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Leggi e decreti monetari del Regno delle Due Sicilie

Leggi e decreti monetari del Regno delle Due Sicilie [1]di Gianni Graziosi

Il volume presenta le leggi ed i decreti a carattere monetario emanati dai Borbone, a partire dall’unificazione dei due regni di Napoli e Sicilia (1816) fino alla caduta della dinastia (1860). L’autore inizia riportando brevi note biografiche sui regnanti borbonici nel periodo considerato: Ferdinando I (1816-1825), Francesco I (1825-1830), Ferdinando II (1830-1859) e Francesco II (1859-1861). Poi è illustrata la legge n. 565 (8 dicembre 1816) con cui i regni di Napoli e Sicilia venivano riuniti in uno solo, e la legge n. 6048 (6 aprile 1840) relativa ai pesi ed alle misure vigenti nel Regno delle Due Sicilie, allo scopo di facilitare la lettura dei decreti che proprio a queste unità di misura fanno riferimento.

Il palmo (0,26455 m), definito come la settemillesima parte di un minuto primo del grado medio del meridiano terrestre, ovvero la settemillesima parte del miglio geografico d’Italia, o miglio nautico di sessanta al grado medio del meridiano medesimo, era la base dell’intero sistema. Dieci palmi formavano la canna che poteva essere lineare, quadrata (superficie) e cuba (volume). Troviamo inoltre il moggio (10.000 palmi quadrati), per le superfici agrarie, mentre il tomolo (3 palmi cubici) era usato come misura di capacità per gli aridi, divisibile in due mezzette, o in quattro quarte, o in ventiquattro misure. Il barile (equivaleva al volume di un cilindro retto del diametro di un palmo e tre palmi di altezza) era l’unità delle misure di capacità per il vino, l’aceto, l’acqua, veniva diviso in sessanta caraffe. Dodici barili equivalevano alla botte. L’olio era misurato a peso usando il rotolo (0,890997 kg), il trappeso (la millesima parte), oppure il Cantaro equivalente a cento rotola. Si legge pure che un palmo cubo di acqua distillata pesa a Napoli, nell’aria, rotola 20 e 736 trappesi alla temperatura di 14,5°  del termometro centigrado, ed alla pressione barometrica di palmi 2,865 (76 cm).. Nelle note è riportato lo schema ponderale in uso nel Regno delle Due Sicilie fornendo, per ogni unità di misura, il valore espresso nel sistema metrico decimale: libbra (320,75 g), oncia (1/12 di libbra, 26,73 g), trappeso (1/30 di oncia, 0,89 g), acino (1/20 di trappeso, 0,44 g). Decisamente unità di misura strane ed inusuali, molto lontane dalla nostra mentalità, e la loro interpretazione od uso può essere, a volte, decisamente ostico.

Dopo queste parti introduttive, lo studio continua con tre capitoli sulle norme giuridiche a carattere monetario. Il primo, in particolare, prende in considerazione le leggi ed i decreti riguardanti l’emissione, la circolazione ed il ritiro delle monete (Capitolo I – Monete locali, monete straniere). Nel secondo vengono esaminati i regolamenti e le disposizioni riguardanti l’organizzazione, l’attività e le maestranze della regia zecca (Capitolo II – Palazzo della zecca). Infine, nel terzo capitolo, l’autore si interessa anche ai decreti che regolavano l’emissione delle fedi di credito e delle polizze che venivano utilizzate insieme alle monete metalliche come monete fiduciarie (Capitolo III – Fedi di credito e polizze).

Maucieri non si è limitato alla semplice trascrizione dei decreti, emanati dal 1816 fino a 1860, ma li ha corredati di utili ed interessanti note, anche relative all’origine delle monete (origine nome, periodo di coniazione, valore, ecc.). Sono inoltre riportate le immagini delle monete citate con le loro caratteristiche (peso, titolo, tolleranza, diametro, anno di emissione). Dalla lettura si apprendono numerose curiosità, ad esempio: il contorno rigato, a partire da Ferdinando I, veniva definito riccio; le monete false, o tosate, erano immediatamente ritirate dalla circolazione e tagliate a metà; le monete da due carlini e da un carlino dovevano avere il contorno liscio (decreto n. 100, 21 marzo 1825), mentre in realtà è rigato; la serie siciliana in rame (mezzo grano, 1 grano, 2 grani, 5 grani, 10 grani) del 1835-1836 non venne autorizzata da un decreto reale, la coniazione fu disposta da Leopoldo di Borbone conte di Siracusa, Luogotenente generale dell’isola.

Infine, in appendice, è illustrata la serie siciliana del 1835-1836 e gli articoli del codice penale borbonico (1819) sui falsi e falsari. L’articolo 263, ad esempio, recita: Chiunque avrà contraffatto o alterato il peso ò la bontà del fino delle monete di oro o di argento che han corso legale nel regno, sarà punito coll’ergastolo. Chiunque avrà contraffatto le monete di rame che han corso legale nel regno, sarà punito col secondo grado de’ ferri. Gl’impiegati con nomina regia o ministeriale delle regie zecche di Napoli o di Palermo, i quali con l’abuso del proprio ufficio e della confidenza che il governo in loro pone, nelle stesse officine per causa di farne lucro abbian commesso questo misfatto su monete d’oro o di argento che han corso legale nel regno, saran puniti colla morte: se lo abbian commesso su monete di rame che hanno parimente corso legale nel regno, saran puniti col terzo grado de’  ferri. Si apprende ancora che c’era l’ergastolo per chi falsificava le fedi di credito, la condanna ai ferri (primo, secondo, terzo grado) per chi introduceva, spendeva, diffondeva monete contraffatte, per chi faceva uso di carte false o faceva girate false su fedi di credito vere, ecc. Era invece assicurata l’impunità a chi avesse fornito le prime notizie e rivelato i nomi dei colpevoli alle autorità. Le pene riservate ai falsificatori delle monete o delle fedi di credito erano decisamente pesanti soprattutto se paragonate alle norme attuali. Ad ogni modo, a dispetto delle gravi sanzioni, non mancavano tra le monete borboniche i pezzi falsi.

Attraverso questo studio è possibile conoscere meglio la monetazione borbonica del periodo 1816-1860, non mancano anche riflessioni e contenuti relativi alla monetazione precedente. La pubblicazione è sicuramente interessante soprattutto per chi si occupa di monete ottocentesche o, logicamente, per i cultori delle monete dei Borboni. Un volume di documentazione da meditare ed assaporare per poter apprezzare e scoprire le tante curiosità, racchiuse nei decreti e nelle leggi, legate a questa affascinante monetazione.

Danilo Maucieri

LEGGI E DECRETI MONETARI DEL REGNO DELLE DUE SICILIE

(8 dicembre 1816 – 6 settembre 1860)

Associazione Culturale Italia Numismatica Nummus et Historia XIII (2007)

224 pp., 16,6 x 23,8 cm

Euro 15,00

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