Note
- N. Papadopoli Aldobrandini, Le monete di Venezia, parte II, Venezia 1907, pp. 3-4.
- L. Bellesia, Le monete di Ferrara. Periodo comunale ed estense, Serravalle 2000, p. 98.
- V. Bellini, Dell’antica lira ferrarese di marchesini detta volgarmente marche-sana, Ferrara 1754, p. 78 e p. 84.
- A. Magnaguti, Studi intorno alla zecca di Mantova, Prima parte (I Marchesi, 1433-1530), Milano 1913, p. 71.
- A. Magnaguti, Studi cit., p. 67.
- I termini marchetto e soldo a Mantova erano equivalenti.
- I. Affò, Della zecca e moneta parmigiana, in G. A. Zanetti, Nuova raccolta delle monete e zecche d’Italia, vol. V, Bologna 1786, p. 104.
- CNI 18-30. Nel ripostiglio di Alberone di Ro Ferrarese pubblicato da M. T. Gulinelli, Il tesoretto di Alberone di Ro Ferrarese, Roma 2002, ne erano presenti ben 10 esemplari.
- A. Magnaguti, Studi cit., p. 71.
- CNI 65-75. La moneta è molto comune: nel citato ripostiglio di Alberone di Ro Ferrarese ne erano presenti ben 18 esemplari.
- M. Ravegnani Morosini, Signorie e principati. Monete italiane con ritratto 1450-1796, vol. II, Dogana 1984, p. 18, n. 18.
- A. Magnaguti, Studi cit., p. 27, ritiene invece che della moneta non fosse conosciuto alcun esemplare.
- CNI 63-64.
- C. M. Cipolla, Il governo della moneta a Firenze e a Milano nei secoli XIV-XVI, Bologna 1990, p. 107.
- Grossone e ducato d’oro erano le buone monete che si rivalutavano mentre si svilivano le monetine di mistura il cui valore nominale rimaneva stabile, cfr. C. M. Cipolla, Il governo cit., pp. 136-139.
- V. Bellini, Dell’antica lira ferrarese cit., p. 87.
- A. Gobio, Tractatus varii, Bologna 1673, p. 394.
17bis. I quarti di bussolotto ferraresi del peso teorico di 0,98 grammi dovrebbero essere le monete anonime con al diritto l’adorazione dei Magi ed al rovescio l’idra sui tizzoni ardenti da me chiamate col valore di 8 quattrini ed assegnate ad Ercole I, 21 cfr. L. Bellesia, Le monete di Ferrara cit., p. 146. In base a questa tariffa sarebbe invece da spostarne la collocazione all’età di Alfonso I. Del resto il fatto che comparisse al rovescio l’impresa dell’idra indicava che la moneta faceva parte della serie del doppio bussolotto. - CNI 76-77. Alla stessa serie sembra appartenere la moneta con al diritto il busto ed al rovescio il crogiuolo di cui al CNI 80. Dato il peso dell’esemplare della collezione Magnaguti di 1,57 grammi potrebbe essere un quarto della lira moceniga.
- CNI 40.
- A. Magnaguti, Studi intorno alla zecca di Mantova, Seconda parte (I Duchi, 1530-1627), Milano 1914, p. 74.
- L. Bellesia, Le monete di Ferrara cit., p. 98.
- V. Bellini, Dell’antica lira ferrarese cit., p. 78 e p. 84.
- Il ripostiglio di Alberone di Ro Ferra-rese databile probabilmente poco oltre il 1521, conteneva ancora 53 esemplari del grossone di Ercole I, la maggior parte dei quali di ottima conservazione e pochissime tracce di circolazione.
- L. Bellesia, Le monete di Ferrara cit., p. 119.
- Il valore è indicato in bolognini, termine equivalente a soldi.
- Ho calcolato i pesi delle monete ferraresi basandomi sul rapporto con la lira tron.
- V. Bellini, Delle monete di Ferrara, Ferrara 1761, pp. 194-195.
- L. Bellesia, Le monete di Ferrara cit., p. 185.
- V. Bellini, Dell’antica lira ferrarese cit., p. 118.
- A parte, ma sicuramente si devono intendere dello stesso prezzo, sono citati li testoni mantoani vecchi de bono argento, et peso per il suo solito, et consueto, et cusì le altre sue monede similmente.
- L. Bellesia, Le monete di Ferrara cit., pp. 231-232.
- L. Bellesia, Le monete di Ferrara cit., p. 185.
- CNI 6-10.
- A. Crespellani, La zecca di Modena nei periodi comunale ed estense, Modena 1884, p. 17.
- A. Crespellani, La zecca di Modena cit., p. 21.
- Infatti il quarto, moneta non coniata comunque a Modena in quel periodo, veniva a valere 15 soldi, cioè 2 volte e mezzo il testone da 6 soldi, proprio come nella tariffa ferrarese del 18 febbraio 1502 citata da V. Bellini, Dell’antica lira ferrarese cit., p. 87.
- CNI 11-17. Il rapporto valore / peso tra le due monete è infatti coerente. Come aveva giustamente indicato il Crespellani, la moneta da 5 soldi è il marcello modenese citato nella tariffa ferrarese del 1521, cfr. V. Bellini, Delle monete di Ferrara cit., p. 195.
- A. Crespellani, La zecca di Modena cit., p. 206.
- CNI 7-10. I tre esemplari di cui è citato il peso nel CNI sono calanti mentre l’esemplare del ripostiglio di Alberone di Ro Ferrarese ha il peso quasi perfetto di 3,84 grammi, cfr. M. T. Gulinelli, Il tesoretto cit., p. 77, n. 213. Correggo qui la mia precedente definizione di 5 soldi fatta nell’articolo La monetazione di Alfonso I per Modena, in Panorama Numismatico, marzo 2003, pp. 6-14.
- L. Bellesia, Ricerche su zecche emiliane. III. Reggio Emilia, Serravalle 1998, p. 80.
- G. Fabbrici, Documenti inediti o poco noti sulla zecca di Reggio Emilia in età rinascimentale (secoli XV e XVI), in Rivista Italiana di Numismatica, 1980, pp. 177-194.
- Il trattato è contenuto nel quarto volume dell’antologia curata da G. A. Zanetti Nuova raccolta delle monete e zecche d’Italia, Bologna nel 1786. La descrizione delle monete veronesi di Massimiliano è alle pagine 334-336.
- Lo Zanetti aveva notato l’incongruenza nel peso ma aveva creduto che la moneta esaminata fosse stata un poco smarginata. Anche Q. Perini, Le monete di Verona, Rovereto 1902, ha ritenuto di vedere nelle monete di Massimiliano la materializzazione della lira veronese che divenne così moneta reale, la quale pesa un terzo più di quella veneziana, appunto per la differenza di valore, che esisteva fra la lira veneziana e quella veronese. Lo stesso Perini cita poi la mezza lira indicando in nota che comunque non corrisponde alla metà della lira.
- A. Gobio, Tractatus cit., p. 394.
- E. Martinori, Annali della zecca di Roma. Alessandro VI – Giulio II, Roma 1918, pp. 73-74. Il valore di 3,95 grammi è ripreso da F. Muntoni, Le monete dei Papi e degli Stati pontifici, vol. I, Roma 1972, p. XXXIX. Per il Martinori invece il peso legale sarebbe oltre i 4 grammi, valore che avvicina ancora di più il fino del giulio a quello del testone.
- I. Affò, Della zecca e moneta parmigiana cit., p. 118.
- M. Chimienti, La moneta bolognese d’argento da Giulio II a Paolo V, in La Numismatica, febbraio 1983, p. 34.
- M. Chimienti, La moneta bolognese d’argento da Giulio II a Paolo V, in La Numismatica, maggio 1983, p. 129.
- A. Gobio, Tractatus cit., p. 395.
- A. Magnaguti, Studi intorno alla zecca di Mantova, Seconda parte cit., p. 14.
- I. Affò, Della zecca e moneta parmigiana cit., p. 128.
- F. Chiesa, La zecca di Bellinzona, Bellinzona 1991, p. 132, n. 25. L’esemplare illustrato pesa 3,82 grammi mentre quello della collezione Papadopoli descritto in CNI, p. 24, n. 3, pesa g 3,74.
- Cfr. N. Papadopoli Aldobrandini, Le monete di Venezia, parte II, Venezia, dopo p. 93.