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Due imitazioni piemontesi di pignatelle della zecca di Aix-en-Provence

Passerano castello dei Radicati [1]

Il castello dei Radicati a Passerano.

di Francesco Pastrone

IN PIEMONTE, NELLA SECONDA META’ DEL CINQUECENTO, ALCUNE ZECCHE COME DESANA, FRICO E PASSERANO CONIARONO GRANDI QUANTITA’ DI MONETE FRANCESI FALSE E CONTRAFFATTE CHE ANCORA OGGI E’ DIFFICILE IDENTIFICARE.

I legami fra il Piemonte, e in particolare la Provincia di Asti, e la Provenza angioina sono ben noti. Una parte del Piemonte, quello occitano con capitale Cuneo, è appartenuto agli Angioini dal 1307 al 1381-82.

Più tardi, è la casa d’Orléans a regnare ad Asti: Carlo d’Orléans (1408-1422 e poi 1447-1465) poi Luigi, prima come duca (1465-1498), poi come re di Francia (1498-1515) e Francesco I che gli successe, fino nel 1529. Sappiamo che nella seconda metà del sec. XVI, le monete di mistura francesi (grosso di Nesle, dozzeni e liards) sono stati abbondantemente imitate e contraffatte in Piemonte specialmente nelle zecche di Desana, Frinco e Passerano. In modo particolare il grosso di Nesle o doppio soldo parisii, dettò pignatella dal nome del primo maestro incisore che l’ha coniata, è stato imitato a Passerano, dai conti Radicati, sia anonimamente (1581-98) sia a nome di Ercole Radicati (1585-1587). Per quanto riguarda le pignatelle di Passerano, la descrizione più precisa e minuziosa è ancora quella di Morel-Fatio che per primo pubblicò queste monete.

pignatella [2]

La prima pignatella della sua collezione, definita cavallotto, è così descritta (pag. 349 e tav. XV n° 1):

D/ + HER. ET. CONCOM. RAD . (et). PASSA. 1585. grande H coronata fra tre gigli.

R/ SIT. NOMEN. DOMINI. BENEDICTUM. Croce gigliata; all’inizio della leggenda, un segno somigliante ad una S sbarrata diagonalmente.

Morel-Fatio aggiunge questo commento: questo cavallotto, imitazione del grosso di Nesle, si distingue da quelli di Desana e Frinco per il segno che ho descritto. Si vede sopratutto sulle monete di Passerano, e vi si trova con grande frequenza!

Ma il disegno fatto sulla Tav. XV (n° 1) mostra uno spazio illeggibile davanti a HER, un’altro (grattato) fra CONCOM e RAD e tre lettere, delle quali l’ultima sembra una T fra RAD e PASSA, senza punto fra PASSA e la data. La descrizione dello stesso esemplare fatta dal CNI (pag. 387 n° 4) è più veritiera del disegno, con al diritto, dei punti negli spazi illeggibili, e una interpretazione della fine della leggenda: RAD. ET. PASSA 1585; la descrizione del rovescio è conforme, segnalando la $ in inizio di leggenda.

Varesi riprende la descrizione del CNI, trascurando il segno incompreso dai suoi predecessori; quanto a Cesare Gamberini di Scarfea aveva ignorato questa variante di leggenda.

Segue: articolo completo in formato PDF [3] da Panorama Numismatico nr.222/ottobre 2007