di Luigi Feruglio
Situazione storica
Tutta la storia dell’Europa degli anni anteriori al 1000 si fonde con la leggenda. La caduta dell’Impero r0mano nel 472 causò una grande confusione in ogni parte del mondo allora conosciuto, e numerose orde di barbari, che fino ad allora erano state trattenute al di là dei confini, si introdussero in Italia saccheggiando le città e devastando i campi. Molti abitanti delle ormai inabitabili città di Padova, Verona, Aquileia ed Altino, nonché i poveri contadini delle terre dell’ex X regio Venetia et Histria, cercarono rifugio nelle numerose isole della laguna, fondando la città di Grado, Eraclea, Murano, Torcello, Rialto, Malamocco, Chioggia e Pellestrina, che per molti decenni vissero con la pesca ed il mercato del sale. Ben presto, tra queste, le comunità sorte a Rivoalto (l’odierna Rialto, a Venezia) iniziarono ad avere il predominio economico e politico sulle altre. Era nata la città di Venezia. Quello che seguì è cosa nota: l’ascesa del commercio in Oriente, i contatti con i’Impero d’Occidente e di Bisanzio, il raggiungimento dell’autonomia ed il primato nel Mediterraneo, primato che Venezia manterrà fino al 1300 – 1400. Ma i primi momenti della vita di queste città non furono affatto gloriosi, anzi si può dire che nessun popolo ebbe mai tante difficoltà per stabilirsi in un luogo.
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Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr.84/marzo 1995 – articolo richiesto da un ns. lettore.
di Franco Comoglio
UNA NUOVA IPOTESI SUL SIGNIFICATO DELLA LEGENDA “MARINUS MON” RIPORTATA SU ALCUNI TREMISSI LONGOBARDI.
Dalla prima discussione iniziata dal Cordero di San Quintino nel 1834 ad oggi, molte teorie, molte tesi si sono susseguite sui famosi e comunque non eccezionalmente rari tremissi “Marinus mon”. Non è nostra intenzione entrare nel merito della bontà delle varie tesi, a volte anche suggestive, ma certamente opinabili.
Si può notare che sui sei tremissi conosciuti (Brescia, Cividale, due di Milano, Torino, Zurigo) più qualcun altro in mani private, lo stile è diverso e vi è assenza di identità di conio (cfr. figg. 1-4), la quale cosa oltre ad indicare la copiosità di detti tremissi, permette di ipotizzare che difficilmente un addetto alla zecca avrebbe coniato o fatto coniare a suo nome una moneta con legende e stili diversi. Inoltre un addetto, per tanto fosse alta la sua carica (e comunque, su questa importanza eventuale, si sono aperte nel tempo ampie discussioni), non avrebbe presumibilmente avuto la necessità e l’autorizzazione di mettere il proprio nome sulle monete, a ridosso dell’editto di Rotari (qui sine iussionem regis…). La conseguenza logica, a nostro parere, è quella di considerare un’emissione sia centrale che periferica col nome di una importanza tale che fosse perlomeno superiore a quella dei vari duchi. Per poter pervenire a delle ipotesi in relazione alla monetazione col nome “Marinus mon” è opportuno effettuare sia considerazioni stilistiche che di tipo storico.
Segue: articolo completo in formato pdf da Panorama Numismatico nr. 279 – dicembre 2012
Lo studio della storia e della monetazione medievali ha conosciuto negli ultimi anni un momento particolarmente felice di ricerca e approfondimento. Gli appassionati di queste monete sono in aumento. Ora la bibliografia numismatica si arricchisce di questo piacevole e valido studio sul denaro papiensis. Le monete di Pavia, di Mario Limido e Giorgio Fusconi, è edito nei Quaderni di Panorama Numismatico, e non è la prima volta che Nomisma diffonde cultura numismatica attraverso la stampa dei quaderni; ricordo, ad esempio, I cornuti in Piemonte nel sedicesimo secolo, Il mezzo denaro inedito di Rimbaldo Cadurcense vescovo di Imola (1317-1341), Le zecche di Trieste e Gorizia-Vicenza.
UNA PROPOSTA PER UNA NUOVA LETTURA DEI TARì DI FERDINANDO IL CATTOLICO.
Queste pagine ben poco aggiungono alla insuperata opera sulle monete di Sicilia di Rodolfo Spahr, sono però l’esempio di quanto sia stimolante lo studio di pezzi relativamente comuni, quali i tarì o aquile coniati a Messina da Ferdinando il Cattolico.
A RAVENNA IN ETA’ MEDIEVALE E MODERNA FURONO BATTUTE NUMEROSE MONETE. ECCO ALCUNE VARIANTI NON ANCORA CENSITE.
Credo di fare cosa gradita ai collezionisti nel segnalare cinque nuove varianti di monete ravennati nelle quali mi sono imbattuto negli ultimi tempi, grazie al mio lavoro di fotografo di monete.
La prima, molto interessante, è un mezzo denaro arcivescovile apparso nel listino n. 1 della ditta Numismatica Picena s.r.l. di San Benedetto del Tronto.