dinastia Sabauda a partire dal Conte Umberto II, detto “il Rinforzato” (1080-1103), per giungere a Vittorio Emanuele III re d’Italia (1900-1946). Quella del re numismatico, fervido appassionato e collezionista di monete egli stesso, fu un’epoca d’oro per la numismatica italiana, attorno alla quale si raccolse un nutrito gruppo di studiosi e collezionisti di monete spesso appartenenti alla nobiltà italiana, oltre che di commercianti professionisti, già attivi dall’inizio del secolo; ciò pose le basi per lo sviluppo di un collezionismo di alto livello. Con il suo contributo, infatti, il sovrano favorì le ricerche e gli studi nel settore, con la conseguente nascita di importanti collezioni appartenenti alla nobiltà e alla borghesia italiana che, per spirito di emulazione o per propiziarsi la benevolenza del re numismatico, diedero vita a proprie raccolte.
di Francesco Pastrone – www.gadoury.com
IL CATALOGO DELL’ASTA DEL 1922 DEDICATA ALLA COLLEZIONE DI PHILIPPE DE FERRARI LA RENOTIÈRE FA SORGERE UN DUBBIO SU UNA MONETA DA 80 LIRE DI CARLO FELICE.
Quest’estate, spostando un cartone nel mio caotico magazzino, mi è caduto l’occhio su una brochure; era il catalogo della famosa collezione di Philippe de Ferrari La Renotière, venduta all’asta il 18, 19 e 20 dicembre 1922 a Parigi, all’Hôtel Drouot. Il catalogo apparteneva ad un grande collezionista provenzale deceduto durante la Seconda guerra mondiale e riporta a mano i prezzi realizzati ed anche, in molti casi, il nome del compratore.
La moneta che a noi interessa è al numero 418 ed è stata venduta a FF 250.00; purtroppo in questo caso non è scritto a lato il nome dell’acquirente. Il prezzo, pur aggiungendo il 17,5% di diritti, non è eccezionale, perchè rappresenta circa il 30% in più del valore dell’oro contenuto. Tutti gli altri 80 lire di Carlo Felice (10 pezzi, di data e zecca differenti) sono stati aggiudicati fra 245 e 255 FF.
Salta subito all’occhio che il 3 della data ha la parte superiore rotonda mentre sappiamo che le due monete sabaude conosciute con data 1823, 20 lire e 5 lire, hanno il 3 con la parte superiore angolare. Anche l’80 lire 1830 sia per Genova che per Torino, l’80 lire del ’31 Torino, il 40 lire del ’31 To, il 20 lire del 1830 e 1831 To hanno il 3 angolare. Solo nella monetazione in argento del 1830 e 1831 abbiamo un 3 con parte superiore rotonda, ma questa è nettamente più piccola e raccolta di quella dell’80 lire in questione.
Non è logico che nel 1823 la zecca di Torino abbia usato due tipi di 3, ricordando che all’epoca l’incisore era Amedeo Lavy.
Nel 1830 succede come incisore Giuseppe Ferraris; è sua difatti l’effigie di Carlo Felice del 25 centesimi che è completamente differente da quella delle altre monete d’argento. È possibile che il 3 rotondo delle monete in argento sia opera di quest’ultimo incisore, che ha evitato di ritoccare il 3 nelle monete in oro.
Segue: articolo completo in formato PDF da Panorama Numismatico nr.278 – novembre 2012
Con questo libro l’associazione Numismatici Italiani Professionisti (NIP), nata con lo scopo di tutelare il commercio e la cultura delle monete in Italia, dà un fondamentale contributo alla numismatica sabauda proponendo altresì un esempio da seguire per quel che riguarda futuri programmi di collaborazione tra pubblico e privato.
Questo libro presenta infatti una collezione di monete sabaude formata in larga parte negli anni Dieci e Venti del Novecento e donata nel 1951 dalla contessina Margherita Nugent al Gabinetto Numismatico del Museo Archeologico di Firenze. Il catalogo comprende 615 monete che coprono praticamente tutto l’arco della monetazione sabauda, cioè da Umberto II (1080-1103) a Vittorio Emanuele III. A questa produzione hanno partecipato diversi soci NIP: Luca Alagna, Andrea Cavicchi, Paolo e Silvana Crippa e Andrea Paolucci.
La presente raccolta non solo è particolarmente importante per la presenza di numerosi esemplari di grande rarità ed interesse numismatico, ma anche perché rappresenta un nucleo intatto che, grazie alle numerose provenienze conosciute, può costituire uno spaccato di ciò che era il collezionismo italiano all’inizio del secolo scorso. Paolo Crippa dedica infatti un capitolo al collezionismo ed al commercio numismatico durante il Regno d’Italia elencando i commercianti e le aste dove fecero incetta di monete il conte Laval Nugent e la figlia Margherita. Possiamo citare, tra le altre, le aste Santamaria (collezioni Martinori, Ellmann, Venturi Ginori), Ratto (collezioni Rossi, Foresti, duplicati di un museo straniero, Martini), Baranowski (collezioni Cuzzi e di antica e nobile famiglia).
Costituiva forse un paradosso degli studi numismatici italiani. Le monete contemporanee, quelle in pratica del Regno d’Italia, erano tra le meno conosciute. Infatti, solo all’apparenza di loro si sapeva tutto: incisori, millesimi, provvedimenti legislativi. Mancava la pubblicazione della documentazione d’archivio esistente che, immancabilmente, deve accompagnare ogni studio approfondito.
È quello che, nel 2009, ha fatto, in una meticolosa ricerca archivistica presso le sedi istituzionali, in primis l’allora Regia Zecca, Domenico Luppino col suo Stato e collezionismo. Indagine sulla numismatica. Dalle prove e progetti alle leggende numismatiche italiane (1730-2002), che ha segnato una tappa fondamentale nella storia degli studi numismatici, nato sia dalla passione dell’autore, sia dalle indagini della Guardia di Finanza sugli abusi avvenuti nella gestione della Zecca romana.
Quasi come una naturale conseguenza di quel primo lavoro, nasce ora un catalogo sulle prove e i progetti dopo quello, pionieristico ed ancora assai usato, di Antonio Pagani uscito nel 1957 e quello di Eupremio Montenegro del 1995. Importanti contributi furono dati, inoltre, da Mario Lanfranco, che fu direttore della Regia Zecca, e da Mario Simonetti. L’autore presenta questo lavoro come il primo di una serie che comprenderà le prove, i progetti, i saggi monetari con la documentazione relativa di tutte le zecche italiane attive nell’età contemporanea. Dopo Casa Savoia, nei prossimi anni sono previsti i volumi sulla Liguria e il Piemonte, sulla Lombardia e via di seguito.