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Lo Zar Infante Pietro II

di Giuseppe Carucci – da Panorama Numismatico nr.247/Gennaio 2010 [1]

SONO OTTO I NOMINALI BATTUTI DURANTE IL BREVE REGNO DI PIETRO II. VI SONO MOLTE VARIANTI ED ALCUNE CURIOSE IPOTESI SUI SUOI RITRATTI NELLE MONETE.

L’erede di Pietro I, lo zarevic Aleksej (fig. 1), giustiziato nel 1718 per alto tradimento, lasciò un figlio di nome Pietro avuto dal matrimonio con Sofia Carlotta Brunswick-Wolfenbuttel.

Aleksej assegnò al figlioletto Pietro due “educatori” i quali, quasi sempre ubriachi, davano da bere al piccolo del vino per addormentarlo e avere più tempo per dedicarsi alla loro occupazione principale che era appunto quella del bere.

Lo zarevic Aleksej Petrovic, figlio di Pietro I e di Evdochia Lopukhina [2]

Fig. 1. Lo zarevic Aleksej Petrovic, figlio di Pietro I e di Evdochia Lopukhina.

Giustiziato Aleksej, Pietro I decise di occuparsi più direttamente del suo unico nipote maschio e incaricò il suo fedele amico Menscikov di trovargli due nuovi insegnanti, i quali furono lo scrivano Marvin ed un ungherese di nome Zejkind.

Dopo qualche tempo Pietro pensò di verificare i progressi culturali del nipote e grande fu la sua ira quando scoprì che il marmocchio non riusciva a spiegarsi correttamente in russo, aveva conoscenze appena elementari di latino e tedesco ma conosceva perfettamente parolacce ed imprecazioni in lingua tartara. Pietro prese personalmente a bastonate i due istitutori che comunque conservarono il loro inarico.

Il ragazzino non veniva comunque considerato come erede al trono poiché Pietro I aveva avuto dal secondo matrimonio due figli, Pietro e Paolo, i quali però morirono entrambi in tenera età lasciando così aperto il problema della successione.

Quando Pietro I morì, nel 1725, la successione si giocò tra due fazioni, quella della più antica aristocrazia che propendeva per il figlio di Aleksej ed era capeggiata dai principi Lopukhin e Dolgorukhov, e quella della cerchia più vicina al defunto zar che era per la conferma al trono della seconda moglie di Pietro Caterina, già associata al trono con rango di zarina nel 1723. Il principe Menscikov, della seconda fazione, fece circondare dai soldati della guardia il palazzo imperiale e confermò al trono Caterina, sua vecchia amante.Tuttavia si volle tentare una riconciliazione tra le due fazioni e il vice-cancelliere Osterman propose il matrimonio tra Pietro Alekseevic ed Elisabetta, figlia di Pietro I e Caterina. Tuttavia la chiesa ortodossa non consentiva il matrimonio tra due persone legate da stretta parentela, in questo caso fratellastro e sorellastra, e questa circostanza fece tentennare Caterina nell’accettare il progetto di Osterman che rimase inattuato.

Nel frattempo la salute di Caterina declinava, Menscikov capì che la sua fine poteva non essere lontana e cominciò a pensare a come attirare il giovane Pietro dalla sua parte progettando di farlo fidanzare con sua figlia Maria; in tal modo avrebbe potuto essere reggente fino alla maggiore età di Pietro.La fazione contraria a Menscikov invece architettava di inviare Pietro all’estero a fini di studio e dopo la morte di Caterina nominare al trono o Anna od Elisabetta, figlie della stessa Caterina e di Pietro I.

Caterina morì nel maggio 1727 lasciando un testamento nel quale si stabiliva che imperatore sarebbe divenuto il granduca Pietro Alekseevic, sebbene sotto tutela vista la giovanissima età, e nel caso di sua morte senza eredi il trono sarebbe spettato ad una delle sue figlie, Anna o Elisabetta.

Ritratto di Pietro II [3]

Fig. 2. Ritratto di Pietro II

Ma fu il comma 11 del testamento a destare scalpore poiché in esso si invitavano tutti i dignitari di corte ad adoperarsi a favorire il fidanzamento del giovane Pietro con Maria, figlia del Menscikov. Questo comma era la conferma della partecipazione attiva di Menscikov alla stesura del testamento e tuttavia la circostanza risultò ininfluente giacché il diritto di Pietro Alekseecic al trono era innegabile.

Così il giovin signore divenne Pietro II, zar di tutte le Russie all’età di 12 anni (fig. 2), sotto la tutela di Menscikov. Ben presto però Pietro incominciò ad allontanarsi da lui, ruppe il fidanzamento con Maria dichiarando che non aveva intenzione di prendere moglie prima dei 25 anni.

Nell’estate del 1727 Menscikov si ammalò e la sua assenza durò quasi sei mesi durante i quali i suoi oppositori fecero leggere al giovane zar il protocollo dell’interrogatorio al quale suo padre Aleksej fu sottoposto ed al quale aveva partecipato lo stesso Menscikov. In conclusione, l’8 settembre 1727 Menscikov fu accusato di tradimento e di appropriazioni indebite. Egli e tutta la sua famiglia, inclusa Maria, furono esiliati nella cittadina di Beriosov nel governatorato di Tobolsk. In sostanza si trattò di domicilio coatto e terminò così la trentennale influenza di Menscikov negli affari di stato.

Pietro II fu incoronato a Mosca il 25 febbraio 1728 nella Cattedrale dell’Assunzione, all’interno del Cremlino. Egli fu il primo zar ad avere questa cerimonia che rimase immutata nella sua forma fino all’ultimo zar, Nicola II.

La permanenza a Mosca di Pietro II si protrasse e il 6 gennaio 1730 egli, nonostante il gran freddo, volle assistere alla parata militare in onore della benedizione delle acque del fiume che attraversava Mosca. Tornato nella sua residenza egli fu assalito dalla febbre provocata dal vaiolo. Il 30 gennaio morì l’ultimo dei Romanov per diretta linea maschile, all’età di 14 anni.

La politica estera del breve periodo di Pietro II fu abbastanza attiva, guidata dal vice cancelliere Osterman (fig. 3), e indirizzata all’unione con l’Austria con la quale gli interessi della Russia coincidevano per diversi aspetti, in particolare per l’inimicizia verso l’Impero ottomano.

Anfrej Osterman [4]

Fig.3. Ritratto del vice-cancelliere Anfrej Osterman.

L’alleanza con l’Austria era anche una scelta naturale dato che Pietro II aveva come zio per linea materna l’imperatore Carlo VI e come cugina la futura imperatrice Maria Teresa. D’altro canto l’alleanza con l’Austria a quei tempi portava automaticamente ad avere cattive relazioni con Francia ed Inghilterra. Ugualmente cattivi furono i rapporti con l’impero cinese il quale avanzava rivendicazioni territoriali verso la parte meridionale della Siberia.

Buone furono le relazioni con la Danimarca, cattive quelle con la Polonia, altalenanti con la Svezia. Caratterialmente Pietro II era pigro, scarsamente istruito poiché preferiva i divertimenti allo studio.

Non teneva in pubblico un comportamento adeguato al suo rango, era abbastanza capriccioso e viziato.

Subì dapprima l’influenza di Menscikov e poi quella, ugualmente deleteria, dei Dolgorukij (a questo casato appartenne Jurij Dolgorukij, il fondatore di Mosca). Durante il suo regno lo stato non ebbe una vera guida e Lefort, ambasciatore di Sassonia, paragonò la Russia ad un vascello che si dirige dove lo porta il vento mentre il capitano e l’equipaggio sono occupati a dormire e ad ubriacarsi.

Come spesso succedeva quando un monarca moriva giovane ed improvvisamente, dopo la morte di Pietro cominciarono a circolare voci tutte contro la corte, in quanto si diceva che ci si era liberati volutamente del giovane monarca che avrebbe fatto sicuramente gli interessi del popolo e lo avrebbe reso felice.

Altre voci propendevano per la sostituzione di persona e l’imprigionamento del vero Pietro II. Negli archivi della Cancelleria segreta (equiparabile per funzioni ai servizi segreti) è conservata la trascrizione di un colloquio tra due contadini, uno dei quali racconta all’altro che durante la malattia di Pietro II egli fu “sostituito” e rinchiuso in prigione da dove riuscì a fuggire e a nascondersi in lontani eremi.

Un impostore comparve nelle regioni a est del Volga e raccontava che, essendo ancora zarevic, si apprestava ad andare a caccia in regioni lontane in compagnia dei suoi amici Golitsin, Dolgorukij e Minikh, ma durante il percorso si ammalò di vaiolo, fu sostituito da un sosia e portato in Italia dove fu rinchiuso in una larga colonna di pietra dotata di un solo finestrino da dove riceveva da mangiare e da bere. Così trascorse 24 anni e mezzo prima di riuscire a fuggire. Per nove anni ancora andò per diversi paesi prima di tornare in patria. L’imperatore, dopo aver girato parecchio, dispensando promesse generose come la libertà di culto per i seguaci del staroobriadcestvo (setta del tempo) e l’abolizione delle tasse ai contadini, fu arrestato e durante l’interrogatorio si qualificò come Ivan Mikhailov. Di lui non si seppe più nulla.

Diritto del rublo datato 1727 [5]

Fig. 4. Diritto del rublo datato 1727.

Durante il breve regno di Pietro II la monetazione non ebbe novità di rilievo e furono coniati 8 nominali. L’oro fu usato per i valori da 2 rubli e per il tradizionale cervonetz.

Il nominale più alto in argento fu il rublo, coniato in una molteplicità di varianti. Esse, di cui il Severin ne conta ben 103, possono essere comunque raggruppate in tre categorie principali a seconda delle particolarità del profilo di Pietro riportato sulla moneta. Abbiamo quindi il tipo del 1727, quello del 1728 ed infine il ritratto del 1729. Il tipo del 1727 ha poi due sottotipi poiché in quell’anno il rublo fu coniato nelle due zecche di Mosca e San Pietroburgo.

Diritto del rublo datato 1729 [6]

Fig. 5. Diritto del rublo datato 1729.

Da qualche tempo in Russia si è cominciato a discettare sulla corrispondenza o meno del profilo che compare sulle monete dei tre anni citati a quello reale di Pietro II. A tal proposito è da segnalare un intrigante articolo apparso sul numero di gennaio-febbraio 2005 della rivista Antikvariat, a firma Jurij Petrunin. Egli parte dall’esame del profilo che compare sul rublo datato 1727 (fig. 4) e non trova molta corrispondenza con l’apparire del giovane Pietro nei ritratti ufficiali, ma risolve il dubbio con la circostanza che questi ritratti non potevano apparire immediatamente dopo l’ascesa al trono e quindi gli incisori dei coni non avevano molto su cui basarsi.

Diritto del rublo datato 1728 [7]

Fig.6. Diritto del rublo datato 1728.

Per quanto riguarda il profilo che appare sul rublo datato 1729 (fig. 5) l’indagine appare più semplice poiché alcuni elementi, quale il naso, conducono direttamente a Pietro II.

Il problema più spinoso riguarda il rublo datato 1728 dove il profilo (fig. 6), secondo l’autore dell’articolo citato, presenta notevoli differenze rispetto a quello del 1727 poiché si ha l’impressione che trattasi di uomo maturo con i tratti del viso pesanti e severi che sono propri di un uomo di stato di grande esperienza.

principe Menscikov [8]

Fig. 7. Ritratto del principe Menscikov. Dalla collezione del Museo Storico Statale di Mosca.

Di chi è allora questo ritratto? Salta fuori l’ipotesi che riporta al principe Menscikov (fig.7), amico di vecchia data di Pietro I, antico amante di Caterina I, persona che aveva entrature da tutte le parti, compresa la zecca. Il Menscikov avrebbe brigato per mettere sul rublo un profilo a lui somigliante trattandosi di persona amante di grandezza e vanagloria e si dice che questo profilo somigli moltissimo al busto marmoreo del Menscikov scolpito da Rastrelli, uno dei tanti artisti italiani che abbellirono San Pietroburgo.

Menscikov però, come già accennato in precedenza, era caduto in disgrazia e già nel 1727 fu inviato in esilio perenne in Siberia con tutta la sua famiglia. Come poteva quindi influenzare la coniazione del rublo del 1728 essendo già da mesi fuori da tutti i giochi?

Non poteva, e quindi lasciamo Menscikov nel suo esilio siberiano e Pietro II sul rublo del 1728.

Rovescio di tutti i tipi di rublo coniati a nome di Pietro II [9]

Fig. 8. Rovescio di tutti i tipi di rublo coniati a nome di Pietro II.

Il rovescio di tutti i vari tipi di rublo presenta il monogramma ripetuto quattro volte a forma di croce avente al centro l’indicazione del millesimo e scritta circolare indicante il valore della moneta (fig. 8). Durante il regno di Pietro II il rublo pesò 28,44 grammi con un titolo d’argento di 729 millesimi.

Vi sono molte varianti anche per il mezzo rublo che porta al rovescio l’aquila bicipite (fig. 9). la terza moneta coniata in argento fu il copeco con data 1729 in unico esemplare. Il progetto era di riprendere la coniazione in argento di questo valore già sospesa dal 1718.

Il rame fu impiegato per i valori da 5 copechi, per il copeco e la sua metà, detta polushka (fig. 10) che al diritto presenta il monogramma di Pietro II.

Mezzo rublo del 1727 [10]

Fig. 9. Mezzo rublo del 1727 coniato, secondo il Severin, in 11 varianti.

Il 1730 fu l’ultimo anno di regno di Pietro II che morì il 29 gennaio. Le monete coniate a suo nome in questo mese, il rublo e la sua metà non furono immesse in circolazione a causa della prematura ed inaspettata morte ed i pochi esemplari conosciuti, comparsi per la prima volta in alcune collezioni private nel 1910, sono di estrema rarità.

polushka (fig. 10) [11]

Fig. 10