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Il denaro imperiale piano di Milano nell’epoca di Federico II

denaro imperiale [1]

Fig.1

di Mario Limido

È necessario uscire da questo disinteresse ed occorre anche superare la tendenza a trascurare lo studio delle monete comuni per privilegiare solo quelle rare. La rarità vale molto per il collezionismo, ma vale molto meno per la storia economica e sociale, una storia intimamente legata proprio alle monete più comuni, più numerose, a quelle che hanno effettivamente servito il mercato sostenendo le varie funzioni di misura dei valori, di mezzo di scambio e di pagamento, di conservazione e trasmissione di ricchezza. È soprattutto da queste monete più diffuse e più comuni che possiamo trarre notizie sulla storia economica e sulla vita della loro epoca.

O. Murari, 1981, da La moneta milanese nel periodo della dominazione tedesca e del Comune (961-1250), in Memorie dell’Accademia Italiana di studi Filatelici e Numismatici, I, V .

Da milanese, parlare di Milano e delle sue monete è un motivo di orgoglio.Tutto è nato dalla discussione apparsa sul forum Lamoneta.it su questa moneta e su tutti gli aspetti, anche storici, ad essa collegati.

denaro imperiale [2]

Fig.2

Questa moneta, il denaro imperiale piano milanese, mi ha conquistato subito: moneta con varianti e microvarianti, alcune ritengo ancora da esaminare meglio e scoprire, affascinanti con tutti i suoi svariati segni, ma anche significativa e testimone della sua epoca. Tutto deve partire da qui, da quel tragico e funesto 26 marzo 1162, una pagina triste, drammatica per Milano e la sua popolazione: quel giorno Federico I, detto il Barbarossa, venne a Milano e comandò che tutti i milanesi uscissero dalla città e che la stessa venisse distrutta.

Federico I fu eletto imperatore nel 1152 all’età di 32 anni. Uomo di grande ardore militare, carattere volitivo e deciso, fece capire subito ai milanesi che non potevano ribellarsi a lui e dovevano sottomettersi; i milanesi, uomini arditi, resistettero ai continui assedi. Il primo fu nel 1158, ma nel 1162 Milano si vide costretta a capitolare.

Così ci racconta del Barbarossa e di quel momento, Pietro Verri, lo storico milanese, nella sua Storia di Milano: il nome di Federico I imperatore, comunemente chiamato col soprannome di Barbarossa, non è ignoto a veruno anche del popolo di Milano. Ognuno sa che Milano fu distrutta da lui. Molte favolose tradizioni, come accade, si frammischiarono colla verità. Federico Barbarossa però si ricorda come un barbaro. L’epoca di questo imperatore è stata funesta: siamo stati avviliti; ma non vili, né senza gloria; …fummo dalla città scacciati, ripartiti a vivere in quattro borghi; e che la città non solamente fu smantellata, ma posta in rovina e desolazione e distrutte le case, trattene le chiese. I quattro borghi o terre nelle quali venne collocata tutta la popolazione di Milano, sono a vista delle porte della città, e distanti appena due miglia; e sono Noceto, Vigentino, Carraria e San Siro alla Vepra. I Milanesi, dal mese di marzo 1162 sino al 1167, non abitarono in Milano, ma ne’ suddetti luoghi; e questo si è che nessun contratto, nessuna carta scritta in quello spazio di cinque anni porta la data di Milano; ma i nostri archivi conservarono i contratti di quell’epoca, i quali portano in burgo de Veglantino, ovvero in burgo Noceti, che anche chiamavasi Burgo Porte Romane de Noxeda.

denaro imperiale [3]

Fig.3

Nosedo o Noseda o Noceto, che è vicino alla Chiaravalle milanese, divenne importante per Milano e la sua monetazione, perché qui Federico I decise di mettere una zecca per la produzione di monete.

Come viene descritta questa zecca dagli studiosi? Lucia Travaini ci racconta che su Noseda, Federico I scommise molto perché da qui partiva la nuova moneta imperiale: che si trattava di una gestione speciale sembra provarlo proprio la presenza di Rainaldo di Dassel nella prima fonte che impone l’uso dei denari imperiali; il cancelliere imperiale dimostrò grandi abilità in campo monetario, riorganizzando tra l’altro la zecca di Colonia»; «la nuova moneta imperiale sarebbe stata caput monete, la moneta di riferimento, ereditando la funzione che era stata propria del denaro pavese»; «perché il progetto fosse realizzabile concretamente i nuovi denari imperiali dovevano essere coniati in abbondanza, e in quel momento Federico disponeva di risorse notevoli e di un enorme potere per realizzare questo progetto»; «occorreva impiantare una zecca ben controllata e difesa e ben organizzata, affidata a tedeschi sotto la guida di Rodulfus […] ma la manodopera specializzata fu reclutata probabilmente sul posto, d’altra parte i monetieri lombardi vantavano antichissime tradizioni professionali.

denaro imperiale [4]

Fig.4

Maila Chiaravalle, in Le sedi della zecca di Milano, su Noseda dice: la zecca imperiale fu istituita nel 1163, l’anno successivo alla distruzione di Milano, nel borgo di Noseda o Noceto, come attesta lo storico Acerbo Morena; là sorgeva un palazzo imperiale e là si erano rifugiati molti cittadini dopo la distruzione della città; secondo il Morena, il denaro là coniato, veniva custodito nella grandissima torre innalzata in onore di Federico I dal sovrintendente alle sue monete; nessuna moneta a noi nota reca l’indicazione di questa zecca, la cui produzione non doveva essere dissimile da quella successivamente coniata a Milano con il nome della città.

Silvana e Carlo Crippa, sempre su Noseda, scrivono: A Noceto (Noseda) c’era anche la residenza dell’imperatore: la zecca era sottoposta direttamente all’autorità imperiale ed era diretta da un certo Rodulfus Teutonicus: tuttavia anche se la gestione era tedesca, la manodopera specializzata doveva essere sicuramente locale, data la notorietà che i monetieri lombardi godevano anche all’estero per la loro maestria. Dopo la pace, nel 1167 la zecca fu nuovamente riportata a Milano e qui continuò a coniare i denari imperiali.

Quindi ci fu una zecca vicino a Milano che, dal 1163 al 1167, coniò moneta milanese e i pareri degli studiosi su questo sono nel complesso convergenti. Perché parlerò essenzialmente di questa moneta, il denaro imperiale piano di Milano? Perché è una moneta, come spesso capita alle medievali, che ci riserva e riserverà tante sorprese e curiosità, che vedremo insieme, piano piano; una moneta milanese con diverse varianti e micro varianti. In particolare, parlerò di una che non viene riportata nella bibliografia ufficiale. La monetazione milanese del periodo della dominazione tedesca non è ad oggi rappresentata da una bibliografia completa e adeguata, le difficoltà di assegnazione e di catalogazione di alcune tipologie l’hanno resa difficile. Oltretutto, i pochi ripostigli analizzati, spesso non integri, hanno fatto il resto. Siamo tutti in attesa del Crippa 1, riferito a questo periodo, e al nuovo Mec che sicuramente faranno ulteriore luce su questo periodo di difficile comprensione.

denaro imperiale [5]

Fig.5

Ma prima di arrivare alla moneta in questione, vediamo di capire in che fase storica siamo e da quali avvenimenti siamo stati preceduti.

È un periodo di transizione, la moneta da imperiale si appresta a diventare comunale (qualcuno lo chiama precomunale), è un passaggio senza confini precisi, come capita spesso nelle evoluzioni graduali; è il periodo del risveglio della società, di grandi trasformazioni sociali, di progresso economico. Pur reggendo ancora la struttura imperiale, con la progressiva decadenza di questa e della sua autorità centrale, iniziano ad affermarsi le autorità locali e le prime autonomie, in pratica comincia a strutturarsi l’organizzazione del Comune e le monete rispecchiano tutte le fasi di questa evoluzione.

Così, anche se sembrano ancora quelle degli imperatori tedeschi, in realtà le monete sono già autonome, in mano agli organi comunali, fuori dal controllo dell’imperatore e dei suoi rappresentanti.

Prima di parlare del denaro imperiale piano milanese, dobbiamo fare un salto indietro e tornare a Federico I il Barbarossa e alle monete del suo periodo. Del secolo XII, abbiamo numerose indicazioni sulla monetazione da atti pubblici e privati, in particolare per l’epoca di Federico Barbarossa; la distinzione è essenzialmente tra denari buoni milanesi vecchi e denari milanesi nuovi. Da Federico I in avanti, negli atti si parla di denari milanesi vecchi, o denari imperiali, e denari milanesi nuovi, o terzoli. Il nome dato ai denari nuovi, o terzoli, è riferito non al valore, ma al contenuto metallico, una lega di un terzo di argento; il rapporto di valore tra le due monete è di un milanese vecchio o imperiale per due denari nuovi o terzoli; l’arrivo di una moneta nuova porta ad una svalutazione della moneta milanese del 50% con un rapporto di valore da due a uno tra la moneta vecchia, o quella nuova imperiale, e la moneta nuova del Comune, detta terzola.

Segue: articolo completo in formato pdf [6] da Panorama Numismatico nr.272 – Aprile 2012 [7]